Stoner, Bayliss e le Ducati “Marianne”

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 4 apr 2008
Stoner, Bayliss e le Ducati “Marianne”

Chissà se i ducatisti Casey Stoner e Troy Bayliss hanno mai sentito parlare delle “Marianne”? E gli aficionados delle rosse di Borgo Panigale sanno niente delle “Marianne”?

Le “Marianne” sono state le progenitrici di tutte le moto da corsa Ducati e trionfarono al debutto nelle corse più spettacolari e massacranti mai fatte al mondo (Giro d’Italia e Milano-Taranto), nella classe 100 cc: dieci moto classificate ai primi dieci posti nell’edizione Giro del 1955. Frutto della inesauribile vena dell’Ing. Fabio Taglioni, (“mago” tecnicamente straordinario e uomo di rara umanità) le “Marianne” montavano un monocilindrico monoalbero di 100 cc.. Con una potenza iniziale di 9 Cv a 9000 giri e una velocità massima che non toccava i … 140 km/h!

Si correva con la moto completa di … fanale e cavalletto … Fu lo sviluppo di quella moto a permettere il salto della Ducati nei Gran Premi, che avvenne esattamente 50 anni fa (mezzo secolo!) nel motomondiale del 1958 (la stagione migliore della Ducati dell’epoca) con la 125 cc bialbero con comando desmodromico (sì, la nipotina della “desmosedici”di oggi): 19 Cv a 13.000 giri e velocità oltre i 180 km/h.

Le nuove moto di Borgo Panigale si comportano egregiamente in quella che allora era la classe più combattuta (Mv Agusta, Mondial, Ducati, Nsu, Mz) vincendo 6 delle 10 gare complessive dell’anno (gare iridate e tricolori), con il fenomenale debutto al Tourist Trophy (seconda, terza e quarta), con l’acuto vittorioso a Spa Francorchamps (record sul giro a 159,422 di media), con il memorabile trionfo finale nel Gran Premio di Monza con i suoi piloti (Spaggiari e Gandossi su tutti) nei primi cinque posti! I piloti Ducati, grazie alla distribuzione desmodromica, potevano far girare i loro motori a 14 o 15.000, stracciando la concorrenza.

Solo la sfortuna (cadute dei piloti, fatale quella del GP dell’Ulster) privò la Casa bolognese del suo primo titolo iridato. Nel 1959, quando tutti si aspettavano un dominio Ducati, la Casa bolognese, per motivi di “strategia industriale”, diede forfait. E i bolidi ufficiali passarono nelle mani di ottimi piloti “privati” (Spaggiari e Farnè ecc.) raccogliendo allori per molti anni. Il resto è cronaca.

foto | Ducati

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