Rossi ipoteca il titolo, non la MotoGP. Stoner chiamato al "colpo d'ala"

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 17 ago 2008
Rossi ipoteca il titolo, non la MotoGP. Stoner chiamato al

E’ per primo Valentino Rossi, adesso, ad aver “bisogno” di Casey Stoner. Perché se le prossime sei gare dovessero somigliare a Brno dopo la caduta dell’australiano, a vincere sarebbe la noia e la vittoria, così, conta metà.

Brno ha confermato una MotoGp a due velocità: dopo Rossi e Stoner c’è il vuoto. I motivi sono diversi, ma questa è la realtà. Una realtà che ripropone interrogativi e riapre polemiche.

Non a caso, dopo la vittoria, Rossi ha paragonato (ingenuamente o avvedutamente?) la caduta di oggi di Stoner a quella di Biaggi, sempre a Brno, nel 2001. Come a dire, quella caduta fu decisiva nel chiudere una “partita” fra due contendenti (a favore del pesarese) e forse anche questa potrebbe esserlo.

Comunque, la caduta c’è stata. Stavolta l’ha fatta Stoner. Una caduta non mette in discussione un carriera. Tanto meno una carriera di un campione del Mondo. Ma c’è caduta e caduta. Non sempre la scivolata con conseguenze fisiche pesanti è la più disastrosa per un pilota. Basta ripassare la storia.

La domanda è una sola: al di là del danno alla classifica iridata, quanto “pesa” adesso sulla condizione “psicologica” di Stoner la scivolata di Brno?

Perché non di banale fuoripista si tratta. Perché avviene dopo il gran braccio di ferro e la sconfitta subita dal pilota della Ducati a Laguna Seca. Perché avviene dopo sei pole consecutive, a dimostrazione della competitività del “pacchetto” pilota-moto-gomme. Perché avviene proprio nella fase in cui il recupero nei confronti dell’avversario era avviato con tre successi consecutivi e sembrava (prima della tappa in Usa) un recupero inarrestabile.

Allora? Allora Stoner, dopo l’alt di Laguna Seca, è mancato alla (prima) controprova. Casey oggi ha voluto alzare l’asticella con una gara d’attacco. Ma è stato proprio lui a pagarne duramente le conseguenze. Colpa della gomma? E chi può escluderlo? Ma Stoner (e non solo lui) sanno che non è lì che va cercata la causa di fondo.

La causa delle nuove difficoltà di Stoner si chiama Rossi: il Rossi di Laguna Seca che si stava riproponendo a Brno. Come si chiamava (soprattutto) Stoner la causa del periodo no di Valentino.

Insomma, Stoner non ha “digerito” la sconfitta del corpo a corpo di Laguna Seca. E a Brno ha clamorosamente fallito nella nuova tattica: quella della fuga. Stavolta non c’è stato bisogno dello scontro ravvicinato. L’ombra di Rossi che si faceva minacciosa ha probabilmente tolto a Stoner la sicurezza di una fuga vincente, con l’incertezza (l’incubo?) di un nuovo scontro al color bianco.

Con sei gare da fare, teoricamente tutto può ancora succedere. Nei fatti, solo Valentino può perdere questo titolo. Quest’anno Stoner e la Ducati hanno iniziato vincendo, poi problemi (e sfortuna) a non finire, quindi una nuova fase da dominatori, alla fine Laguna Seca e Brno dove si è dimostrato che la Ducati non si guida da sola.

E’ possibile un nuovo miracolo? Stoner non deve dimostrare niente. Ma lo sport ha le sue leggi e quelle del motociclismo sono fra le più dure. Rossi ha ipotecato l’ottavo titolo. E soprattutto sembra tornato il “caimano”, l’invincibile, il “mangiatutti”. Tocca a Stoner, magari subito a Misano, dimostrare che non è così. Non è più solo questione di titolo.

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