Ancora sull'innalzamento dei limiti di velocità: serve un segnale di "responsabilità"
Elena Valdini, giornalista e autrice di “Strage Continua”, libro dedicato alle vittime della strada, attraverso il blog del sito Chiareletter.it, lancia un monito ai legislatori “cerchiobottisti” che starebbero mettendo mano al Codice della Strada in modo irresponsabile.
“Con una mano si mette e con l’altra si toglie – scrive Elena – e questo alla sicurezza stradale non fa bene, come non fa bene al nostro Paese, che tra poco più di sei mesi dovrà dire all’Unione Europea se è riuscito o meno a dimezzare il numero delle vittime della strada entro i tempi previsti (dal 2001 tutti i paesi dell’Unione sono impegnati a raggiungere il medesimo obiettivo entro il 2010).”
La frase è un chiaro riferimento alla proposta di portare il limite massimo di velocità a 150km/h, nei tratti di strada coperti dal sistema di sorveglianza Tutor, uno strumento di rilevazione che ha consentito di ridurre del 50% i morti sulle autostrade interessate. La proposta, al vaglio del Parlamento, farebbe letteralmente a pugni con l’inasprimento delle sanzioni nei confronti di chi guida ubriaco.
“La domanda è – si chiede Elena Valdini-: che cosa dovrebbe pensare il familiare di una vittima della strada (o anche un tecnico della sicurezza stradale) che ogni giorno si batte perché finalmente l’Italia scelga di lavorare in modo organico per fermare gli scontri stradali? La risposta molto probabilmente s’intreccerebbe con una storia personale che parla del vuoto dell’anima e dell’assenza istituzionale.”
“Se è lo Stato a dirti che puoi premere il pedale (certo, non dappertutto, solo dove c’è il Tutor, mi raccomando) significherà pure che si può fare. Allo stesso modo, qualcuno potrebbe anche pensare che allora, se prima li mettono e poi li tolgono, vorrà dire che questi limiti non sono poi così importanti… Dov’è allora la verità?” La velocità è ancora oggi la principale causa di incidenti stradali mortali.
Finchè non avremo in mano il testo definitivo della riforma al Codice della Strada, non possiamo giudicare a fondo l’operato del Parlamento italiano. Tuttavia, è evidente che le persone percepiscono una mancanza di regole chiare, l’assenza di strumenti efficaci per la prevenzione e la repressione di crimini sottovalutati quali la mancanza totale del rispetto del codice della strada.
Come dice bene la Valdini: “esiste qualcosa che si chiama responsabilità, dei segnali e delle parole. Esiste qualcosa che si chiama “responsabilità condivisa”, delle azioni e degli strumenti d’intervento. Esiste qualcosa che si chiama credibilità, e mi hanno insegnato che si ottiene con la sobrietà, la precisione e il rispetto delle regole.”
via | ASAPS