Su la Visiera: una Honda SBK ufficiale per Michael Schumacher per il 2009. E poi?
La voce ha già qualche giorno – anche il nostro lettore Aigor ce la ha segnalata settimana scorsa – ma è passata un poco in sordina. Forse perchè nello stesso periodo c’era un altro campione impegnato sulla sua ex auto a dare notizia.
O forse perchè la questione inizia a perdere un poco di peso. O meglio di sostanza: perchè la si sta “spingendo” troppo, e gli appassionati sanno come funzionano queste cose. Esatto, stiamo parlando di Michael Schumacher, il Campione moderno della velocità su 4 ruote, colui che dopo aver scritto pagine di storia della Formula 1 da circa un anno ce lo siamo ritrovati tra i nostri. Pronti ad “adottarlo”.
Ben felici, perchè se uno come lui diventa motociclista, tutta la categoria non può che goderne e sfruttarne il riflesso di ogni suo gesto, sua piega o caduta. E Schumi non scherza: sta pensando seriamente se correre il Mondiale Superbike 2009 in sella a una Honda ufficiale.
Perchè anche lui – come Rossi, guarda caso – è partito giocando in quello che non è il suo mondo. Ma poi il gioco diventa gusto, il gusto diventa sfida, e la sfida è un qualcosa con il quale lui va a nozze. Proprio come il suo “specchio a 2 ruote”, Valentino ovviamente.
E siccome uno come Schumacher tanto umano non è, è finita che in moto ci sa andare, ed in pochi mesi è diventato un “vero pilota” di moto. Alla faccia dei 40 anni – li compirà il 3 gennaio. Pragmatico, metodico e consitente proprio come lo abbiamo conosciuto in F1: ha fatto gavetta il Kaiser, magari troppo veloce per un comune mortale, ma non per lui: ma per ora i secondi di divario dai nostri piloti ci sono ancora.
Però c’è anche un’altra questione, c’è tutto il contorno: il “pacchetto” Michael Schumacher. Sponsor, visibilità, fama e luci dei riflettori sempre puntati. Un ricco banchetto, sul quale per prima – e qui veniamo alla notizia dalla quale nasce questo Su la visiera – ci si è lanciata la Honda, tanto per cambiare.
Con una dichiarazione formale di Carlo Fiorani – responsabile dell’attività della Honda Europa ed ex Ferrari (guarda caso) – ma fin troppo chiara: per te una moto ufficiale, anche subito: “Michael è convinto che il campionato tedesco, in questo momento, sia la sua dimensione ideale. Noi gli daremo il massimo supporto, visto che lì il regolamento non permette modifiche.
Per adesso non ci ha chiesto di correre il Mondiale 2009. Ma, se ha voglia, una moto per lui c’è già. Deve solo chiedercela“. Insomma la Honda è iniziata appoggiandolo per la Superbike tedesca dove Schumi avrebbe deciso di correre nel 2009, e ora arriva ad offrirgli il “paradiso”.
Fregandosene bellamente di tutto: della gavetta, dei talenti da far crescere, della “meritocrazia”, che nelle corse moderne è spesso roba da arecheologi. “C’è Schumi, la leggenda vivente delle auto che vuole provare a vincere un mondiale in moto a 40 anni“: e le porte si aprono.
Giusto? Sbagliato? Normale? A deciderlo non sarò di certo io, se la cosa avverrà. Ma la mia idea la ho: Schumi lo accolto freddamente e poi me ne sono “innamorato” come tanti quando ha iniziato la sua lunga storia in Ferrari. Quando da campione si è trasformato in leggenda, e anche l’uomo si è aperto, trovato, consolidato. E noi con lui, che verso lui abbiamo consolidato il nostro amore. Tanto da pinagere per lui il giorno del ritiro.
Ma onestamente di vederlo correre in Superbike oggi come oggi non me ne frega molto. Tantomeno se in questo modo: semplicemente per una dote – enorme, meravigliosa ed emozionante nell’automobilismo – che però ha poco da spartire con le 2 ruote. Perchè per quanto ho visto io oggi, Michael ha ancora tutto da dimostrare.
Oggi per me Schumi è un buon pilota di moto, ma uno come tanti. Non proprio il personaggio a cui ci eravamo abituati. E questo se vogliamo gli rende ancora più onore all’uomo. Ma al pilota Schumi dico vai pure avanti così, onorato e felice di averti tra di noi. Ma prima di fare le cose sul serio fai vincere la legge della pista e del cronometro, non quella dello Show Business.
Hai capacità, e soprattutto mezzi, per fare tutti i test che vuoi, per crescere veramente e magari diventare uno vero su due ruote (sempre che tu lo voglia diventare). Ma non venire a farmi il pilota di mezza età con la dote in spalla. E si badi bene che non c’è nulla contro la Honda in queste parole, che fa solo il suo lavoro (e bene).
Ma – e te lo ho già detto Michael – ho pianto per te quel 22 Ottobre 2006, ma ora non rovinarmi quella lunga serie di ricordi che ho di te. Continua a divertirti tu che puoi, vai in moto e goditi la tua “pensione da sogno”, e facci sognare vedendoti ogni giorno più forte anche su 2 ruote.
Ma soprattutto continua ad onorare la unica e sacra regola delle corse: quella del cronometro. E sono sicuro che saprai tu quando, e se, sarà il momento. E non le porte che inevitabilmente ti si apriranno. Del resto lo hai detto anche tu: “In auto non avevo più niente da imparare, qui è una scoperta continua e questo mi appassiona“.
Non mi deludere Kaiser…
via | Gazzetta