Rossi in palla. Ma Stoner e Ducati altro che bolliti!
Eh sì, bisogna tornarci sopra, velocissimamente, su questa “story” dei piloti “bolliti” e delle moto “cotte”: fino all’altro ieri Rossi e Yamaha oggi, pare, Stoner e Ducati. Intendiamoci. Non ci sono tabù di sorta. Ognuno è libero di esprimersi come vuole, come sa e come può. E può “innamorarsi” di chiunque, specie con ricche doti… di titoli.
Ma l’amore rende ciechi e può togliere lucidità e oggettività. Insomma, tagliamo corto. C’è chi, dopo la quinta tappa iridata di Le Mans, considera oramai chiusa la partita MotoGP 2008. Ovviamente con Valentino che ha già in tasca il titolo numero 8. Qui non si vuol riattizzare polemiche inutili sul valore del grande pilota pesarese. Solo dire che lo straordinario uno-due di Valentino in Cina e in Francia non chiude il mondiale. Con 13 gare da disputare tutto può ancora succedere.
Rossi (purtroppo) buttò via un titolo iridato nel 2006 all’ultima gara e nel 2007 dopo il Mugello e Assen c’è chi considerava il “dottore” già di nuovo laureato.. E non fu così. Ripetiamo ancora: Rossi si merita, per come è tornato a guidare e per come va la Yamaha (performante sia gommata Michelin che Brtidgestone: vorrà dire qualcosa o no?) di guidare oggi la classifica iridata. La sfortuna ha però privato altri grandi protagonisti (Lorenzo e Stoner) di lottare alla “pari” con l’attuale capoclassifica.
Lo stato di grazia del trinomio Rossi-Yamaha-Bridgestone è confermato dai test post Le Mans: Ma chi c’è attaccato a Valentino? Stoner (Ducati), campioni del mondo in carica (c’è chi se lo dimenticata troppo spesso) e per niente in “disarmo”. E’ giusto richiamare la casa di Borgo Panigale a riflettere, anche “criticamente”, sul percorso del dopo mondiale 2007. La spavalderia e la non umiltà, quando ci sono, sono sempre un limite. Vale per tutti. Ma, diciamocelo fuori dai denti, infastidisce certa spocchia e “non sta bene” una certa critica pretestuosa ora al pilota (Stoner) ora alla Casa (Ducati) rei, soprattutto, di… lesa maestà, avendo battuto in pista il colosso Rossi-Yamaha.
Non una vittoria di Pirro, come si lascia trapelare, ma la classifica vittoria di Golia contro Sansone. Quindi per alcuni vale il doppio. Per altri, solo una anomalia. E come tale da cancellare. Ma Stoner e la Ducati non sono fuori gioco: né per competitività, né per il campionato. Anche se, prima e dopo il Mugello, a Borgo Panigale qualche nuova “mossa” (non solo tecnica) va fatta. Non può essere considerata normale la “zavorra” rappresentata oggi dalle prestazioni di Melandri (le accuse di Hervé Poncharal contro il ravennate vanno considerate per quelle che sono: un dritto, una caduta di stile…) e dalle Desmosedici non factory.
La Ducati è criticabile. Non va difesa a spada tratta in quanto “italiana”. Va apprezzato lo sforzo, ad altissimo livello industriale e tecnologico, di una Marca italiana che onora il nostro Paese e fa bene a tutto il motociclismo, Rossi e Yamaha compresi.
Nel 1974 a Giacomo Agostini si rimproverò (ingiustamente) il suo passaggio dalla MV Agusta alla Yamaha perché “pregiudicava sul piano materiale e dell’immagine l’industria italiana”. Poi comunque, l’italiana MV Agusta non si stracciò le vesti per la perdita del grande “Ago” e il titolo 1974 della 500 tornò a Varese con l’inglese Phil Read… Nel motociclismo il pilota è fondamentale (non solo per vincere) per attirare pubblico, per alimentare passioni e … polemiche. Ma il campione (purtroppo) viene e va: il motomondiale non nacque con Agostini e non morì quando il bergamasco attaccò il casco al chiodo con 15 titoli iridati.
Una Casa rappresenta la certezza, la continuità e il futuro di uno sport affascinante e complesso come questo. Per gli stessi giapponesi, la MotoGp senza Ducati, sarebbe ben misera cosa. Era fuori strada chi pensava che, dopo la sconfitta 2007, Yamaha, Honda ecc. non avrebbero risposto. Ed è fuori strada chi pensa adesso che la Ducati non sia in grado di tornare, a sua volta, al contrattacco. Poi, vince uno solo. Tutti gli altri, dietro.