Test Yamaha Majesty 400 2009: avanti tutta scooteroni
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Lo vedi, nel suo vestito(ne) bianco, modaiolo ed elegante, e capisci che lui è “lo scooterone”. O perlomeno un qualcosa di molto vicino alla definizione di scooter di alta gamma. Lasciando perdere per una volta divagazione sportive (come il fratello T-Max) il Majesty 400 è stato parte integrante dell’evoluzione dei maxi scooter.
Che sono poi quella generazione nata con il CN250 della Honda per permettere di allargare lo spettro di utilizzo di questi mezzi fino al viaggio vero e proprio. Grazie a motori potenti, tanto spazio a bordo (e protezione aerodinamica) e vani di carico sempre più capienti ma senza per questo diventare mai troppo pesanti o impegnativi in città. Tutte cose facili a dirsi, ed un po’ meno a farsi.
Ma a riguardo chi da sempre si è prefisso di riunire alla perfezione questi concetti è proprio il Majesty della Yamaha, che in questa edizione 2009 è arrivato sul mercato dopo un sostanziale, e pare proficuo, ringiovanimento
Di lui ci aveva dato un primo assaggio il nostro Lorenzo B., ma non potevamo di certo esimerci dal perovarlo in maniera più approfondita. Compito che tocca a me che, sarà la vecchiaia che si avvicina, ho negli ultimi tempi aumentato in maniera esponenziale il mio rapporto con questi mezzi.
Che per inciso non sostituiscono di certo la moto, ma possono affiancarla molto bene nella vita di tutti i giorni, quando praticità e comfort possono essere degli ottimi alleati. E visto che il Majesty 400 è appunto l’essenza dello scooterone, questo test – che ovviamente condivideremo con voi anche questa volta – inizia a farsi interessante.
Ma non correte troppo, siamo alla prima presa di contatto. E io per ora posso dire che l’estetica – pecie nel bianco in cui ci è stato consegnato – pur rimanendo ad effetto “incrociatore” piace. E’ indubbiamente grande il Majesty (e lo è sempre stato) ma questo non toglie nulla alle sue doti dinamiche, anche cittadine, come ho avuto modo di capire percorrendo la sola strada dal concessionario Yamaha dove ho ritirato il nostro “400” stampa all’ufficio.
E poi dopo qualche mese di scooter piuttosto low cost, salire a bordo di un mezzo la cui qualità è di tutt’altro livello, rende piuttosto felici: comandi, plastiche, dettagli e finiture sono di ottima fattura e piacevoli al tatto, ed il vano sotto la sella ad effetto monolocale – insieme ai due vani dietro lo scudo – hanno finalmente risolto i miei problemi di trasporto del necessario.
Ora lo metterò un poco alla frusta nella guida in città, e poi mi ci dedicherò a qualche gitarella tanto per saggiarne lo spirito più tursitico. Riuscirà a conquistarmi?
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