Prima Fast. Poi Fat. Ora Semplicemente Freddie Spencer!

Freddie Spencer. I giovani sportivi di oggi forse non lo ricorderanno ma l’americano della Louisiana ha lasciato, nel bene e nel male, una marchio indelebile nel motomondiale anni 80. Un nome e un cognome i suoi che solo a pronunciarli vengono i brividi, di quelli freddi, giù per la schiena. Freddie Spencer, sentite come suona bene? Scanditelo bene e vi accorgerete come Freddie Spencer sia uno di quei nomi che sembrano fatti apposta per la velocità. Suona bene.

Come quando Homer Simpson cambiò, per avere più rispetto il suo in Max Power. Con la differenza che il pilota americano esiste veramente. Ma Freddie non aveva solo il vantaggio della favorevole assonanza fonetica, un’arma in più nell’immaginario collettivo furono infatti anche le cromie della sua Honda, pittata nei colori Rothmans, che contribuirono a renderlo unico e inimitabile. Senza dimenticarci che fu in pratica il primo a sdoganare fuori dal Giappone i mitici caschi Arai, che di solito usava con una visiera scurissima, capaci di renderlo moderno cavaliere invincibile.

La grafica del suo elmetto ha scritto la storia e a Imola domenica scorsa ha guardato e indossato compiaciuto la nuova versione disegnata dal mago Aldo Drudi. Ma per essere Freddie Spencer non sarebbero di certo state sufficienti queste note di colore e allora lui vinse tutto, addirittura 250 e 500 nello stesso anno, condite, sempre nella magica annata 1985 da una fantastico tris a Daytona. Poi il declino, veloce almeno quanto l’ascesa, Fast si ritirò per problemi fisici poi quando decise di riprovarci le sue fattezze fisiche gli valsero la storpiatura del soprannome da Fast a Fat.

Domenica scorsa, ad Imola (alla 200 Miglia di Imola Revival 2013), 30 anni dopo il trionfo iridato, si è ripresentato non più da Fat e neanche da Fast, ma come un normalissimo uomo di mezz’età americano, con quella faccia un po’ così, alla Howard Cunningham di Happy Days: gentile con tutti, e visivamente appagato, come se avesse scacciato decenni di demoni e soprattutto di maligne tendiniti. Lui, nella tre giorni rievocativa della 200 miglia, forse non ha compreso esattamente cosa abbia rappresentato per gli appassionati italiani di moto, anzi pareva quasi stupito dalle continue richieste di autografo alle quali ha adempiuto con una pazienza encomiabile, dispensando sorrisi a destra e a manca. Insomma ci piaceva 30 anni fa Freddie Spencer e ci piace ancora oggi. Anzi di più.

“Prima Fast. Poi Fat. Ora Semplicemente Freddie Spencer!” è stato scritto dal fotografo, amico di motoblog, Filippo Mingardi.

Freddie Spencer alla 200 Miglia di Imola Revival 2013

200 Miglia di Imola Revival 2013 – Foto Gallery