SBK "pimpante". C'è un "caso" Biaggi?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 16 giu 2008
SBK


Dove eravamo rimasti? Che alla settima corsa di un mondiale SBK di grande levatura tecnica e agonistica si dice che la Yamaha è nettamente superiore. All’inizio si diceva la stessa cosa della Ducati (fino ad Assen), poi della Suzuki (Monza), quindi della Honda (USA).

La verità è che ogni gara ha i suoi protagonisti, i valori mutano per l’equilibrio di macchine e piloti. Così il campionato s’infiamma, avvince, porta la SBK ai più alti livelli di spettacolarità. Con i “ma” e i “se” non si fa mai giorno. E non si cambiano i risultati delle gare e quelli della classifica iridata. Ognuno, nel bene e nel male, si tiene quello che ha. Quello è, al momento, il suo posto.

Veniamo ai fatti, al Nurburgring. Haga, pur con l’intervento alla clavicola destra fatto in California appena dieci giorni fa, conquista la sua prima doppietta stagionale. E lo fa con due prestazioni maiuscole, con la consueta grinta, da mastino che abbaia e morde. E, stavolta, senza errori. La dimostrazione di cosa vuol dire correre sopra i problemi. Haga e Corser, baionetta in canna in gara 2, primo e secondo nella bella corsa chiusa in anticipo per pioggia, consegnano il Nurburgring alla Yamaha, davvero imbattibile sull’infido e mitico saliscendi delle Ardenne.

Anche Suzuki e Ducati agguantano il podio: la casa giapponese con il mostro sacro di Casa Neukirchner (due volte terzo) e la Casa italiana con il capoclassifica Bayliss (secondo in gara 1). Ma entrambe, Suzuki e Ducati escono dal Nurburgring “deluse”: non colgono l’atteso trionfo con le loro prime guide ed è vera debacle con gli altri piloti ufficiali, per non parlare di quelli non “factory”, specie per la Marca bolognese.

Anche la Honda, reduce dal trionfo americano, qui non gode. E’ costretta, con un quinto posto di Checa (che comunque si mette alle spalle i ducatisti Fabrizio, Biaggi e Xaus), a fare buon viso a… “cattiva sorte”. Da registrare le Kawasaki, portate in zona punti da Regis Laconi (10°) e da Makoto Tamada (13°).

E veniamo alla Ducati. Può andare meglio? Bisogna accontentarsi? Un dato è incontestabile: la bicilindrica di Borgo Panigale di Bayliss guida la classifica con i suoi 227 punti (+ 39 su Checa). La moto non è sempre la “migliore” del lotto in tutti i circuiti. Ma è costante nella sua alta competitività. Regge bene l’urto della concorrenza, Suzuki, Honda, Yamaha. Ha saputo ogni volta, migliorandosi, ribattere colpo su colpo. Non è poco. Specie se poi non si accontenta solo di piazzamenti ma vince, come dimostrano i cinque primi posti di “re” Troy (più la vittoria “privat” di Lanzi).

In questo senso, due sono i “problemi”. Il primo è il “nervosismo” di Bayliss. Che non solo gli fa perdere risultati e punti importanti, ma mette in fibrillazione la squadra. Perché Troy è Troy, detta il ritmo, tiene il clima giusta e se lui “sballa”, la squadra si deconcentra e può andare in tilt. Una volta si sarebbe detto: si ritrova con il culo per terra. Il secondo è la mancanza di un pilota capace davvero di “aiutare” Troy, di portare una Ducati a lottare costantemente per il podio. Non come fatto straordinario, ma come fatto normale.

Ci scusiamo con il bravo e buon Fabrizio, non sapevamo dei suoi guai con il cambio in gara 1 patiti al Nurburgring. Ma i guai ce li hanno più o meno tutti. E i fatti dicono che il coequiper di Troy è ottavo in classifica con 106 punti (Biaggi 9° 97 punti, Xaus 7° 110 punti) quando il caposquadra sulla stessa moto (Ducati ufficiale) è in testa con 227 punti! Speriamo sempre nel gran recupero di Michel, ma allo stato attuale questo è il quadro. Ed è, purtroppo per lui, deludente.

Ultima questione. Biaggi. Bollito? Non farebbe (ogni tanto) certi tempi e certi giri. Ma il romano è “depresso”, demotivato, smarrito. Il suo fulgido blasone si sta scolorendo. Sembra che corra “per forza”. Ma è tutta colpa di Max? Una domanda s’impone: fra i “seniores” Bayliss ha una gran Ducati, Checa una super Honda, Corser una Yamaha che vola. Tutti con super Team. Cos’ha Biaggi?

Dopo la poco esaltante trasferta tedesca le (non belle) parole si sprecano. Specie da parte del team. Tutto legittimo, per carità. Ma guai ad attizzare il fuoco. C’è solo una strada da fare: zitti e lavorare duro, con umiltà. Vale per Max e vale per Borciani e il suo Team. Prima o poi, forse già dalla prossima tappa italiana di Misano, il risultato verrà fuori. Ma, ripetiamo: acqua in bocca, olio di gomiti, umiltà. Altrimenti, invece della’alba della riscossa si rischia il buio di un tramonto anticipato.

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