MotoGP, Ducati difficoltà in pista, caos fuori. Jorge Lorenzo addio?

Ha ragione Andrea Dovizioso, adesso serve calma, molta calma per raddrizzare sin dalle qualifiche di oggi una situazione che in pista è per ora disastrosa e fuori, peggio.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 7 apr 2018
MotoGP, Ducati difficoltà in pista, caos fuori. Jorge Lorenzo addio?

Ha ragione Andrea Dovizioso, adesso serve calma, molta calma per raddrizzare sin dalle qualifiche di oggi a Termas de Rio Hondo una situazione che in pista – tempi alla mano – è per ora disastrosa e fuori, peggio. Bisogna trovare subito il bandolo della matassa altrimenti la festa annunciata per essere qui in Argentina in testa al mondiale MotoGP dopo il trionfo del Dovi in Qatar, può trasformarsi in una debacle con strascichi di cui è oggi difficile prevedere lo sbocco.

Su Motoblog avevamo scritto nei giorni scorsi che questo circuito era così-così con i rappezzi dell’asfalto fatti come sono stati fatti, cioè “a la buena de Dios”, con le conseguenze di mancanza di grip ecc. Ma, si dirà, sono le stesse condizioni per tutti. Vero. Ma le conseguenze sono diverse perché diverse sono le impostazioni delle singole moto, gli assetti, l’erogazione della potenza, lo stile di guida dei piloti ecc. In queste condizioni, se poi si aggiungono le classiche due gocce d’acqua, chi sguazza è la Honda, specie quella affidata a Marquez capace, oltre che di guidare sopra i problemi, di strabiliare, quasi giocando. Vedremo nelle qualifiche di oggi. E soprattutto in gara, domenica.

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Fatto sta che per Ducati ieri è stato un venerdì nero, di passione, (vedi i risultati nell’articolo a parte), una doccia gelata, una mazzata da lasciare attoniti e disorientati. I guai tecnici sono addirittura niente rispetto al clima del box della Rossa dove la tensione è evidente e si può tagliare col coltello. I successi culminati nel 2017 con il secondo posto di Dovizioso nel Mondiale MotoGP? Restano scritti nell’albo d’oro, indelebili pagine di gloria di un grande pilota e di una grande Casa. Ma – papale papale – ottenuti da quello che era considerato una “seconda guida” (e come tale pagato) e non dal campione consacrato come Jorge Lorenzo, incapace però – dopo una lunga stagione di insuccessi – di essere sulla Rossa, all’altezza della sua fama.

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I motivi sono discutibili e interpretabili, ma i risultati sono stati e sono al di sotto delle peggiori previsioni, totalmente inadeguati, quindi negativi senza se e senza ma. Non c’è feeling fra pilota e moto e quello status di non feeling via via si è esteso ben oltre il rapporto pilota-moto. Da ciò alti e bassi nell’umore e nei comportamenti di Jorge: un giorno crede nel recupero di una situazione assai compromessa e il giorno dopo “spara a zaro” certo che da quel fondo non si esce. Da ciò frustrazioni, mugugni, scatti d’ira, incomprensioni del pilota e non solo (vedi l’ultimo burrascoso tete-a-tete fra il maiorchino e l’Ing. Dall’Igna) non sempre “coperti” per salvaguardare il buon nome di tutti e per il quieto vivere.

L’intervista di Lorenzo a Movistar TV (confermata alla stampa dallo stesso pilota dopo le prove di ieri) con un – assai discutibile – attacco rasoterra al compagno di squadra Dovizioso (“Dovi vuole abbattere il mio morale”) è l’iceberg di una situazione incrinata, un deliberato atto di scorrettezza e di destabilizzazione, una provocazione fatta apposta per provocare una reazione da parte del pilota italiano e della Casa di Borgo Panigale.

Parole pesanti che seguono atti altrettanto pesanti da parte di Jorge, quali i ripetuti gesti di plateale disapprovazione e di diniego (si direbbe di profonda insoddisfazione e incazzatura) ogni qualvolta in prova il maiorchino rientra in moto dalla pista al suo box, la dicono lunga dello stato dei rapporti fra il 5 volte campione del mondo, il suo compagno di squadra, il Team, la Ducati. Non bastasse, Jorge ha preannunciato: “Dirò di più giovedì prossimo” (alla vigilia del prossimo round di Austin in Texas), dal sapore di aperta minaccia. Tutto è possibile, a questo punto. Persino l’annuncio di un clamoroso divorzio fra il campione spagnolo e la Casa bolognese.

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Poco conta, qui, l’esposizione nel 2017 a Valencia dal box Ducati del “Map8” perché Jorge si lasciasse superare da Andrea in lotta con Marquez per il titolo. Conta invece che non si sia tirato fuori un ragno dal buco e dopo oltre una stagione si è al punto di partenza, o peggio, con un binomio (molto) competitivo (Dovi-Ducati) e con l’altro binomio (Jorge-Ducati) praticamente fuori gioco, una zavorra per tutta la squadra. Senza tante disquisizioni tecniche, è stato una amalgama mal riuscita, un matrimonio fallito.

Qui, evidentemente, ci sono responsabilità a monte, nella decisione dell’ingaggio di Lorenzo, ritenuto all’epoca l’arma vincente indispensabile alla Ducati (con Dovizioso ritenuto inadeguato agli obiettivi) per essere competitiva, in grado di battersi per la vittoria in gara e per il titolo iridato MotoGP. Il resto è cronaca. Ducati non è nuova nel prendere male le misure: basti ricordare la “mala gestione” del rapporto con Casey Stoner, sacrificato all’epoca per l’ingaggio di Valentino Rossi, un altro flop, pari o addirittura peggiore di quello attuale con Jorge.

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Danni gravissimi in pista e di immagine a livello mondiale. Sono, si sa, situazioni sempre delicate e complesse. Ma chi ha in mano il bastone del comando sa che la medaglia ha due facce: da una parte gli onori, dall’altra gli oneri. E chi sbaglia paga. Qui adesso si rischia che questa tensione si riversi in pista, sui risultati, mandando in fumo il grande lavoro di sviluppo tecnico fatto magnificamente e incessantemente a Borgo Panigale. C’è, diciamola tutta, un limite nel manico della gestione del Team, specie in riferimento al rapporto con i piloti. E’ mancata – anche nei confronti di Jorge – la necessaria fermezza nel prendere decisioni anche scomode che, evidentemente, andavano prese.

Non aver messo ancora sotto contratto per il 2019 ecc. Dovizioso non è una… svista ma un errore di cui ci si può amaramente pentire. Idem per il contratto con Lorenzo, che forse sarà risolto da lui stesso. La Ducati MotoGP, si è sempre detto, è gran moto ma difficile da guidare. E’ ovvio che la Rossa di oggi ha poco a che vedere con quelle di Capirossi, Stoner, Rossi ecc. La situazione dimostra che in Ducati c’è difficoltà a guidare, non tanto le moto, quanto il Team. Se davvero Jorge, a breve, annunciasse lui stesso il divorzio, Ducati, oltre a perdere (comunque) un campione super pagato, perderebbe anche la faccia. Chi paga? Per adesso, non resta che sperare in una immediata risposta in pista, con un nuovo grande exploit del Dovi. Andrea, salva la Rossa!

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