Ducati e... basta! tanto rumore per nulla?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 22 apr 2008
Ducati e... basta! tanto rumore per nulla?

Le fiction e i tormentoni hanno gli “aficionados” che si meritano. Di certo non fanno bene al motociclismo. Quello vero. Il “nodo” (ma quale nodo?) Ducati – crisi/non crisi, Melandri out, Biaggi e Bayliss tester “di legno”- rischia di sciogliersi in una bolla di sapone. Con tanto di bruciore negli occhi di chi sta troppo vicino a questa vicenda, in cerca di scoop a buon mercato o di banali e scontate strumentalizzazioni.

Non vogliamo tediare nessuno ripercorrendo la storia. I fatti, restiamo sinteticamente ai fatti. La Ducati. E’ l’unica Casa italiana in MotoGP. Ed è Campione del Mondo nella categoria più spettacolare e tecnologicamente più avanzata del motociclismo. La Marca di Borgo Panigale nel 2007 ha battuto colossi quali Honda, Yamaha, Suzuki, Kawasaki. Come italiani (e non solo) siamo orgogliosi e felici di questo.

Il campionato 2008 ha archiviato i primi tre round. La Desmosedici ha vinto (dominando con Stoner) il primo a Losail e ha faticato a Jerez e all’Estoril, circuiti notoriamente non favorevoli al pacchetto Stoner-Ducati-Bridgestone. Tuttavia il passo di gara e i tempi dell’australiano dimostrano che, come dice Valentino Rossi, è con il canguro e con la “Rossa” che alla fine bisognerà fare i conti per vincere il mondiale.

Il prossimo appuntamento a Shangai potrà già confermare o smentire la previsione del 7 volte campione del mondo. E’ altrettanto fuori dubbio che i concorrenti della Casa italiana (in primis Honda e Yamaha) sono molto più competitivi del 2007. E i rookies Lorenzo e Dovizioso (più Toseland) si battono alla grande e dimostrano in pista di non avere timori reverenziali nei confronti di nessuno. Si chiamino Stoner o Rossi, fa lo stesso.

A guadagnarne è lo spettacolo e il futuro di questo sport. Chi pensava in un campionato fotocopia di quello del 2007 ha preso un granchio. C’è una forte evoluzione di moto e piloti. Ci sono in pista nuove realtà che esprimono nuovi valori in grado di delineare il motociclismo del “dopo” Rossi, che comunque non è dietro l’angolo. Melandri. Si è atteso troppo tempo per prendere atto della realtà che ha un solo nome: crisi del pilota. Il campione ravennate è in crisi. Ma non è un “fermo” e non è un pilota finito. Tanto meno da “eliminare”.

Cambiare aria può fare bene a tutti. Ma non sempre, come dimostra la storia del motociclismo. E’ tutto da dimostrare che la crisi di Marco sia derivata dalla difficoltà di adattamento con la desmosedici. Melandri è oggi in crisi di “suo” e forse non la supererebbe d’incanto cambiando cavallo. Marco è persona seria, un pilota “integro” fisicamente e psicologicamente per cui “rompere” dopo le prime tre gare sarebbe una pesante resa, un errore per la casa e per il pilota.Tanto, stante la situazione, di una cosa bisogna prendere atto: o la Ducati il mondiale lo vince con Stoner o lo perde. Punto.

La Casa bolognese deve assolutamente concentrarsi sull’australiano perché oggi lì e solo lì sta la chiave del possibile bis del trionfo iridato. Su Marco bisogna “investire” al di fuori di questo obiettivo iridato. La Ducati ha il potenziale per seguirlo e ha il dovere di farlo e Melandri ha il diritto di tentare. Con umiltà. Guai ascoltare i consigli di chi vuole fargli gettare la spugna. Sarebbe la fine di Melandri pilota.

Il test. Una Casa come la Ducati intende fare ciò che da sempre altre Case hanno fatto: tentare ogni strada per migliorare una situazione che mostra segni di difficoltà. Dov’è lo scandalo? Biaggi e Bayliss rappresentano un valore aggiunto della Ducati. Sarebbe autolesionismo non approfittarne. Anche per i due piloti che hanno esperienze e classe per dare un contributo alla “comprensione” della situazione. Qualsiasi sarà il responso. Biaggi e Bayliss non devono dimostrare niente.

E già la Desmosedici con Stoner è competitiva, pur non dominando come l’anno precedente. Menare il can per l’aia non serve a nessuno. Nemmeno alla Ducati. Faccia questo test alla luce del sole. E basta. Non è la prova della nuova bomba H. E basta anche di strumentalizzare sul nome di Biaggi. Chi vuole vedere spettacoli pirotecnici vada altrove. Biaggi corre da grande protagonista (non da sfigato comprimario…) in Superbike. E né Biaggi e né Rossi devono intrecciare le lame in MotoGP per animare polemiche che lasciano il tempo che trovano. Il grande motociclismo, MotoGp e Supertbike, è cosa seria. Scoop e bombarde servono solo per rintronare e scambiare lucciole per lanterne. Qualche schiarita verrà già da Shangai. Tutto il resto è noia. O aria fritta.

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