Lorenzo: "Se avessi voluto stare comodo, sarei rimasto in Yamaha"
Alla vigilia del GP di Spagna a Jerez il maiorchino ha confessato di avere molta fiducia nella sua nuova squadra e ha ammesso: "Bisogna avere pazienza, ma pian piano arriveremo"
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Dopo un tris di gare decisamente complesse, Jorge Lorenzo e la Ducati sono chiamati a una sfida difficile, quella di Jerez de la Frontera: il tracciato andaluso non è il terreno ideale per la riscossa di Borgo Panigale, visto che si tratta di una pista in cui la Desmosedici ha sempre sofferto molto.
Il maiorchino, tuttavia, confida nelle sue capacità per uscire a testa alta da un GP di Spagna che non si preannuncia propriamente facile per il team bolognese: Jorge a Jerez è sempre andato molto forte, e se tutto va per il meglio potrebbe riuscire a mettere una pezza laddove la Ducati non dovesse assecondarlo a dovere:
“Jerez non è certamente il circuito migliore per la Ducati ma è lo è abbastanza per me, lì ho fatto degli ottimi risultati e spero di compensare un poco le difficoltà che incontreremo su un tracciato ostico per la nostra moto con il gran feeling che ho sempre avuto con questa pista”
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Intervistato dagli spagnoli di Marca, il portacolori della Ducati ha fatto anche un’analisi di questo inizio 2017: le prime gare della stagione non sono sicuramente andate come speravano a Bologna, ma Lorenzo ritiene che le aspettative riguardo al suo esordio con la Desmosedici fossero decisamente troppo alte. il salto dalla Yamaha M1 alla Rossa di Borgo Panigale non è certo un passaggio facile, e Jorge sapeva di aver accettato una sfida molto impegnativa.
“Credo che le aspettative fossero troppo alte, perché Ducati l’anno scorso ha vinto due gare, in Austria e in Malesia. Probabilmente ci si aspettava che sarebbe stato facile, per un pilota come me che è abituato a vincere… in molti credevano che sarei stato veloce subito. In realtà è un passo importante, un processo lungo, perché questa moto è completamente diversa da quella che ho guidato negli ultimi 9 anni, è l’opposto. Io sono un pilota che vuole conoscere poco a poco tutti i limiti della moto, cerco gradualmente di migliorare passo passo, lentamente ma costantemente. Pian piano stiamo facendo passi avanti: già ad Austin nelle prove sono stato il primo dei Ducatisti, mentre in gara ho lottato con Dovizioso che questa moto la guida da 5 anni. Credo che sarà un cammino lungo, ma spero di graduale miglioramento”
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In 14 anni di MotoGP la marca italiana ha vinto un solo Titolo Mondiale, per altro in una situazione molto particolare: allora c’erano le vincenti gomme Bridgestone e un motore che, grazie al cambio regolamentare da 990 a 800 cc, aveva “una marcia in più” rispetto ai propulsori avversari. E c’era, poi, un fenomenale Casey Stoner che ad oggi è stato l’unico pilota in grado di portare la Desmosedici sul tetto del Mondo:
“Sapevamo che sarebbe stata una sfida difficile, d’altra parte se avessi voluto stare comodo sarei rimasto in Yamaha, una moto che mi permetteva come minimo di lottare per il Campionato del Mondo… se non addirittura di vincerlo. Tuttavia, alla vigilia dei miei 30 anni, ho deciso di cambiare: solo Casey Stoner è riuscito a vincere un mondiale con la Ducati, e allora aveva alcuni vantaggi che Borgo Panigale non ha da tempo, come gli pneumatici Bridgestone in “esclusiva” o la molta potenza in più rispetto agli avversari che la Desmosedici poteva vantare dopo il passaggio da 990 a 800 cc. In 15 anni di MotoGP la Ducati è riuscita a vincere solo un titolo e le scorse stagioni non sono state facili. Ero e sono consapevole delle difficoltà di questo progetto ma confido nelle mie possibilità, sono una persona che lavora molto e penso che dobbiamo saper aspettare”
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Ci vuole pazienza, dunque, per un progetto che è partito tra grandi difficoltà ma con grandi obbiettivi: non è un mistero che il cospicuo investimento monetario fatto da Ducati abbia un solo target, quello di riportare l’iride a Bologna. Il maiorchino ne è consapevole e ce la mette tutta, cercando di lavorare il più possibile e guardare avanti con ottimismo:
“Tutti in Ducati vogliamo vincere, mi hanno preso per poter lottare per il Campionato. E’ un progetto che richiede pazienza, ma a poco a poco speriamo di avvicinarci alle posizioni di testa. Non so se i miglioramenti saranno sufficienti a permetterci di vincere il titolo mondiale ma pian piano andrà certamente meglio che in queste ultime tre gare. Non siamo così lontani come potrebbe sembrare: ad Austin il week end è stato un po’ più complesso del previsto ma sia in Qatar che in Argentina la migliore delle Ducati non era poi così distante dalla testa della corsa; Dovizioso è arrivato secondo in Qatar e Bautista ha fatto quarto a Rio Hondo. Anche se ovviamente non posso negare che manca ancora molto per avere una moto davvero completa su tutte le piste”
Io sono il tipo di persona che cerca di tirare fuori il massimo rendimento da ciò di cui dispone, parlo molto con Gigi dall’Igna e gli ingegneri e propongo le mie idee, quello che credo si possa fare per migliorare… ma non sono ingegnere! Cerchiamo di imparare anche dagli altri costruttori, osservando come lavorano, ma al contempo dobbiamo cercare di mantenere i nostri vantaggi: il motore, ad esempio, che ha una grande potenza, o la velocità di punta.
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Jorge, infine, non ha dimenticato di lodare il duro lavoro che la squadra e i tecnici Ducati a Borgo Panigale stanno facendo per riuscire migliorare una Desmosedici ancora acerba: lo spagnolo non dimentica chi a casa si sta impegnando per lui e confessa di trovarsi molto bene con il suo nuovo team italiano:
“L’ambiente Ducati mi piace molto: dopo il gesto di rabbia in Argentina potevano rimproverarmi ma non l’anno fatto, e questo prova la fiducia e il gran rispetto che hanno nei miei confronti. Mi trovo benissimo con il team apprezzo moltissimo gli sforzi che stanno facendo gli ingegneri. Stiamo lavorando davvero tanto e credo sia solo questione di tempo che i risultati cominceranno ad arrivare”
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