Incidenti stradali in calo. Infrastrutture inadeguate la causa di 1 incidente su 4
Incidenti stradali con centauri coninvolti in calo. Infrastrutture inadeguate la causa di 1 incidente su 4
Per una volta non è l’Italia a detenere un record negativo. Rispetto ad altri paesi europei, l’Italia contiene il numero delle vittime per incidente stradale ma in circa la metà dei casi che vedono coinvolti i centauri, la responsabilità è di chi guida altri veicoli e di infrastrutture inadatte. Lo ha dichiarato in una nota Confindustria ANCMA (Associazione nazionale Ciclo Motociclo e Accessori) risportando i dati rilevati dalla consueta indagine statistica ACI-ISTAT, a differenza di quanto sommariamente dichiarato dalla Fondazione ANIA.
Dai dati relativi all’incidentalità su due ruote emerge che nel 2011 i veicoli a due ruote coinvolti in incidenti (mortali e non) si fermano a quota 75.193, in linea con i valori dell’anno precedente (+1,1%). Le vittime su ciclomotore (165 persone) fanno registrare la contrazione più significativa, calando del -19% rispetto al 2010 mentre il numero dei feriti diminuisce del -5,2%. In calo il numero delle vittime su motocicli e scooter targati (932 pari ad una riduzione del -2,1%) mentre aumenta del 4,1% il numero dei feriti.
Complessivamente si registra una diminuzione del -4,2% delle vittime di incidenti su veicoli a due ruote (ciclomotori e moto) rispetto al 2010. Negli ultimi 5 anni il numero delle vittime è diminuito del 22%. Dalla ricerca è emerso che in Italia le infrastrutture inadeguate sono concausa di incidenti nel 25% dei casi, circa il doppio rispetto alla media europea. Nel 2011 la presenza di ostacoli accidentali o fissi sulla strada ha provocato la morte di 96 centauri ed il ferimento di altri 2033. Numeri che riconfermano l’importanza di un intervento sulle infrastrutture.
Un impegno ed un intervento sulle infrastrutture comporterebbe, tra l’altro, un forte contenimento dei costi sociali provocati dagli incidenti stradali che ammontano circa a 30 miliardi di euro. I produttori di moto si impegnano costantemente, in termini di ricerca e sviluppo, sul tema della sicurezza. Lo stesso fanno anche i produttori di abbigliamento e accessori. Non possiamo certamente dire lo stesso per le istituzioni fatta eccezione per qualche singolo comune.
Inoltre, prosegue la nota, la vera anomalia è rappresentata dal mondo assicurativo e dalle tariffe insostenibili e ingiustificate, elemento in aperto contrasto con quanto accade in Europa: una recente inchiesta del Corriere della Sera ha dimostrato che, nelle principali città italiane, si pagano tariffe 10 volte più alte della media delle città tedesche. Ciò provoca che il 10% di utenti circola senza assicurarsi, oppure ricorre a contrassegni falsi.
Concludiamo con il commento di Pier Francesco Caliari, direttore generale di Confindustria ANCMA (Associazione nazionale Ciclo Motociclo e Accessori):
“Ci preme sottolineare, innanzitutto, che analizzare numeri e tabelle quando si parla di vite umane non è proprio della nostra filosofia. Preferiamo prendere in esame tutte quelle soluzioni che possono evitare danni e tutelare la popolazione che ha esigenze di mobilità. Il dato apparso in diversi articoli, che enfatizzava come in Italia gli incidenti stradali che coinvolgono i mezzi a due ruote causino un morto ogni 8 ore, è parziale. Tale dichiarazione non tiene conto del fatto che solo nel 38% dei casi l’incidente è imputabile ad un errore umano del motociclista, mentre nel 50% dei casi sono gli altri conducenti a provocarlo. Citando i risultati del MAIDS (Motorcycle Accidents In Depth Study), la più aggiornata ricerca sull’incidentalitàdelle due ruote a motore condotta dall’ACEM, l’ente che rappresenta l’industria di settore in Europa – “Va considerato anche che in Italia abbiamo il parco circolante più numeroso rispetto a tutti gli altri Paesi europei, pari a 8.600.000 utenti. Se si confronta la percentuale di vittime ogni 10.000 veicoli la cifra per l’Italia è pari a 1,3 mentre altri Paesi importanti presentano risultati più negativi, ad es. la Francia arriva a 2,5 e il Regno Unito addirittura al 3,6. Ciò detto, siamo consapevoli che c’è ancora molto lavoro da fare in termini di formazione nei confronti di tutti gli utenti della strada. Come lo scorso anno, Confindustria ANCMA investirà nella campagna di sensibilizzazione “occhio alla moto”, destinata a raggiungere chiunque si muova nel tessuto urbano ed extra urbano. Al mero sensazionalismo, opponiamo la ferma volontà di collaborare al fine di ottenere maggiori investimenti per migliorare le infrastrutture”.