Ma che fine aveva fatto la Garelli?
Lo avete scritto anche voi nei commenti. Ci ricordiamo con nostalgia dei Garelli Vip e Noi, forse perchè quando li guidavamo avevamo qualche anno in meno rispetto ad oggi. Ci ricordiamo anche dei successi mondiali, quando Gresini correva ancora e vinceva. Poi? Cos’è successo alla Garelli? Che fine ha fatto?
L’occasione della presentazione dei due nuovi Flexì 50 e Tiesse 50 ci ha permesso di andare un po’ a fondo a questa vicenda. La storia “vera” di Garelli finisce nel 1992, con il fallimento dell’azienda. Verso la fine degli anni ’90 il marchio viene usato per vendite e televendite di ciclomotori prodotti in Cina. Poco dopo fano la loro comparsa negli ipermercati altri scooter, sempre di progettazione e produzione cinese. I modelli sono quello che sono: costano poco e non valgono più del prezzo cui sono venduti, su questo non ci piove. Quando siamo arrivati a Lacchiarella, sede della Nuova Garelli, non sapevamo però del lavoro fatto negli ultimi mesi: una vera e propria ricostruzione dell’azienda ripartendo praticamente da zero.
Ci aspettavamo il solito discorso trito e ritrito, fatto di marchi, di globalizzazione, di maketing, con una spolverata finale di due ruote… ed invece no. C’è qualcosa di più corposo. Nuova squadra dirigente con manager di esperienza provenienti dal settore industriale e motociliclistico, e nuova filosofia. La Garelli non farà più da “intermediaria” (passateci il termine) tra il mercato cinese e quello italiano, comprando semplicemente scooter in Cina per rivenderli in Italia.
La nuova strada prevede infatti che i ciclomotori vengano progettati in Italia, sia dal punto di vista tecnico sia per quanto riguarda il design, lasciando in Cina la produzione. Vista la cattiva “fama” della produzione cinese, fatto che nessuno può negare, Garelli investirà risorse in loco. In soldoni, Garelli avrà una propria fabbrica in Cina che produrrà secondo standard europei. Quindi controllo qualità e certificazioni sia per le componenti in ingresso sia per quelle in uscita. A Lacchiarella si stanno già attrezzando e sono già attive le prime linee per i controlli tecnici, gas di scarisco compresi, sugli scooter che verranno messi in vendita.
A proposito di vendite, non vedremo più il marchio Garelli negli ipermecati: verrà utilizzata una distribuzione più “classica”, ovvero i concessionari. Qui si tocca il punto dolente della passata gestione, perchè nessuno nasconde che l’assistenza fosse praticamente scarsa. Sanno anche loro che la prima preoccupazione del cliente è la reperibilità dei ricambi. Ci dicono quindi in Garelli che è in fase avanzata il trasferimento della logistica ricambi a un nuovo operatore specializzato nel settore auto/moto per le attività di stoccaggio, evasione ordini, distribuzione/trasporto. Scrivevamo che Garelli riparte da zero, e la cura che i dirigenti stanno impiegando si vede anche da particolari all’apparenza di seconda importanza come la manualista per l’utente e per l’officina. Completamente nuovi e disponibili anche in pdf nel primo caso, con una interessante interattività a video per quanto riguarda schemi elettrici e schema di diagnosi. Pare proprio che Garelli creda in quello che fa, tant’è che la garanzia sarà di tre anni, con tanto di assisenza stradale: non male.
La gamma non si limiterà ai cinquantini e nei prossimi mesi potremo vedere qualcosa di nuovo anche sul fronte del “targato”. Almeno ufficialmente, i dirigenti Garelli non si pongono obiettivi fantasmagorici. Anzi, è lo stesso Paolo Berlusconi a dire che non andranno a fare concorrenza ai grandi marchi. In questo momento il traguardo di Garelli è fare dei “buoni scooter”, ovvero avere clienti soddisfatti per l’acquisto: un piccolo grande risultato, oggi come oggi.
Vedremo allora nei prossimi mesi e nei prossimi anni se Garelli riuscirà innanzitutto a produrre ciclimotori e scooter di qualità e se riuscirà a riconquistare la fiducia ed il cuore dei vecchi clienti. Appuntamento all’Eicma per le prossime novità.