La saga dei Rossi: la famiglia meno comune che ci sia
Il Valentino figlio, ed il padre Graziano. Sempre di Rossi si tratta, ma di differenze ce ne sarebbe da scriverne un libro. Ma mai prima di oggi si erano visti così insieme. C’è riuscito il mensile Riders, che nel numero di Agosto appena uscito nell’edicole ha messo insieme la famiglia Rossi meno comune di Italia come mai la si era vista prima.
Un continuo botta e risposta tra racconti ed aneddoti come mai se ne erano sentiti su un ragazzino troppo alto che è diventato leggenda. E che oggi è uomo, tanto da ammettere candidamente che: “Vorrei diventare papà. Però di una bambina più che di un bambino. Perché? Boh, perché mi piace“.
Ed ecco ancora una volta apparire il Rossi che non ci si aspetta, quello che si mette le bretelle (accessorio sempre e comunque indossato da suo padre) mentre Graziano finge di mettersi la sua tuta del Fiat Yamaha Team.
Un intervista insomma da quasi cadere dalla sedia. Che racconta di un padre e figlio molto più simili di quanto non vogliano dar a vedere. Anche se sempre incapaci di dirsi un “Ti voglio bene”. (Ma meglio così come dice Graziano, perchè, ” se glielo dicessi Valentino risponderebbe “Anch’io”, mentre se capitasse il contrario, lo guarderei e gli diri: “Vale, ma ti senti bene?“).
Ma anche senza frasi tenere le cose tra loro sono cambiate, specie nell’ultimo anno (quello iniziato con la bufera tasse), come racconta lo stesso Vale: “Graziano, ultimamente il nostro rapporto si è riavvicinato molto…Intendiamoci, anche prima andavamo d’accordo ma avevi capito prima di me che c’era qualcosa da cambiare.
Avevi ragione. Ora sei una parte fondamentale della mia organizzazione: sei amministratore delegato della società Vale 46 e il mio mentore“.
Ma ecco alcuni degli aneddoti più belli:
Le donne: Graziano qui non ha peli sulla lingua: “Io e te forse siamo stati pari quando io avevo già 40 anni e tu 16. Un mese fa ti ho cerxcato invano per tre giorni, poi sono uscite le foto di te con una mora sulla barca e ho detto “Finalmente ho capito dove c…. eri!“.
Gli inizi: come può non esserci un legame incredibile con l’uomo che ha contibuito a fare una leggenda del motociclismo? E Graziano lo sa, e ricorda bene come è iniziata: “a tre anni eri completamente vittima delle mie mattate. In una zona industriale misi dei birilli in modo da formare tre – quattro curve e con una corda attaccai la macchinina a un motorino…
Tu stavi nella piccola auto che, chiaramente, ad ogni curva, andava di traverso: già stavi imparando a controllare il volante in controsterzo e ti divertivi come un pazzo. In questa immagine c’è la nostra vita o comunque la parte veloce della nostra vita.
Le incazzature: Graziano, lo stesso che ai tempi delle minimoto, dopo che Vale rinunciò alla bagarre si arrabbiò di brutto, come racconta Vale: “ha preso la minimoto l’ha sbattuta in macchina e ha detto: “Adesso andiamo casa perché alla bagarre non si può rinunciare, questo non è uno sport per codardi”.
Le gare: Per Valentino la miglior gara di Graziano è stata fatta a Imola nel 79, nel Trofeo delle Nazioni con la 500 “quando hai fregato addirittura Kenny Roberts“. Graziano risponde: “Quella che preferisco tra le tue gare è la gara d’esordio della 500 a Donington. Ho capito che sì, eri forte sul serio“.
I momenti difficili: Non solo ricordi belli, anche quelli brutti, raccontati però sempre col sorriso: “una volta credevi che mancassero due giri alla fine e invece ne mancava uno. E per la paura che ti recuperasse il tuo avvesario hai dato troppo gas e a 500 metri dall’arrivo sei caduto” dice il Rossi junior.
Ma Graziano si vendica ricordando la prima volta che Valentino provò una moto vera, una Cagiva 125, a 13 anni: “Sei caduto due volte in due giri, sempre alla stessa curva. Quando tornasti ai box ci domandammo: “Ma siamo sicuri che sia questo il nostro lavoro?”.
La risposta è arrivata da sè…
via | Riders Online