Che 1958! La Ducati debutta alla grande e perde il titolo 125 solo per iella
Presto torneremo a parlare del trionfo della Ducati al Tourist Trophy del 1978 con Mike Hailwood.
Qui Amarcord fa un salto più indietro, nel 1958, quando 50 anni fa la Casa di Borgo Panigale debuttò nel mondiale e all’Isola di Man nella classe 125.
A fine 1957 il motociclismo sembrava già alla fine, con i ritiri delle Case inglesi e tedesche e il forfait di Guzzi, Gilera e Mondial.
Il 1958 fu sì un campionato “monocolore” – la MV Agusta vinse tutti i titoli con Ubbiali (125), Provini (250), Surtees (350 e 500) – ma non privo di spunti interessanti, anche per le moto con le nuove carenature limitate, dopo l’esclusione di quelle a “campana”.
Case che vanno e Case che vengono. Nella ottavo di litro c’è l’ingresso della tedesco-orientale MZ e della bolognese Ducati che perse il titolo iridato solo per sfortuna.
La Ducati, per il suo debutto mondiale, sceglie la strada più difficile, quella del TT all’Isola di Man. Di fronte al “cinesino” Carlo Ubbiali, una “volpe” astuta sul terreno della classe e su quello “psicologico”, i “neofiti” driver ducatisti, non riuscirono nel colpaccio ma fu lo stesso un grande exploit con Ferri secondo, Chadwick e Miller.
La musica cambia subito sul velocissimo tracciato di Spa Francorchamps dove al suo debutto, il biondino bergamasco Alberto Gandossi, porta la Ducati desmodromica sul podio più alto, che centra anche la piazza d’onore con Romolo Ferri.
Ma la sfortuna torna a colpire al Nurburgring. Gandossi e lo svizzero Luigi Taveri sono costretti al ritiro, per guasto meccanico, già al secondo giro. E il bolognese Romolo Ferri vola via paurosamente in un curvone nel tentativo di superare il binomio della MV Agusta Ubbiali e Provini.
Ma sul nuovo tracciato svedese di Hedemora la Ducati bissa il trionfo di Spa con Gandossi e Taveri e si riporta in corsa per il titolo.
Dundrod, nell’Ulster, chiude però ogni speranza. Gandossi è autore di uno straordinario inseguimento, passa a condurre, vola verso il traguardo oramai in solitario, quando sotto il diluvio, rimane vittima di una brutta caduta e lascia a Ubbiali gara e titolo.
Monza riporta il sorriso nella Casa bolognose. E’ l’ultimo appuntamento dell’anno. E per le moto di Borgo Panigale è una cavalcata trionfale, addirittura storica con i suoi cinque piloti nei primi cinque posti: Spaggiari (già dominatore del campionato italiano), Gandossi, Villa, Chadwick e Taveri nell’ordine.
Il 1958 è stato l’anno più importante per la monocilindrica Grand Prix dell’Ing. Fabio Taglioni. Il motore, con una compressione di 10:1, toccava i 20 CV a oltre 13.000 giri consentendo una velocità di punta superiore ai 180 kmh. La moto, oltre alla nuova carenatura a delfino, aveva nuovi telai rispetto ai prototipi del 1957 – prima modificati solo nella triangolatura della zona posteriore e composti da tubi a sezione circolare o ellittica, poi trasformati a culla doppia continua inferiore – e nuovi freni anteriori a ganasce sdoppiate con ampie e inedite prese d’aria laterali.
La Ducati mono “desmo” fu la migliore 125 del mondo nel 1958. Trionfò nel campionato italiano, esordì al TT con un secondo, un terzo e un quarto posto, seconda e quarta ad Assen, vinse alla grande a Spa (record sul giro di Gandossi a 159,422 di media), sfortunata al GP di Germania, prima in Svezia, e alla fine il già citato trionfo monzese. Sul velocissimo circuito italiano era impressionante sentire le staccate dei piloti della Ducati con i motori a 14 o 15.000 giri senza che nulla di grave accadesse …
L’anno dopo iniziò la discesa. La mono vinse ancora con Hailwood e dopo ancora (nel 1961) Farnè trionfò in Italia (Modena, Cesenatico, e soprattutto Imola dove moto blasonate come la MZ bicilindrica 2Tdi Degner e le Honda bicilindriche di Redman e Phillis furono sonoramente battute).
Quel motore “desmo”, visto quel che succede oggi, ne ha fatta di strada.
foto | PasionDucati