Simoncelli e Pasini: incrocio di lame
Simoncelli (21 anni) e Pasini (23 anni) si sono messi sulla rampa di lancio, fra gli aspiranti al “dopo” Rossi. Come se il pesarese (sotto i 30 anni e con sette corone iridate) fosse già pronto a mollare. O come se l’Italia della MotoGp fosse sguarnita. Oltre al fenomeno di Tavullia sono in partita Capirossi (35 anni), Melandri (25 anni), e i rookies Dovizioso (22 anni) e De Angelis (24 anni).
E’ però fuori dubbio che i due romagnoli Simoncelli e Pasini, (il primo di Cattolica, il secondo riccionese che ha visto la luce a Rimini) sono oggi i due top-drivers italiani “esordienti” (Poggiali è oramai l’ombra di se stesso e Locatelli … pure) cui affidare le speranze per riportare in Italia il titolo ambito della 250, viatico “obbligatorio” per il gran salto in MotoGp. Lorenzo docet. Al pari di Dovizioso.
Pur con la stessa inflessione dialettale e addentando la stessa piadina, i due sembrano aver già dimenticato il cameratismo che li contraddistingueva fin dai primi passi in minimoto. Non si guardano in cagnesco ma il saluto nel paddok è diventato sempre più veloce, come si trattasse di fare la pole. In pista, si sa, ognuno va per la sua … strada. Ma già le tifoserie gonfiano il petto: sono schierate, sollevando steccati e scavando trincee. Viva l’uno e abbasso l’altro. Campanilismo e aficionados da darby strapaesano. Che non guasta. Ma la platea s’allarga e (per ora) qualche evviva e qualche fischio di troppo non fa male a nessuno.
Quel fazzoletto di terra (de’ mùtor) a cavallo fra Romagna e Marche è illuminato dal faro di Valentino. Ed è tutto dire. Simoncelli ci si è infilato, in quel cono di luce, facendo suo un raggio di notorietà (grazie alla tv e ai media) prestato da Vale. Poi si sa, i giovani esagerano e il riccioluto poulain della Gilera tende a voler “clonare” il suo “idolo”. Prova a scimmiottare il Rossi prima maniera, ma non dispone né dell’ “imprinting” e né (almeno per ora) del palmares del Dottore. E’ una forzatura, anzi una storpiatura. E’ la propria personalità (adesso la chiamano immagine) che va definita e imposta.
Simo è partito in questa stagione … da fermo (addirittura a zero punti dopo due gare: gran sfortuna!) e l’Estoril lo ha rilanciato. Mentre Pasini, dopo tutti i rospi ingoiati nel 2007 in 125, ha compiuto un capolavoro in Qatar centrando la splendida vittoria all’esordio nella quarto di litro con una gara mozzafiato e un sorpasso da incorniciare ai danni di Barberà e Debon ma è tornato al “zeo punti” in Portogallo. Non si può proprio dire che Marco e Mattia siano come due gocce d’acqua. Anzi, sono diversi in tutto. Dentro e fuori. Nel fisico, nel temperamento, nello stile di guida. Indubbiamente due talenti e due vincenti (sfiga permettendo). Che però devono ancora trovare quella consacrazione che fa la differenza fra un fuoriclasse e un campione.
La 250 2008 si è un po’ “sguarnita”, sia tecnicamente (in attesa della nuova Gp2 500cc a 4 tempi) sia agonisticamente con il passaggio in MotoGp di campioni come Lorenzo e Dovizioso. Non che adesso sia più facile vincere. E’ che, viste le forze in campo, i parametri sono diversi. Sarebbe meglio approfittarne, senza buttar via niente. Gare e punti per il mondiale. Simo e Mattia lo stanno facendo? I due a volte si superano anche nei bollenti spiriti con conseguenti cadute.
Il riccioluto Simoncelli è costretto troppo spesso a staccate alla “Pasolini” per rimediare alla minor competitività del mezzo (Gilera il marchio sul serbatoio di una Aprilia 2007: mah, questa politica “racing” del gruppo Piaggio!) ma non disdegna numeri funambolici al limite della squalifica come nel taglio di strada … da pirata all’Estoril. Come dire, una splendida gara (dopo l’exploit della pole e dopo lo sfortunato “strike” di Jerez)) con un finale che porta un ottimo terzo posto ma che crea perplessità sul modo di correre di Marco.
Il volo all’Estoril ha spodestato Pasini che resta secondo in classifica dopo Kallio. Simoncelli e Pasini sono i protagonisti veri del mondiale 250 2008. Vinca il migliore. C’è ancora tempo perché i due conquistino la scena (e non solo quella) come Biaggi e Rossi dei bei tempi andati. Ce n’è ancora di piadina da rosicare!