MotoGP: il "canguro" e la "rossa" su un altro pianeta. Mondiale aperto
Non ci piace la logica dei “due pesi e due misure”. Quando Rossi parte in… quarta e saluta tutta la compagnia e domina alla grande, è gran corsa. Se, come ieri è successo a Donington, lo fa Stoner, allora è gara “noiosa”.
Il motociclismo per “palati fini” dice (storicamente) che non sempre le gare concluse al fotofinish sono le più avvincenti e le più valide. Altrimenti, solo per fare un esempio, l’era di Giacomo Agostini sarebbe passata alla storia come la più noiosa del motociclismo. E invece, come si sa, non è così. Ma su questo tema ci torneremo presto.
Per adesso, stando ai fatti, quel che conta è che il binomio campione del mondo è tornato a dettare la legge del più forte in un campionato che è combattuto e incerto, dove non c’è un solo pilota o una sola moto a dominare.
Da queste colonne avevamo chiesto alla Ducati un “miracolino”, per dare all’australiano il mezzo all’altezza dei contendenti, cresciuti molto in pochi mesi. E la Casa bolognese ha fatto un “miracolone”. La Desmosedici adesso mette di nuovo “paura”. Bravi! Bravi! Bravi! Questo è il Made in Italy in cui crediamo. A Donington, quindi, è la “rossa” in mano a Stoner a trionfare, bissando il successo del 2007, cogliendo la seconda vittoria stagionale (in otto gare), rilanciando la sfida per il titolo mondiale.
Lo ripetiamo: il campionato è aperto. E’ questa l’indicazione che emerge dagli ultimi due gran premi, specie dal GP d’Inghilterra. Rossi e la Yamaha hanno vissuto una fase di “grazia” e restano molto forti, fortissimi. Ma attualmente non hanno la superiorità per poter dire di avere il titolo in tasca. La classifica fotografa la realtà. Ma è un po’ “bugiarda” rispetto ai reali valori in campo.
Il terzo posto di Stoner e il quarto di Lorenzo sono “sottostimati”. Nel senso che è stata più la “sfortuna” che gli effettivi gap delle moto e dei piloti ad avere creato la situazione attuale. Quanto meno rispetto alla forbice dei punteggi, troppo punitiva per l’australiano e per il maiorchino. Che comunque, entrambi, sono nella fase di recupero e di rilancio.
A Donington (e non è la prima volta) Stoner ha dimostrato di non temere nessuno. Come pilota, oggi l’australiano è l’unico (insieme a Lorenzo e a … Dovizioso) a non subire sudditanze psicologiche nei confronti di Rossi. Non è poco. Anzi è la condizione indispensabile per puntare ancora al titolo iridato. Tutto può naturalmente accadere. E ogni corsa fa storia a sé. Ma la stagione riparte da Donington.
Ieri Rossi ha guidato alla grande, strapazzando Pedrosa. La Yamaha del pesarese non ha subito inconveniente di sorta, gira come un violino, il binomio ha dato il massimo e il secondo posto rispecchia i valori in campo. Il problema era e resta Stoner, era e resta questo Stoner e questa Ducati. Oggi lepre imprendibile, ma, se Assen dovesse confermare Donington, davvero il campionato potrebbe prendere una piega diversa. In quel caso, decisamente a favore del binomio campione del mondo MotoGP, proiettato in una rincorsa da fuochi d’artificio.
La Ducati ha però un grosso handicap: non ha la seconda guida in grado di “aiutare” Stoner, sottraendo punti agli avversari. Melandri non è in grado di assolvere a questo ruolo. Anzi è diventato un “peso”. Perché la Casa di Borgo Panigale non corre ai ripari? I contratti sono elementi da non sottovalutare ma un titolo mondiale è un titolo mondiale. Rischiare di perderlo per mancanza di una seconda guida sarebbe un limite enorme. Addirittura una colpa.
Per Rossi il discorso è diverso: quando Lorenzo sarà di nuovo al 100% (a Donington il maiorchino ha dimostrato che la classe non è acqua) tornerà a lottare per il podio ma difficilmente accetterebbe ordini di scuderia a favore di Valentino. Jorge farà gare a sé, magari con il rischio (per Vale) di portar via punti d’oro al proprio compagno di Team.
Gran mondiale, gran mondiale. Il poker d’assi si ricompone. E si fa sotto, spinge sempre più forte, Andrea Dovizioso, che merita una moto ufficiale. E subito un podio.