Max Biaggi "ammonito" a farsi l'esame di coscienza
Sarà che quando si passa dalle recensioni musicali a quelle del rombo dei motori si può smarrire il senso delle “note”. O sarà che chi segue la complessità delle “quattro ruote”, dalla semplicità delle due ruote può essere portato a una semplificazione e a una schematizzazione dell’analisi. Specie quando ci si erge a “giudice” e l’opinionista getta la maschera per farsi riconoscere semplicemente per quello che è: tifoso. Di parte.
Ovvio che, specie nello sport, ognuno la pensa come crede. E su tutto e su tutti si può avere pareri differenti. Si parla di Biaggi che è stato ed è un pilota amato e odiato.
Più o meno come tutti i grandi piloti e i grandi di ogni sport. Chi scrive ha sentito fischiare in pista Giacomo Agostini (15 titoli iridati) molte volte. Biaggi adesso è tornato a firmare un contratto biennale per il mondiale SBK con l’Aprilia, una Casa che non si può dire che abbia dato poco al motociclismo.
E’ una notizia che fa bene a tutto il motociclismo. Invece no. Subito scatta la censura preventiva. Addirittura il sarcasmo misto a “livore”. Il rospo è rimasto nel gozzo.
“Il sospetto –scrive Luca Budel su SportMediaset – è che si tratti di una mossa pubblicitaria per lanciare, con il nome di Biaggi, un’operazione che sotto il profilo tecnico presenta non poche incognite”.
Ma, come: se Biaggi è il pilota-personaggio negativo per eccellenza, perché Aprilia lo ha ripreso con sé? Biaggi uomo-sandwich? Forse il gruppo Piaggio, primo in Europa e colosso motociclistico mondiale, non è all’altezza per “misurare” i pro e i contro di questa operazione?
Magari se Mr. Colaninno senior avesse letto il pezzo di cui sopra, Biaggi sarebbe rimasto a piedi e sarebbe stato costretto ad appendere il casco al chiodo. Ma così, piaccia o no, non è.
Nella grande musica si amano tutti i grandi compositori, poi c’è chi predilige la “potenza” di un Verdi rispetto alla “raffinatezza” di un Rossini. O viceversa. E c’è chi ama (come li amava Pavarotti) Vaccaj, Pergolesi, Traetta, Torelli, Telemann, Tartini, Steffani, Sor, Smetana.
Le stroncature (o i tentativi di stroncatura) fanno parte della storia del Teatro. Anche se poi, alla fine, prevale il rispetto. Anche nello sport, le stroncature (o i tentativi di stroncatura) fanno parte del gioco. Anche nel motociclismo, nel suo piccolo.
Per non andare troppo indietro, né restare troppo vicini all’attualità, chi è troppo giovane (o è poco interessato a “conoscere” perché si fa prima a “giudicare”) non sa le stroncature fatte a gente dal calibro di Jarno Saarinen, Renzo Pasolini, Angelo Bergamonti, Santiago Herrero, Phil Read, Walter Villa, Bill Ivy ecc. La storia si ripete.
Forse non è solo Max Biaggi – come ammonisce Budel – a doversi fare un esame di coscienza. Beato chi, come Budel, ha tutto chiaro: di qua i bravi e buoni, di là gli scarsi e cattivi.
Normalmente l’intelligenza coincide col dubbio. E non tutti hanno questo bene della provvidenza.