MotoGP: la "lezione" di Laguna Seca
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Adesso bisogna aspettare l’incontro di ritorno sul “ring” di Brno per vedere se a Stoner ha fatto bene o ha fatto male il match perso con Valentino Rossi a Laguna Seca.
Per un pilota, certe sconfitte sono come certe cadute. Se le capisci subito e le interpreti correttamente aiutano. Ma se non sai perché sei ruzzolato a terra, allora sono guai. Vedi Lorenzo.
Anche Stoner ha due strade: o fa come hanno (quasi) sempre fatto i precedenti avversari del “fenomeno” di Tavullia dopo dure sconfitte nel corpo a corpo, accettando di fatto la sua “supremazia” e limitandosi a … stare dietro, o ricambia subito la … cortesia. Come? Se ce ne ha, partendo in testa e conducendo senza tatticismi inutili la prossima corsa. Altrimenti sfoderare la … baionetta e tornare a far sciabolate con il sette volte campione del mondo.
Fino a Laguna Seca Rossi temeva Stoner come mai aveva temuto nessun altro. Adesso non è più così. Non per la manciata di punti. Per una supremazia psicologica ripristinata sul campo, in un memorabile e spettacolare tete a tete che ha esaltato la MotoGP. Stoner e la Ducati hanno grandi potenzialità ma hanno il limite che quando le cose tornano a girare (per loro) per il verso giusto fanno un po’ i “preziosi”, con un po’ di supponenza, di malcelata superiorità.
Ma le corse sono belle per questo: non si sa mai come vanno a finire e vince sempre chi per primo passa sotto la bandiera a scacchi. Mai dire mai. La sconfitta subita a Laguna Seca dal binomio campione del monde ne rallenta la rincorsa al titolo. Ci vuole tanta freddezza e umiltà da qui a Brno. E bocche cucite.
Poi in pista tocca a Stoner dimostrare (eh sì, c’è sempre da dimostrare qualcosa: è la legge dello sport!) che Rossi è … solo Rossi, un grande avversario, ma niente di più.
Il “fenomeno” di Tavullia a Laguna Seca ha corso sul filo ardente fra correttezza e colpi bassi. Al limite della “provocazione”. Caricando al massimo di pressione lo scontro e non temendo neppure il limite del contatto. E’ sempre stato Stoner a dover chiudere il gas per evitare il peggio.
Il “canguro” deve rialzare ancora l’asticella. Abbiamo visto che poi tutte queste pole e i giri veloci in prova sono importanti ma lasciano il tempo che trovano, non sono decisivi. In pista alla fine conta il manico, il pelo sullo stomaca del pilota. In barba a chi diceva che non era più il pilota a fare la differenza, ma le diavolerie dell’elettronica. Laguna Seca ha “chiuso” anche questa inutile diatriba.
Valentino è caricato e lanciato verso il titolo. Una battaglia aperta. Casey, se ci sei batti un (duro) colpo! La Ducati resta grande, per potenza e velocità, anche se la Yamaha di Valentino è apparsa più “stabile” e più guidabile.
Sulla “rossa” resta il limite di non poter disporre del secondo pilota competitivo. E’ chiusa o no la “manfrina” con Melandri?
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