La Commissione Trasporti Europea ci riprova: nuovo giro di vite per le revisioni?
La Commissione Trasporti del Parlamento Europeo sta valutando l'introduzione di un nuovo regolamento che renderebbe più rigorose e frequenti le revisioni di moto, scooters e motocicli: leggi il report.
Oggi, martedì 9 Marzo, i membri della Commissione Trasporti del Parlamento Europeo (TRAN) inizieranno le discussioni sulla relazione dell’Eurodeputato tedesco e Presidente della commissione stessa Werner Kuhn in merito all’armonizzazione a livello europeo del controllo tecnico periodico dei veicoli, un pacchetto di provvedimenti denominato RWT (Road Worthiness Testing) che propone l’introduzione di un sistema unico e uniforme a livello continentale dei controlli tecnici obbligatori e che introdurrebbe revisioni generalmente più ‘rigorose’ e più ‘frequenti’ di quelle previste dalle norme nazionali attualmente in vigore.
Peccato però che i relatori della commissione si siano guardati bene dall’interpellare sulla questione coloro che dovranno accollarsi il costo di questa riforma, ovvero i cittadini dell’Unione Europea. E specialmente i motociclisti. L’introduzione di tale normativa ha registrato subito la forte opposizione della Federazione delle Associazioni di Motociclisti Europee (FEMA), che per una serie di motivi la ritiene particolarmente penalizzante per il mondo delle due ruote ma che tuttavia è stata esclusa dai colloqui informativi con la Commissione Trasporti nonostante le ripetute richieste per essere inserita nella lista degli oratori (senza ricevere risposta alcuna).
La situazione, in breve, è la seguente: nell’estate 2012 la Commissione Europea aveva proposto un nuovo regolamento sulla revisione tecnica obbligatoria per tutti i tipi di ciclomotore e motociclo, indipendentemente dalla cilindrata e dal tipo di motore, che richiedesse controlli annuali per tutti i veicoli stradali di età superiore a sei anni. La prima stesura è stata bocciata a Dicembre dagli Stati membri dell’Unione, che ne avevano chiesto una consistente revisione accogliendo in buona parte le obiezioni avanzate in prima istanza dalla stessa FEMA sull’inutilità della norma e i pesanti fardelli burocratici ed economici che avrebbe generato (e che avrebbe obbligato a controlli periodici anche moto non circolanti su strade pubbliche, tipo quelle storiche o da competizione).
In risposta, la Commissione aveva sostenuto che l’inclusione delle moto nella nuova regolamentazione RWT con il previsto inasprimento degli intervalli di tempo tra le revisioni avrebbe avuto un effetto significativo in termini di sicurezza stradale ed impatto ambientale, ma non ha potuto sostenere queste argomentazioni con dei dati statistici affidabili. Motivo per il quale si è deciso di provvedere alla stesura di una nuova relazione.
Ora, senza consultare i portavoce di 40 milioni di motociclisti Europei e dopo aver organizzato una ‘audizione pubblica’ sull’argomento a Gennaio alla quale hanno potuto partecipare solo i rappresentanti di costruttori di auto e moto (ACEA e ACEM), dell’industria delle revisioni (CITA e EGEA) e delle imprese di trasporto su strada (IRU), con la sola FIA (Federazione Internazionale dell’Automobile) quale organo che ha potuto rappresentare e manifestare le legittime preoccupazioni dei cittadini, la Commissione Trasporti ha finalizzato il suo nuovo rapporto da sottoporre nuovamente agli stati membri.
La nuova RWT, sempre curata da Werner Kuhn, si basa largamente su dati forniti dal CTSE, un organismo presentato come “organizzazione della società civile” ma in realtà facente capo agli istituti nazionali di sicurezza ed ai centri di prova (tipo le tedesche TÜV e Dekra), che ha presentato numeri secondo i quali morti e feriti sulle strade sono da mettere in diretta correlazione con il numero dei controlli tecnici. A tal proposito si citano anche dati EGEA, l’organizzazione dei produttori delle apparecchiature in uso nei centri di test, che – guarda caso – ribadiscono che solo con revisioni più severe e più frequenti per tutti i veicoli è possibile ridurre il numero di incidenti e la mortalità sulle strade.
I numeri forniti invece dalla FEMA, che cita studi oggettivi e indipendenti, dimostrano invece che il guasto tecnico non è invece quasi mai una causa diretta degli incidenti in moto. La posizione della FEMA inoltre sottolinea come sia palesemente sbagliato equiparare paesi come la Germania, dove è quasi possibile “gareggiare” in autostrada senza limiti di velocità, ad altri quali la Svezia, dove è possibile andare in moto solo durante alcuni mesi dell’anno a causa delle condizioni meteorologiche. Senza contare che in paesi quali Danimarca, Norvegia e Paesi Bassi, dove la revisione per le moto non è obbligatoria, le statistiche riguardanti incidenti e mortalità sono decisamente migliori rispetto alla stessa Germania, l’unico paese che in pratica adotta una legislazione in materia di revisioni già piuttosto simile a quella che si vorrebbe introdurre su scala continentale.
La FEMA naturalmente non può che ribadire i propri seri dubbi in merito alla ‘democraticità’ dell’intero processo decisionale che ha portato a questa nuova RWT – che ha tenuto conto solamente di voci palesemente ‘faziose’ senza curarsi nemmeno di rispondere ai rappresentanti dei cittadini – e con il Consiglio Europeo chiede di trasformare il regolamento proposto in una semplice ‘Direttiva’: in questo modo la decisione finale sarebbe rinviata ai singoli Stati, che potrebbero così decidere in autonomia se optare per una verifica periodica di ciclomotori, moto e scooter oppure no.
Maggiori informazioni sull’argomento sono reperibili sul sito FEMA e sulla pagina Facebook che la stessa FEMA ha creato appositamente per questa vertenza, appropriatamente battezzata “No to useless mandatory inspections” (“No alle revisioni obbligatorie inutili”).