"Tagli" anticrisi al motomondiale: un passo avanti, due passi indietro

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 19 feb 2009

Invece degli applausi, Carmelo Ezpeleta Ceo della Dorna, riceverà solo fischi. Perché il nuovo regolamento 2009 è semplicemente una toppa che non chiude il buco dei costi del motomondiale e non affronta i veri problemi della MotoGP.

Non erano tutte uova d’oro quelle covate dal patron del motomondiale? Non si è sempre affermato che la lievitazione continua e spropositata dei costi delle corse non ne limitava il successo e lo sviluppo in quanto la formula vincente era “più costi uguale più competitività uguale più spettacolo uguale più immagine uguale più audiences uguale più ricavi uguale più guadagni”?

Forse la crisi economica mondiale ha rotto l’ingranaggio portante e il giocattolo rischia adesso di frantumarsi. Forse c’è chi, nel gioco continua a guadagnarci (leggi Dorna) e chi non ce la fa più a reggere i costi (leggi Case, Team, Organizzatori).

I nuovi regolamenti che portano la firma della FIM, (la Federazione internazionale moto che è solo un soprammobile che copre vergognosamente tutte le scelte della Dorna, la società privata che gestisce a proprio uso e consumo il motomondiale) sono stati già illustrati da Polisblog e questa nota esprime una valutazione di sintesi che è fortemente critica rispetto all’impianto complessivo.

I sintomi di crisi della MotoGp erano già evidenti nel 2008. La fortissima congiuntura internazionale acuisce quello stato di difficoltà, che non è solo dovuto ai problemi economici. Per affrontare questa crisi non si può improvvisare, non si può partire dalla coda, bensì dalla testa. Non si può solo tagliare. E i tagli comunque devono essere programmati e selezionati, riducendo il superfluo, non il cuore che alimenta lo spettacolo.

Ci vogliono nuove idee, proposte, progetti per un nuovo rapporto fra costi/investimenti e ricavi/guadagni. Serve evoluzione non involuzione. Altrimenti si fa la fine di quel bravo cavallo che aveva “imparato” a non mangiare e bere, ma poi era stramazzato al suolo lasciando alla fame il suo avaro proprietario.

La crisi avanza inesorabilmente ma la Dorna non ha saputo far altro che partorire il “topolino” di questi nuovi regolamenti/farsa che tendono a ridurre i tempi dello spettacolo reale in pista (è un primo passo per eliminare le prove del venerdì) senza diminuire il “contorno” pro vip del fuori pista, senza ridurre un calendario con gare e trasferte inutili.

Nel mirino c’è il “congelamento” dello sviluppo delle moto per almeno due stagioni, un passo, se attuato, davvero di puro autolesionismo.

Con tutta la buona volontà è difficile vedere anche solo i primi tasselli di un disegno strategicamente serio e valido. Certi limiti all’elettronica, la eliminazione delle sessioni libere del venerdì mattina, la riduzione di quindici minuti dei vari turni di prove, il numero massimo dei motori dopo Brno cosa sono se non sconclusionati e demagogici palliativi? E gli unici due test post Gp solo per i piloti ufficiali? Discriminazione inaudita!

A dirla tutta, sono regole improvvisate che non diminuiranno i costi , alimenteranno la tensione, produrranno più rischi per i piloti con conseguenti aumenti di cadute e quindi possibilità di ulteriore riduzione della già asfittica griglia di partenza.

Tradotto, significa rischio di minore spettacolo con minore interesse per il pubblico e quindi minori entrate. E’ il gatto che si morde la coda.

A 10 giorni dai test in notturna in Qatar e con l’avvio del campionato oramai alle porte questi regolamenti sono una forzatura senza senso, in grado solo di disorientare Case, team e piloti e di allontanare il pubblico.

Si dirà, ma perché tutti obbediscono alla Dorna? Bella domanda. Forse perché la voce del “padrone” resta la più convincente. Perché alla fin fine è sempre il padrone che tiene in piedi la baracca ed è lui che paga. E che, quando serve, usa la carota e il bastone.

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