MotoGP e SBK, flop in TV. Quanto “alzano” Rossi e Biaggi?

MotoGP e SBK, in particolare in Italia, continuano a perdere ascolti in tv ma anche spettatori nei circuiti. Le cause sono diverse, ma invece di affrontarle e prendere il toro per le corna, ogni volta si cercano scuse: la giornata di sole (o di pioggia), la concomitanza con altri eventi sportivi ecc.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 2 lug 2013
MotoGP e SBK, flop in TV. Quanto “alzano” Rossi e Biaggi?

La realtà è un’altra e ha un solo nome: crisi. Crisi del motociclismo dentro la crisi generale.

La MotoGP ad Assen (sabato) con il trionfo di Rossi e la SBK a Imola con la doppietta di Sykes sono franate in tv. In particolare a Imola – come già scritto ieri su Motoblog – si è quasi toccato il fondo con i 761.000 telespettatori totali (share del 6,71%) di gara 1 e con i 623.000 di gara 2 (share del 4,79%): sotto la Moto3 di Assen! I motivi sono più di uno e li abbiamo affrontati più volte.

Solo irresponsabili o sprovveduti potevano pensare che la gravissima crisi mondiale dell’economia non toccasse il motociclismo e non corrodesse anche nel profondo il mondo delle corse, come fosse un’isola felice. Da noi la Ducati è passata in mano tedesca e dell’Aprilia poco si sa sul suo futuro.

Tale crisi, tutt’altro che superata, sta modificando gli attuali scenari delle corse, a cominciare dai campionati mondiali e, a cascata, i campionati nazionali e quelli minori già vacillanti. Gli spettatori del CIV tricolore al Mugello, Vallelunga, Misano si sono contati nelle dita di una mano: 300 piloti non “producono” 30 spettatori!

Come già abbiamo scritto, il crollo del mercato motociclistico mondiale costringe le Case a ridurre ancora la produzione, a ridimensionare i progetti e a stringere la cinta, togliendo risorse (anche) al comparto agonistico. Risorse che non sono più recuperabili con l’intervento degli sponsor. La stessa crisi generale toglie linfa agli sponsor, che altro non sono che aziende come tutte le altre, anch’esse (poche le eccezioni) nella tempesta.

Oggi, in discussione, non c’è solo il futuro di questo o quel pilota, di questo o quel team, ma la sostanza stessa delle corse motociclistiche, il suo livello qualitativo sul piano industriale, tecnologico, dell’immagine e dello spettacolo. Siamo al gatto che si morde la coda: ridimensionando la “qualità” delle corse si ridimensiona la componente mediatica (tv in particolare), fondamentale per l’audience, quindi per gli sponsor e, a cascata, per l’intera impalcatura che regge il sistema.

Occorre rivoltare come un calzino quello che oggi c’è, ripensando nel profondo anche la MotoGP e il Wsbk, come pare la DORNA si appresti a fare, non senza ritardi, errori e contraddizioni. Così come sono oggi, questi due campionati non reggono l’urto della crisi. La strada imboccata dalla DORNA, con la complicità della FIM, sta portando le corse in un vicolo cieco.

Regge un “Circus” di super circuiti, super paddok, super hospitality, super calendario, super sponsor incentrato su due-tre Case, su un solo pilota-super star? Basta spostare le gare nei Paesi emergenti per sfuggire alla crisi? Il rischio non è solo quello di abbassare le luminarie, ma di chiudere baracca e burattini.

In particolare la SBK di Imola dimostra quanto pesa (soprattutto in Italia) la mancanza del pilota personaggio, soprattutto la mancanza del personaggio e del suo “anti”, insomma il Coppi-Bartali o l’Agostini-Pasolini. E quanto pesi la mancanza di case italiane Guzzi contro Gilera, Gilera contro MV Agusta, Mv Agusta contro Benelli, Benelli contro Morini e così via.

In sintesi, s’impone una domanda: la metà dei telespettatori che mancano oggi in tv in SBK sono gli ex aficionados di Biaggi che, out il “corsaro” non sono più interessati alle corse? Se così fosse, quando – Dio non voglia – in MotoGP ci sarà l’addio di Valentino Rossi, che succederà?

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