Il caso Stoner: qual'è la verità "vera"?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 11 ago 2009

Il forfait di Casey Stoner è l’epilogo di una lunga fase di evidente difficoltà del campione australiano ma lascia anche dubbi sulle motivazioni reali di una scelta evidentemente sofferta (per il pilota e per la Casa) pur se certamente legittima.

Se un pilota non sta bene, o non se la sente, non deve correre.

L’assenza di Stoner toglie una (grossa) fetta di interesse alla MotoGp e manda in tilt la Ducati che dà definitivamente l’addio al titolo iridato e si trova un futuro ricco di incognite.

La domanda: “cos’è la Ducati senza Stoner?” adesso può trovare (forzatamente) la sua risposta. Ma con tutti gli auguri che si possono formulare per il nuovo ruolo di Kallio e per il rookie Fabrizio (scelta molto discutibile) non c’è bisogno di aspettare le prossime tre gare per sapere come andrà a finire.

La Ducati senza Stoner non è oggi in grado di esprimere un adeguato livello di competitività. In altre parole, Rossi e Lorenzo (e non solo loro) possono stare … tranquilli. Anche perché, stando a quanto visto fin qui, non sarà Hayden a dare finalmente la zampata vincente.

Insomma, per la Ducati, una situazione davvero difficile. Molto difficile. Dovuta, non c’è dubbio, alla dea bendata che si è accanita contro la Casa italiana. Ma forse non è tutta colpa della sfortuna.

L’impressione è che in Ducati non regni più la giusta armonia e che oramai quello che si può definire il “caso” Stoner abbia gettato lo scompiglio a Borgo Panigale, togliendo lucidità e capacità di risposta.

Addirittura ci si trascina da un anno in una situazione segnata da incertezze e senso di smarrimento. Chi non ricorda il tentativo di “aiutare” Stoner ingaggiando Max Biaggi, poi la vicenda Gibernau e così via?

Stoner, cavallo di razza, molto delicato, potrebbe avere “rotto”. Il pilota è sempre sotto pressione. Il campione ancora di più. Ma il fuoriclasse fa la differenza anche perché, più di altri, regge lo stress. E’ sempre stato così. Conta come il pilota regge allo stress e conta anche come il Team “aiuta” il pilota a reagire a una situazione difficile.

Stoner ha dimostrato in pista il proprio valore. Così come lo ha dimostrato la Ducati. Evidentemente qualcosa si è “rotto”. Si tratta di capire “cosa” si è rotto. E perché.

Forse alle dichiarazioni ufficiali del pilota e della Casa manca qualcosa: la verità.

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