MotoGP Assen, the day after: Rossi, tutti sul carro del vincitore?

Ad Assen è stata scritta una bella e avvincente pagina del grande motociclismo, sport capace di ritrovare se stesso nei momenti più difficili, con piloti e corse che entrano nella leggenda. Non è la prima volta che questo accade, ma ciò non toglie smalto e valore a quanto accaduto ieri in MotoGP nel GP d’Olanda.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 30 giu 2013
MotoGP Assen, the day after: Rossi, tutti sul carro del vincitore?

Iniziamo dall’inno di Mameli e dal tricolore, tornati protagonisti nella classe regina dopo un lungo periodo di assenza. Non è un vezzo nazionalistico ma un elemento di … “novità” che pesa e fa bene a tutto il motociclismo: vale il doppio perché ottenuto dal nostro number one, il più titolato esponente della “vecchia” scuola italiana.

Veniamo a Jorge Lorenzo, vincitore morale di Assen, protagonista di una impresa leggendaria che gli fa onore per il coraggio, l’audacia, le capacità di guida e onora tutti i corridori e tutto il motociclismo. Ma, come dicevamo, non è la prima volta che ciò accade, intrecciando storia e leggenda, da Tazio Nuvolari (che nell’anteguerra corre e vince con una gamba ingessata, che a Monza viene calato con una gru tutto fasciato e ingessato come una mummia e vince), a Bruno Spaggiari (che nel 1957 ad Alessandria cade con la sua Ducati, rompe la clavicola destra, torna in corsa e vince salutando il pubblico con il braccio a penzoloni), a Mike Hailwood (che al TT del 1965 cade a oltre 200 Kmh, diverse fratture, riparte malconcio e trionfa sotto il diluvio con la MV Agusta 500), su su fino a Max Biaggi (che nel 1997 a Suzuka – vittoria di Kato – gareggiò con una clavicola rotta giungendo settimo).

Sono solo esempi perché nei decenni ci sono stati tantissimi piloti – dai fuoriclasse ai meno blasonati – che si sono resi protagonisti di vicende al limite dell’eroismo.

E veniamo a Valentino Rossi, tornato alla vittoria dopo quasi tre anni di astinenza. Una vittoria bella, meritata, senza sbavature né ombre. Come sempre – e questo è bene se contenuto nell’ambito della correttezza – il fuoco delle polemiche è divampato, anche in modo esagerato, specie quando dalla passione sportiva si scade nel tifo più esasperato.

Tant’è qualche sbadato nostro incallito super critico ne dica, chi scrive, da quando Valentino corre, per anni ha messo in risalto in centinaia di articoli classe e qualità tecnico-agonistiche dell’illustre … concittadino.

Ciò non vuol dire che sono stati evitati anche rilievi critici, nelle ultime stagioni, (in Ducati le responsabilità della debacle erano di tipo tecnico ma Valentino ha commesso l’errore di annunciare che lui e i “suoi” avrebbero risolto ogni problema e vinto anche con la “rossa” …) perché sempre di un uomo trattasi – pur fuoriclasse – e non di un semi dio come si vuol far apparire da alcuni esasperati che magari non hanno mai visto una corsa, a differenza di chi scrive, che per passione calca le piste mondiali e non (compresi i circuiti cittadini e quelli delle corse in salita) solo dal … 1957, con il contatto di centinaia e centinaia di piloti e migliaia di corse vissute spesso ai bordi delle curve di tutte le piste del mondo. Appassionato totale, ma mai associato alla logica dei “fans” che dividono i piloti (e i supporters) in amici e nemici e fuori dalle esternazioni cardiopatiche di qualche telecronista partigiano.

Chi scrive non ha l’abitudine di salire sul carro del vincitore (all’epoca pro Pasolini e anti Agostini), né, però, tirar pietre contro i perdenti e né ancora vedere ogni cosa in bianco e nero, o tutto bianco o tutto nero.

Alla vigilia del GP d’Olanda abbiamo scritto su Motoblog: “ Ad Assen, il nostro portabandiera più blasonato, Valentino Rossi, deve uscire dalla scomoda posizione di “nobile decaduto” e dimostrare in una pista da manico puro che il lupo perde il pelo ma non il vizio di … vincere”. E così dopo la prima giornata di prove ufficiali: “Rossi d’assalto e ben ritrovato fra il maiorchino e Pedrosa, comunque ben messo anche con le rain”. E sulle pagelle, con voto 10: “Il 9 volte iridato si trova in canna il colpo vincente e non sbaglia. Gara perfetta, una vittoria vera: sarà vera svolta?”. Per gli smemorati, questo scrivevamo nel 2010: “Per Valentino Rossi, straordinario campione mai domo, è l’ultima sfida in un motociclismo che non può rimanere orfano del pesarese. Il fuoriclasse di Tavullia ha tutte le carte in regola per vincerla, questa sfida. Se gli dovesse andare male, il “dottore” sa bene chi incolpare”. Questo alla vigilia del Mugello 2012: “Chi, come chi scrive, ha seguito Valentino al Mugello sin dalla sua prima corsa di campionato Europeo 125, può ben dire di trovarsi di fronte il pilota qui più veloce e completo”. E nel 2011: “Alla MotoGP e al motomondiale serve ancora un Rossi protagonista e vincente in pista. E a Rossi tutto serve meno che una cricca di compiacenti adulatori”. E all’inizio di questa stagione: “Questa MotoGP ha bisogno di Rossi competitivo. Rossi lo sa, e sa bene che non può deludere. In bocca al lupo, Vale!”. E poco dopo: “ Una MotoGP così – da noi sempre fortemente criticata – ha bisogno come il pane dei fuochi d’artificio in pista, di chi dalla polvere torna sugli altari. Chi oggi meglio di Valentino può ancora sbarellare il gioco riaccendendo – pro e contro – la passione degli sportivi in Italia e fuori?”.

Potremmo continuare per pagine e pagine. Torniamo ad Assen, alla inconfutabile vittoria di Valentino, cui non si possono addossare le colpe per le .. cadute altrui. Ma, vivaddio, solo un somaro non capisce che con Lorenzo e Marquez al 100% la musica in pista sarebbe stata un’altra. O no? Fra due settimane, la nuova puntata.

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