Fra Rossi e Stoner il nodo si stringe

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 14 lug 2008
Fra Rossi e Stoner il nodo si stringe


Le gare sul bagnato, di solito, livellano i valori in campo. O, a volte, scombussolano le carte. Spesso fanno crescere la confusione, alimentando anche sterili polemiche. Invece il Sachsenring ha fatto chiarezza, confermando non solo la scala dei valori dei piloti ma anche la tendenza di un campionato MotoGP fra i più interessanti sotto il profilo tecnico e agonistico.

Rossi, con la seconda piazza nel GP tedesco, è tornato a guidare la classifica generale. Ma Stoner ha vinto ancora, dominando le ultime tre corse ed erodendo punti d’oro ai più diretti avversari, specie al pesarese.

Pedrosa e Lorenzo, pur in condizioni e situazioni diverse, almeno stando alla classifica, restano nel “poker d’assi” assieme al pesarese e all’australiano. Lo spagnolo della Honda, secondo con 171 punti (- 16 da Valentino e + 4) da Casey, e il rookie della Yamaha (quarto con 114 punti), pur con i gravissimi errori del Sachsenring, torneranno a “ruggire”. Errori che impongono una riflessione sul valore effettivo dei due centauri spagnoli.

Ma la battaglia vera, lo scontro fra giganti, è fra Rossi e Stoner. E il titolo, pur se aperto per la regola delle ruote rotonde, è diventato affar loro. Per un semplice motivo: il “dottore” e il “canguro” erano e restano i due piloti più forti e competitivi del lotto.

La “novità” non è Rossi, tornato ai suoi straordinari standard. La “novità” sta nella “riconferma” di Stoner, da molti sottovalutato e considerato una meteora capace di interpretare al meglio le tecnologie sulle nuove moto imposte dal regolamento.

Ci sono state (e ci sono) strumentalizzazioni di bassa lega. Stoner è un fuoriclasse, che anche sotto il diluvio del Sachsenring ha dimostrato di possedere le” risorse” che hanno da sempre contraddistinto i grandi campioni di questo sport.

Non pochi, o per interessi di “bottega” o per miopia tecnica e sportiva, hanno tentato di sminuire il valore del campione della Ducati. Come se riconoscere le qualità dell’australiano sminuisse quelle del “fenomeno” di Tavullia.

Rossi ha avuto sulla sua strada campioni veri. Ma è Stoner l’avversario più forte e completo che Valentino abbia mai incontrato, quello che lo ha sconfitto di più, l’unico (fin qui) a non subirne l’assoggettamento psicologico.

Ogni corsa fa storia a sé: le fasi di “studio” o di “assestamento” ne sono parte integrante durante un Gran Premio. Ma, a differenza del passato, ogni week end è vissuto dai piloti e dai team nella interezza, sfruttando cioè tutto lo sfruttabile, anche nei tempi a disposizione per prove e qualifiche. E in gara, dopo lo start, non c’è più la possibilità di far melina: o si tira al 100 % dal primo metro all’ultimo, o addio sogni di gloria.

Addirittura è Stoner l’eccezione, cui sono sufficienti pochi giri di prova per trovare assetti e condizione ottimali. E’ Rossi, anche sotto questo profilo, a dover inseguire, a cercare di sfruttare tutto lo sfruttabile.

In questo senso, sono molti i segnali (e i fatti) che lasciano intravedere in Stoner il vero successore del sette volte campione del Mondo, indubbiamente fra i più forti piloti del motociclismo di tutti i tempi.

Il Sachsenring riporta quindi Valentino in vetta alla classifica. Ma il poulain della Yamaha non gode, già si vede addosso, pesantissima, l’ombra di Casey. Nelle ultime tre gare Rossi ha tentato l’impossibile, ma niente ha potuto per frenare le tre cavalcate vittoriose consecutive del numero uno della Ducati.

Anche sotto il diluvio del Sachsenring Casey di fatto ha giocato a gatto col topo. Lo dimostrano i ripetuti attacchi di Vale, tutti andati a vuoto per la superiorità (modulabile) del binomio iridato.

Le prossime gare non saranno certo monotone. Alla fine, sarà una partita a due. Fra sciabolate e fioretti.

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