Operazione Superbike
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La Polizia Stradale di Rimini e la Guardia di Finanza di Firenze stroncano un colossale affare sporco sulla pelle dei motociclisti, le moto rubate venivano smontate e finivano in pista, nei vari campionati: 4 arresti, 9 indagati, 40 perquisizioni in tutta Italia.
Dopo 6 lunghi mesi di indagini, l’operazione è scattata alle 6 in punto, come da programma, per sfruttare l’effetto sorpresa.
L’ipotesi di reato è associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di veicoli, tutti rubati in strada e troppo spesso, finiti in pista.
Eh sì, perchè quando poliziotti e finanzieri hanno cominciato a lavorare insieme, le piste battute conducevano spesso ai circuiti, e ad alcuni team senza troppi scrupoli, che facevano salire i propri piloti in sella a vere e proprie “moto clienti”, nel senso che ai “clienti” delle varie case costruttrici, venivano sottratte.
La direzione delle indagini è stata assunta dal dottor Paolo Gengarelli, sostituto procuratore della Repubblica di Rimini, che ha riunito in un unico pool gli investigatori della Specialità di Rimini – la Squadra di PG della Sezione Polizia Stradale – e del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Firenze.
Un’operazione che ha portato a 4 ordinanze di custodia cautelare, e un considerevole numero di indagati ai quali sono stati notificati avvisi di garanzia, ed oltre 40 perquisizioni eseguite in tutta Italia.
Sequestrate 67 motociclette sulla cui provenienza sono in corso esami tecnici e pezzi di ricambio pronti per essere piazzati sul mercato clandestino, per un valore commerciale di almeno 250mila euro.
Le indagini, che non sono concluse, chiariranno come sia stato possibile che moto rubate abbiano ingrossato un ambiente che avrebbe dovuto restare sano: vedremo se gli arrestati, che avevano approntato una rete commerciale del tutto parallela a quella lecita, racconteranno ai giudici particolari ancora oscuri.
Pensate che l’associazione per delinquere ramificata nel centro Italia, rubava motocicli di grande valore che in poche ore venivano “sezionate” e smerciate come pezzi di ricambio.
Al della “banda” ci sarebbe stato un romano di 32 anni, che teneva contatti tra i ladri ed i ricettatori, con i quali stabiliva anche i prezzi per le singole consegne e che provvedeva di persona alle consegne, anche tramite pacchi postali, puntualmente intercettati da poliziotti e finanzieri.
I destinatari dei ricambi, per non destare sospetti, si servivano delle compiacenze di alcuni commercianti e di rivenditori autorizzati ai quali i motori e telai arrivavano dopo gli opportuni interventi di taroccamento per alterare i numeri di matricola.
Nel periodo di investigazione, il giro d’affari – in larga parte assorbito dal mondo delle corse – è stato di circa 800mila euro, troppi per una disciplina che sembrava essere sana, che non ha bisogno di doping per andare più forte, ma solo del coraggio dei piloti e della bravura dei meccanici.
Ora ci auguriamo che vengano fuori i nome dei team e delle classi coninvolte nell’operazione.
via | ASAPS
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