MotoGP: Biaggi-Ducati, test col cronometro o media-show?

C’è chi liquida la due giorni del Mugello di oggi e domani della Ducati con Max Biaggi sulla 1000 D16 GP come pura operazione di marketing. Tutto è possibile, anche un test come verifica propedeutica al rientro pro tempore del “Corsaro” in MotoGP, ufficialmente in sostituzione dell’infortunato Ben Spies.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 6 giu 2013
MotoGP: Biaggi-Ducati, test col cronometro o media-show?

Stavolta non siamo in inverno per il vernissage annuale Ducati sulle nevi di Madonna di Campiglio, bensì a ridosso dell’estate, dopo i primi cinque Gran Premi di una stagione 2013 in continuità con le due precedenti, cioè tutt’altro che esaltanti.

Quando una Casa come la Ducati scende in pista a porte chiuse con staff e apparati tecnici e organizzativi come in un gran premio (il Team Pramac serve da copertura, così come dire che la moto è quella di Spies per diminuirne l’impatto dell’ufficialità) per di più con un pilota dal valore tecnico-agonistico (oltre che di immagine) come il “corsaro”, si può buttare acqua sul fuoco ma non si può parlare di ordinaria amministrazione, tanto meno di un test da … scampagnata, un test “che fa sorridere”, come sentenzia Loris Capirossi.

A questi livelli, nessuno, né la Casa né il pilota, scende in pista per “divertirsi”, per passatempo o per una pur appetibile copertura mediatica. A dirla tutta, con la Casa bolognese sempre al centro delle discussioni (continuano gli strascichi polemici dell’infausta era Rossi&C) e con un pilota come Max, poco propenso ad essere orientato e a tenere la lingua a posto, non è detto che i test, sul piano dell’immagine, non si traducano in un boomerang.

Il calendario MotoGP stringe, dopo il Mugello c’è già Montmelò e poi Assen, (più gli appuntamenti della SBK), quindi c’è tutto fuorchè aria di vacanza. Il Team manager Paolo Ciabatti ha un bel dire che: “Non abbiamo bisogno di farci dire che la GP 13 non chiude le curve. Questo ce lo dicono ad ogni Gran Premio i nostri piloti, di cui ci fidiamo”. Già. Ma questi piloti “di cui ci fidiamo” non dicono perché la moto non chiude le curve e qual è il rimedio.

E da Biaggi – pilota di gran fiuto capace di sentire come pochi la moto, di dialogare con il mezzo, intrepretarlo e passare al Team le sue sensazioni — ci si aspetta questo tipo di risposte, un contributo per “ciò che non va”, aiutare a sbloccare una situazione che tiene la Ducati in mezzo al guado. Un sei volte campione del Mondo – dal valore e dall’esperienza del romano, cui l’Aprilia deve molto – è in grado di togliersi in fretta la patina di ruggine accumulata e riprendere la mano con una MotoGP anche se è dal 2005 (Honda ufficiale) che non sale su una moto di questo tipo.

All’ottimo Ciabatti gli si allunga il naso anche quando giura che nessuno farà girare i cronometri. Lui per primo avrà il cronometro in tasca e lo farà scattare con grande interesse perché la Desmosedici GP13 sul passo turistico è “perfetta” ed è solo tirandola al limite – quindi con tempi più bassi possibili – che si possono comprendere limiti e pregi. L’1’47.628 di Andrea Dovizioso in qualifica resta il piolo attorno cui far girare il test, ma contano molto anche l’1’48.564 di Pirro con la GP13 “laboratorio” e l’48.765 di Espargarò con la Art-Crt Aprilia. Poi, diciamo la verità, chi può escludere che il convitato di pietra di questi test al Mugello non sia proprio … Valentino Rossi?

I piloti (Ducati) – chiosa ancora Ciabatti – non possono sentirsi messi in discussione per questo test. Sì, ma il rischio è che presto ad essere messi sotto esame ( e alla porta?) siano altri e un bel test di Biaggi (con tempi di tutto interesse) riporterebbe il sorriso nella dirigenza e fra i progettisti, riaprendo situazioni oggi imprevedibili.

Il riserbo di Ciabatti è legittimo e comprensibile ma in cuor suo spera che il “corsaro” compia il … miracolo. Altrimenti sarebbero due giorni buttati. Il rischio è di perdere, oltre il tempo, anche la faccia.

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