MotoGP, Poncharal: "Dorna fa bene a negare l'ingresso diretto a Suzuki"

Herve Poncharal, presidente IRTA e boss del team Yamaha Tech3, si schiera dalla parte di Dorna sul discusso rientro di Suzuki in MotoGP: leggi le sue dichiarazioni.

Di Adriano Bestetti
Pubblicato il 29 gen 2013
MotoGP, Poncharal:

Herve Poncharal, presidente dell’associazione dei team MotoGP IRTA e boss della scuderia Yamaha Tech3 (in MotoGP nel 2013 con il duo inglese Cal Crutchlow e Bradley Smith) si schiera apertamente dalla parte di Dorna sul discusso rientro di Suzuki in MotoGP a partire dal 2014.

Il CEO di Dorna Carmelo Ezpeleta ha confermato pochi giorni fa che se la casa di Hamamatsu vorrà effettivamente dar seguito al suo proposito di ritornare in MotoGP il prossimo anno, le uniche opzioni possibili saranno la negoziazione di un rapporto di collaborazione con un team attualmente iscritto al Motomondiale oppure l’acquisto di uno di questi team, e questo per garantire la stabilità del numero partecipanti al campionato anche in caso di improvviso abbandono della casa giapponese. In altre parole, a Suzuki non sarà concesso di rientrare direttamente con un proprio team ufficiale ‘factory‘.

In una recente intervista rilasciata al britannico MCN, il team manager francese plaude alla presa di posizione di Dorna sulla vicenda:

“Questa è la soluzione migliore, ed è la cosa migliore che si potesse fare per il bene della griglia della MotoGP. Abbiamo ‘spinto’ questa idea per diversi anni ed eravamo tutti d’accordo sul concetto di fondo, ma non è mai successo perché dare la possibilità di ingresso diretto ai costruttori è sempre stato molto importante per il campionato, e loro avevano un grande potere.”

“Prima, quando [i costruttori] dicevano che sarebbero arrivati con una propria squadra e la propria organizzazione, siamo stati troppo deboli. In Formula Uno è stato fatto molto bene, garantendo sia la stabilità della griglia che la sopravvivenza dei team ‘non-factory’. Tutte le squadre indipendenti hanno sostenuto questa idea per anni, quindi sono stato molto felice nel constatare che questo è effettivamente il piano.”

“Come minimo questo darà più valore alla presenza in MotoGP e più valore alle aziende come LCR, Gresini e Aspar. Prendiamo Aspar per esempio: se firmasse un contratto biennale con la Suzuki per il 2014 e il 2015 e poi Suzuki decidesse improvvisamente di ritirarsi, Aspar sopravviverebbe comunque e potrebbe continuare accordandosi con un altro fornitore.”

“Se invece BMW un giorno decidesse di partecipare e Kawasaki e Aprilia decidessero di fare la stessa cosa, non potremmo comunque avere 30 moto in griglia perché non c’è abbastanza denaro per sostenere un tale numero. E comunque non si può arrivare ad una situazione in cui si va da un team che ha sostenuto il campionato durante i tempi duri e dirgli di andarsene per consentire l’arrivo di un nuovo team ufficiale.”

Poncharal ha puntualizzato che per Suzuki la collaborazione con un team esterno non sarebbe comunque una novità, visto che già in passato la casa giapponese si è appoggiata per il suo impegno nel Motomondiale ai team britannici gestiti da Garry Taylor prima e Paul Denning subito dopo. Allo stesso modo Poncharal comprende pienamente l’atteggiamento di Dorna, che sceglie di ‘cautelarsi’ anche alla luce della ‘volubilità’ dimostrata da Suzuki riguardo al suo recente impegno in MotoGP:

“Avevano un impegno della durata di cinque anni e non sono riusciti ad onorarlo, e poi avevano un contratto per due piloti e invece alla fine ne schieravano soltanto uno. Hanno sostenuto la regola del rookie e poi hanno voluto che si facesse un’eccezione per loro, e poi alla fine se ne sono andati nonostante tutto quello che è stato fatto a loro favore.”

“Questa soluzione potrebbe comunque aiutare Suzuki, perché se dovessero partire da zero significherebbe trovarsi un’officina, comprare camion e spendere un sacco di soldi che al momento probabilmente non può comunque permettersi. Spetta a loro selezionare la squadra e le persone giuste.”

Poncharal ha infine citato il Kawasaki Racing Team in Superbike come perfetto esempio di come un tale rapporto di collaborazione dovrebbe funzionare:

“Guardate cosa ha fatto Kawasaki nel Mondiale Superbike. Prima lavoravano con Paul Bird e adesso collaborano con una squadra spagnola [la Provec] e tutto funziona molto bene. Kawasaki fornisce il supporto tecnico ad una squadra che è stata scelta da Kawasaki stessa, e quindi in pratica sono loro ad avere pieno potere all’interno della squadra. Facendo questo hanno ottenuto un grande successo, mantenendo comunque il controllo su tutti gli aspetti del progetto.”

Foto © Getty Images

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