Amarcord: Honda NR 750
Rubrica Amarcord: Honda NR 750
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Si torna indietro esattamente di venti anni, ma questa moto potrebbe benissimo essere stata progettata nel terzo millennio, viste le sue soluzioni innovative. Vi ricordiamo ancora una volta che se avete una moto o anche un ciclomotore che vi sono rimasti nel cuore e volete raccontarci la vostra storia, mandate una mail a suggerimenti@motoblog.it allegando se possibile qualche vostra immagine d’epoca. Visto che ha da poco compiuto 20 anni, anche la Honda NR 750, già trattata alcuni fa da motoblog, entra di diritto nella categoria amarcord, avendo segnato un’epoca nella storia della Honda.
Già nel 1970 la Honda iniziò a pensare a un motore rivoluzionario per correre nel Motomondiale. All’epoca il regolamento vietava i propulsori con più di 4 cilindri ma la casa giapponese progettò un quadricilindrico a pistoni ovali, ottenuti dalla fusione di due singoli pistoni in un unico pezzo, dotati ognuno di due bielle, due candele e ben otto valvole! Oltre a “raddoppiare” i componenti mantenendo l’architettura quattro cilindri a V, la forma ovale del motore garantiva un migliore utilizzo dei volumi delle camere di combustione e riusciva a girare fino a 23.000 giri. La moto fu pronta solo nel 1979, quando le gare del Motomondiale erano dominate dai motori a due tempi, mentre con la NR 500 (dove NR stava per New Racing) Honda ritornò alla motorizzazione a quattro tempi.
Venne utilizzata fino al 1981 ma con scarsi successi, vista anche l’affidabilità non certo proverbiale, per non parlare delle difficoltà nell’avviarla a spinta! La prima versione, siglata 0X, venne utilizzata nel 1979 e adottava ruote da 16 pollici. La stagione successiva il modello 1X ritornò invece alle ruote da 18 pollici. Nell’81 lo sviluppo continuò con il modello 2X che presentava un angolo tra i cilindri di 90° invece di 100°, e successivamente anche nell’83 con il modello 3X, ma ormai la NR era già stata sostituita dalla NS 500 con motore due tempi a tre cilindri e terminò ben presto la sua carriera agonistica nel Mondiale.
Sembrò quindi che il progetto fosse destinato a essere chiuso e dimenticato in un cassetto, ma qualche anno più tardi, nel 1987, fece il suo debutto nelle gare di endurance, alla 24 Ore di Le Mans, la NR 750 con telaio in alluminio e forcellone monobraccio. Il rinnovato motore quattro cilindri a V di 85° nella sua nuova configurazione erogava 150 CV a 20.000 giri, contro i 130 a 21.000 giri della 500. Non ci furono però ulteriori sviluppi in campo agonistico, nonostante Honda spingesse per l’introduzione del motore a 4 tempi di 750 cc nel Motomondiale al posto del 500 due tempi, ma nel 1992 Honda presentò uno dei modelli più rivoluzionari della sua storia, la NR 750 stradale (questa volta la sigla NR significava New Road).
Rispetto alla versione da gare presentava molte differenze: il motore era sempre un V4 ma con un angolo tra i cilindri di 90° e con i suoi 125 CV a 14.000 giri stabilì sull’anello di Nardò, guidata da Loris Capirossi, il record di velocità per moto stradali, sfiorando i 300 km/h. Il motore a pistoni ovali non era l’unica soluzione innovativa; la NR 750 presentava infatti un air box in pressione con prese d’aria sul cupolino, sospensioni sofisticate e ultraregolabili, tra cui la forcella del diametro di 45 mm, e una strumentazione avanzatissima con un display dotato di un vetro che riflette la strumentazione digitale posta al di sotto della carena. La NR 750 fu prodotta in soli 322 esemplari; venduta all’epoca a un prezzo in Italia vicino ai 100 milioni di lire, è oggi un oggetto per collezionisti, un po’ come la vettura, sempre di casa Honda, NSX del ’90.
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