Ducati MotoGp: perchè "davanti" con Stoner e "dietro" con gli altri?
Anche dopo l’avvio della MotoGP 2009 a Losail si ripropone la domanda: perché la Ducati di Casey Stoner è altamente competitiva e vincente e le altre Ducati (factory o no) perdono e soprattutto perdono “male”?
Bella domanda.
E’ così ovvio cominciare a dire che i campioni non sono tutti uguali, che le moto da corsa (anche della stessa Marca) non sono tutte uguali, che le Case non considerano i loro piloti tutti uguali, che c’è sempre (anche quando non lo si ammette) una “prima guida”?
Stoner è la prima guida della Ducati. E lo è non perché “raccomandato”, ma perché ha dimostrato con i fatti di essere stato e di essere il migliore pilota della Casa di Borgo Panigale. L’essersi adattato perfettamente alle non facili caratteristiche della Desmosedici (e alle sue continue evoluzioni tecniche) è la conferma delle qualità e delle capacità del “canguro”.
Non è Casey a doversi … “scusare” per questo. Casomai sono i suoi compagni di squadra a tentare di essere performanti come Casey.
Di fronte a ciò, è evidente che il massimo dell’”attenzione” e delle “attenzioni” della Ducati (senza sottovalutare o tanto meno penalizzare gli altri) sono rivolte al pilota vincente, cioè all’ australiano.
Oggi, con i nuovi quattro piloti (oltre a Stoner) , la situazione della Ducati non è statica. E il GP del Qatar è stato “particolare” (la notturna, il posticipo, il tipo di tracciato, la prima gara, i gap fisici, i nuovi regolamenti ecc.) e non si può certo tirare le somme dopo la prima corsa su 17 appuntamenti iridati.
L’unica certezza riguarda Stoner, fuoriclasse su un altro pianeta.
Per gli altri quattro il giudizio è rinviato. Hayden ha corso la prima di Losail in condizioni fisiche menomate per la gran botta subita sabato. E’ vero: i tempi fatti segnare in prova hanno dimostrato che per l’americano la strada è davvero in salita. Può risalire? Il debutto di Kallio non è esaltante (chi non ricorda quello di Lorenzo nel 2008?): ma il finlandese è un “passista” e a fine stagione avrà un bel bottino in classifica. Delusione Gibernau? Ma era prevedibile un exploit dello spagnolo dopo un periodo di assenza così lungo e una spalla non a posto? Canepa è un rookie e come tale si è comportato, però al livello … minimo.
Schematicamente questo è il quadro attuale. Allora?
Allora potrebbe anche accadere nel corso della stagione di dover prendere atto che la Ducati dispone di un fuoriclasse, Stoner (uno che la Desmosedici la “guida” al 100%) e dispone di altri quattro piloti, ottimi o solo bravi, che non sono però al livello di Casey (o comunque la Desmosedici non la guidano al 100%).
E’ sempre stato così, nelle Case e nei Team. C’è sempre un pilota che emerge perché “migliore” o più “adatto” a un certo tipo di moto. Di solito quel pilota “migliore” è competitivo e vincente con qualsiasi mezzo competitivo. Qualche esempio, senza scomodare Valentino Rossi e altri piloti degli ultimi anni? Limitiamoci alla massima cilindrata.
In tempi diversi, grandi Case come Ajs, Norton, Gilera, Moto Guzzi, Mv Agusta, Benelli, Honda, Yamaha, Suzuki schieravano più piloti, spesso veri e propri squadroni. Ma a vincere erano per lo più sempre gli stessi nomi, i fuoriclasse, i numero uno, i capitani, le prime guide. Qualche dettaglio.
La Mv Agusta nella 500, dal 1956 aveva in squadra anche fior di piloti italiani, ma a vincere gare e titoli con i bolidi di Cascina Costa furono l’inglese John Surtees (1956, ‘58, ‘59, ‘60), il rodesiano Gary Hocking (1961), l’inglese Mike Hailwood (1962, ‘63, ‘64, ‘65).
Nel 1965 la Mv fece debuttare con le sue grosse e “inguidabili” quattro cilindri il giovane … Giacomo Agostini. Che per una intera stagione, dopo un fortunoso ed estemporaneo exploit sul lungomare di Riccione, nelle ben più ostiche piste iridate si limitò a seguire (da lontano …) il suo capitano. Ma la classe non è acqua. Mino diventò presto Ago. Passato Mike the Bike alla Honda, e costruita “su misura” la Mv tre cilindri, il bergamasco cominciò a vincere e a dominare (pur avendo sempre la Mv almeno due, tre piloti).
Conta il pilota? Sentite questa. La Honda, dopo aver sbancato nelle 50, 125, 250, 350, debuttò nella 500 nel 1965 con il pluri iridato Jim Redman con una quattro cilindri potentissima ma, a detta del rodesiano, “inguidabile”. Chi scrive ricorda gli scodinzolamenti paurosi nei curvoni in tutti i circuiti, dove si girava a medie ben più elevate di quelle attuali! Tant’è che Redman mise insieme solo cadute e ritiri.
Ma la musica cambiò con l’arrivo di Hailwood, che al debutto nel Gp di Germania, con una delle due moto di Redman, rifilò mezzo giro al suo coequiper, e battagliò per la vittoria con Agostini.
Lo stesso Mike Hailwood (nel 1968) e Jarno Saarinen (nel 1972), estemporaneamente in sella alle 500 quattro Benelli, “suonarono” il pilota ufficiale della Casa pesarese, non uno qualsiasi, bensì .. Renzo Pasolini.
In sella alle Yamaha, Saarinen e, prima di lui, Phil Read, misero dietro compagni di squadra che erano fior di campioni (ma non altrettanto straordinari e vincenti) di tutte le bandiere.
Una differenza da allora? Che il “secondo” pilota era capace di ..fare secondo e anche … di vincere. Cioè di fare il gioco di squadra.
E’ questo che è mancato alla Ducati nel 2008 ed è questo che sembra ancora mancare in questa stagione. Lo spazio non ci permette di proseguire con altri esempi.
Morale della favola? Solo fra tre-quattro gare si capirà il reale livello di competitività dei quattro ducatisti. Se il buon tempo si vede dal mattino, tutte le speranze restano affidate a Stoner, l’unico in grado di battere Rossi e riportare l’iride a Borgo Panigale.
Se così sarà e nessuno dei quattro si inserirà nella lotta per il podio, allora la Ducati dovrà riflettere sui “suoi” piloti di oggi e forse dare una ulteriore svolta per il domani.