Bilancio ANAS bene anche nel 2011, non così le strade italiane

Si chiude con 8,2 milioni di attivo il bilancio 2011 dell'ANAS, ma i problemi della manutenzione stradale in Italia non sembrano diminuire.

Di Adriano Bestetti
Pubblicato il 22 mag 2013
Bilancio ANAS bene anche nel 2011, non così le strade italiane

La Corte dei Conti ha divulgato i risultati del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di ANAS (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade), ente gestore esclusivo della rete stradale ed autostradale italiana, confermando un ‘attivo’ pari 8.2 milioni di Euro nonostante i noti problemi dell’economia nazionale degli ultimi anni.

Dal punto di vista dei numeri, il buon risultato finanziario dell’ente è frutto della nuova ‘politica di efficientamento‘ messa in atto a partire dal 2006 – dopo che si era toccato l’abisso del mezzo miliardo di euro di perdite nel 2005 – che ha consentito di ridurre progressivamente il pesante disavanzo ereditato dalla gestione precedente (496 milioni di euro) e di conseguire, per la prima volta nel 2008, l’utile di esercizio, ma l’evidente deterioramento delle condizioni della rete stradale e autostradale italiana non può che far sorgere delle perplessità in merito alla reale bontà di questi dati.

Nella sua relazione sull’esercizio 2011 dell’ANAS, la Corte di Conti sottolinea come i ricavi connessi alla gestione della rete sono passati da 728,80 a 757,14 milioni di euro, con un incremento di 28,34 milioni (+3,9%), mentre i costi operativi sono passati da 784,88 a 735,21 milioni di euro (-6,3%). Inoltre, rispetto al 2010, la spesa alla voce ‘consulenze’ (tecniche, amministrative, legali, etc) ha registrato una diminuzione sicuramente significativa, -70,08%, mentre il bilancio consolidato del Gruppo Anas – controllato dal Ministero dell’economia – si è chiuso con un utile di gruppo pari a 25,6 milioni di euro.

Date le funzioni dell’ANAS, società per azioni che rimane comunque un ente statale, viene comunque spontaneo chiedersi se, a fronte dei sicuramenti brillanti risultati finanziari, corrisponda una proporzionale qualità del servizio reso ai cittadini in base alle proprie competenze. E a giudicare dalle attuali condizioni delle nostre strade, seppur reduci da un lungo e duro inverno, ci si chiede se almeno parte degli utili non debba ‘naturalmente’ essere destinata a lavori di manutenzione quanto mai necessari per la sicurezza degli utenti della strada.

Ma la situazione non è così semplice: dal primo Ottobre 2012, ANAS formalmente non svolge più attività di ‘istruttoria’ e di ‘proposta’ al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti e a quello di Economia e Finanze, anche se, ad oggi, non sono ancora state definite le modalità per il subentro del Governo nella gestione degli attuali e futuri contratti per beni e servizi. Avendo così perso lo status di ‘ente concedente’ e ‘aprendosi’ al mercato, ANAS dovrebbe ora competere per le concessioni con prerogative analoghe a quelle di altre parti, ma le interpretazioni fornite dai Ministeri competenti – che considerano ogni suo possibile indebitamento come direttamente incidente sul bilancio dello Stato – divergono su quelle che possono essere considerate le aree di ‘esclusivo interesse’ di ANAS, per le quali questa dovrebbe ricevere concessioni ‘senza gara’.

Su questa base, anche la Corte dei Conti ha invitato il governo a riflettere ed intervenire per ridefinire il futuro ruolo dell’ANAS all’interno della Pubblica Amministrazione. Vista la nuova situazione infatti, i magistrati responsabili per il controllo di entrate e spese pubbliche suggerscono all’Esecutivo di apportare le modifiche e i correttivi opportuni affinche ANAS possa assolvere le sue funzioni con l’eventuale affidamento di concessioni “senza gara” (purché in assenza di effetti negativi sulla finanza pubblica). Toccherebbe quindi al Governo ricalibrare le funzioni dell’ANAS, sempre che questa rimanga poi effettivamente di proprietà pubblica.

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