MotoGP, in 17 al via del Sachsenring. E' crisi vera!

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 16 lug 2009
MotoGP, in 17 al via del Sachsenring. E' crisi vera!


Chi si ricorda del vertice del 7 gennaio scorso quando ad Hamamatsu le Case impegnate nella MotoGP (Ducati compresa) tennero uno storico summit per decidere “come” affrontare le conseguenze della crisi economica mondiale i cui tentacoli stavano aggredendo anche le corse?

La montagna partorì il classico topolino. Infatti la Dorna, padrona assoluta del Motomondiale (la Fim è vergognosamente “scomparsa” da decenni), udite e registrate le “proposte” delle Grandi Case tentò la “sintesi”, cioè più o meno il “nulla”.

Con la storiella ridicola dell’abolizione delle prove ufficiali del venerdì mattina, il contingentamento … dei motori e, più in generale, con il colpo di … genio (un vero e proprio colpo di mano) della stroncatura della classe 250 dopo i primi brillanti 60 anni iridati.

Insomma, non è cambiato niente. Si è menato il can per l’aia, sperando che passasse la nottata. E vivendo alla giornata, gara dopo gara. Cioè puntando tutto sulle vicende del campionato, aggrappandosi in primis a San … Valentino da Tavullia. Tant’è.

E domani al Sachsenring, la MotoGp (dopo il forfait del Team di Francisco Hernando che di fatto appieda Sete Gibernau) si presenta con 17 piloti, che già di per sé porta sfiga. Fortuna che rientra Mika Kallio. Facciamo gli scongiuri: che nessun incidente in prova elimini qualcun altro.

Non vogliamo ricordare i primi tre decenni del campionato del Mondo quando la 500 si presentava con almeno 40 piloti. Ma anche la MotoGp, dal 1998, oscillava fra i 25 e 30 piloti allo start.

Quindi, toccare per credere. Questa è crisi vera.

La Kawasaki chiude davvero a fine anno. Altre Case (e diversi Team) stanno rifacendo i conti e decideranno. Molti organizzatori di gran premi sono al limite del collasso. Anche le Tv vogliono stringere i cordoni della borsa per pagare (molto) meno i diritti.

La baracca non si salva pensando a qualche intervento a pioggia della Dorna o riverniciando carene dell’anno precedente.

Ovvio che c’è un problema di costi. Ma soprattutto c’è un problema di strategia. Di strategia che non c’era e non c’è. Si sta smontando il motomondiale pezzo per pezzo.

Dove va questa MotoGP? Che succederà nell’era (non così lontana!) del dopo Rossi?

Se, dopo la Moto 2, si ricorrerà alla Moto 1 (più o meno motori di “serie” uguali per tutti, più o meno una monomarca di lusso), la classe “regina” diverrà una corsa da “dopolavoristi”. E il grande motociclismo lo si ritroverà nel libro dei ricordi.

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