Tourist Trophy 2017, sale a tre il triste bilancio dei morti
Tre decessi in due giorni: è questo il terribile bilancio dell'edizione 2017 del Tourist Trophy. L'ultimo, Alan Bonner, nel tardo pomeriggio di oggi: è scivolato sull'olio lasciato in pista dalla moto di un avversario
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Seguire e raccontare il Tourist Trophy e le Road Races non è semplice, perché la morte è sempre dietro l’angolo. Più che in altre competizioni motoristiche, la Nera Signora è frequente ospite del paddock delle gare stradali: non è, purtroppo, un evento “eccezionale”, e chi ci scrive sa bene che con grande probabilità dovrà essere pronto a raccontare anche questo, il lato più brutto delle corse in moto.
Ieri sera era stata la volta di Davey Lambert, stamane quella di Jochem van den Hoek. Oggi pomeriggio, purtroppo, la nerissima lista che puntualmente il TT ci presenta ogni anno si è ulteriormente allungata: Alan Bonner, pilota irlandese di 33 anni, è deceduto a causa di un incidente occorsogli durante le qualifiche della Senior. Scivolato sull’olio caduto in seguito alla rottura di un motore era apparso subito in condizioni gravissime.
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Non ci lasceremo andare a parole di circostanza, perché non ne abbiamo. Non ci dilungheremo in discorsi “filosofici” sulla passione e sulla consapevolezza del rischio, perché la verità è che stavolta non sappiamo cosa dire. Sulla questione della morte nelle Road Races si sono scritti fiumi di inchiostro -fisico e virtuale- e forse è giunto il momento di stare zitti. Come ogni appassionato, siamo combattuti tra l’amore per questo tipo di gare e il rifiuto totale che affiora in situazioni come queste.
E’ difficile, poi, parlare della morte quando questa diventa un appuntamento frequente, fisso, quasi una routine: da una parte si rischia di scadere nelle banalità da discorso funebre, dall’altra di finire nella fredda cronaca, nei necrologi da bollettino di guerra. Da appassionato, chi scrive è ben cosciente di quanto sia sottile il confine tra passione e “follia”, parlando del TT: qualcuno potrebbe parlare direttamente di “incoscienza”, ma non ce la sentiamo di fare altrettanto perché significherebbe giudicare le scelte altrui.
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Ci limitiamo, perciò, a cercare prendere ciò che di più bello il Tourist Trophy ci da, e cioè delle emozioni che forse nessun’altra gara è in grado di dare: il resto, gli elogi o le condanne alle mortali Road Races, lo lasciamo al libero arbitrio di chi sceglie di correrci.
Anche oggi ci è stato ricordato che nonostante i 110 anni sul groppone, l’evoluzione delle moto e i tentativi di conferire a questa gara un barlume di sicurezza, il TT è sempre lui: la corsa motociclistica più affascinante e terribile del Mondo. E probabilmente, se così non fosse, non esisterebbe nemmeno più: è il prezzo, salato, di vivere una leggenda.
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