MotoGP con i "tre moschettieri". Da Jerez, "poker d'assi"?
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Motegi potrebbe lasciare il segno in questa MotoGp che si apre a nuovi scenari, con gli outsider di lusso pronti a spezzare il monopolio Rossi-Stoner. La perentoria vittoria di Jorge Lorenzo (che agguanta anche la testa della classifica iridata) dimostra che non sono solo l’italiano e l’australiano ad essere di un “altro pianeta”.
E i tre “moschettieri” potrebbe diventare presto, molto presto, quanto meno un quartetto. Dalla doppia trasferta extraeuropea Rossi porta a casa due ottimi secondi posti ma non … la vittoria. Al pesarese brucia più il risultato di Motegi che quello di Losail: significativi, nel dopo corsa, il suo viso tirato e la mancanza di fair play nei confronti del suo compagno di squadra.
Tant’è. Perdere, si sa, non fa bene a nessuno. Peggio ancora se chi vince è il proprio compagno di squadra: l’unico, forse ancora più di Stoner, in grado di mettere a rischio la superiorità psicologica del campione di Tavullia.
Al di là dei distacchi, le vittorie di Stoner e di Lorenzo sono state nette. Rossi in classifica è oggi messo meglio dello stesso periodo di un anno fa. anche se pare meno soddisfatto adesso di allora. Perché? A Jerez la prima significativa risposta. Non mancano a Valentino le risorse per contrattaccare.
Lorenzo non è una novità. La novità sta nel fatto che è tornato a vincere. Chi pensava che lo spagnolo facesse un campionato di “assestamento” si deve ricredere: Jorge non fa da scudiero a nessuno, nemmeno a chi vanta otto titoli mondiali. Un anno non è passato invano.
Lorenzo non subisce nessun timore reverenziale: sembra avere fatto tesoro degli errori nella stagione del debutto: ha acquistato in serenità, concentrazione, lucidità conservando ed esaltando quelle caratteristiche di indomito lottatore che mettono in risalto il suo talento e la sua classe. E’ lui il pilota che Rossi e Stoner temono di più.
A Motegi il maiorchino ha imposto la legge del più forte (l’inseguimento, il recupero, il sorpasso in staccata, la capacità nel tete-a-tete alla baionetta e nel gestire il vantaggio). Questo infonde fiducia a Lorenzo e mette in allarme gli avversari, Rossi compreso (o Rossi per primo).
Per finire, un plauso alla Yamaha. E non solo per le vittorie, i podi, la competitività dei mezzi. Ma per come le due M1 di Rossi e Lorenzo siano sullo stesso livello di performance e per come non ci siano ordini di scuderia a favore del ben più blasonato campione pesarese.
Non è così banale come sembra. E tanto meno è così ovvio. Riguardarsi il passato (non solo quello recente) per crederci.
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