MotoGP: Rossi e Marquez “alleati” guastafeste?
Nel prossimo week end del Sachsenring si va oltre la rivincita di Assen perché nel toboga tedesco i big del poker d’assi (Pedrosa, Lorenzo, Marquez, Rossi), oltre a giocarsi una chance importante per il titolo mondiale, possono giocarsi anche la faccia.
Fra i due litiganti in testa alla classifica, sulla difensiva nell’ultima gara di Assen, ce ne sono altri due che possono godere, attaccando. Il vento può cambiare, con i due attuali leader Pedrosa (136 punti) e Lorenzo (127) sempre più pressati dai due scomodissimi competitors, il rookie Marc Marquez (113) oramai capace di tutto, e il ben più esperto Valentino Rossi, di certo caricato ma non pago del recente trionfo olandese.
Il motociclismo è sport dove mai niente è scontato e niente è acquisito, e sempre – nessuno escluso – una volta in pista, deve dimostrare il livello reale di competitività. Pedrosa e Lorenzo restano favoriti ma l’altro binomio “cattivo”, il giovanissimo spagnolo della Honda e il nove volte campione del Mondo della Yamaha, sono tutt’altro che fuori gioco, non si sentono “seconde guide” e neppure outsider, seppur di lusso.
Il primo perché, pur limitato da sbavature per eccessiva foga con conseguenti cadute, ha dimostrato di saper bruciare le tappe e di essere vincente già all’esordio in MotoGP. Il secondo perché, pur dopo le due stagioni disastrose in Ducati e un avvio in Yamaha a corrente alternata e – diciamo la verità – alquanto in sordina, ha poi saputo ritrovare, con la brillante vittoria olandese, oltre al sorriso anche il morale, molla indispensabile per confermarsi vincente.
E’ evidente che i due campioni solo apparentemente giocano la stessa partita. Per il “verde” Marquez ogni podio e ogni vittoria rappresentano un exploit straordinario in grado persino di dargli il titolo già nella stagione del debutto. Per lo “stagionato” Rossi ogni podio e ogni vittoria rappresentano l’aggancio per rinverdire un passato fra i più significativi e gloriosi della storia del motociclismo.
Uno come Rossi non dà la mano e non si inchina a mo’ di rispettosa deferenza nel giro d’onore di una corsa come ha fatto con Marquez per “noblesse oblige” o solo per un vezzo … tattico, come volesse ingraziarselo. Evidentemente il “dottore” rivede nell’astro nascente, in modo speculare, il proprio percorso agonistico e non c’è dubbio che, se costretto, dalla torre getterebbe Jorge e non Marc.
D’altra parte lo stesso Marquez non poche volte ha usato parole di stima e rispetto verso l’asso italiano. Ciò non significa che i due in pista dicono: “prego, si accomodi!”. Può significare, invece, una “alleanza” che travalica i confini di Marca e di Team diversi, dentro la quale potrebbero finire Pedrosa e Lorenzo, come pesci nella rete. Qui i giochi di squadra non contano: Rossi non aiuterà Lorenzo e Marquez non aiuterà Pedrosa.
C’è un però. Rossi e Marquez sono due fuoriclasse, pur se in due fasi ben diverse delle loro carriere. Sul potenziale di Marc non ci piove: se non cade è capace di strabiliare, con podio certo e vittoria possibile. Sul potenziale di Rossi è il Sachsenring a dover dare la risposta: una conferma per dimostrare che Assen non è stato un caso, un fuoco di paglia.
Dire ciò non toglie nulla a Rossi. La sua vittoria ad Assen non è in discussione perché Valentino ha guidato (finalmente!) da par suo, con autorevolezza – lo dimostrano anche i tempi sul giro – e senza errore alcuno. Caso mai è la conferma, oltre che delle proprie qualità, anche della bontà complessiva della Yamaha, su cui invece il “dottore” aveva espresso sovente dei dubbi.
Ma ad Assen Lorenzo ha corso non alla pari, in condizioni … “eroiche”, menomato dalla frattura alla clavicola e dal conseguente intervento chirurgico di 48 ore prima, Marquez ha corso con due dita fratturate e ha anche perso tempo prezioso nel superare il peggior Pedrosa stagionale (Marc non poteva rischiare il disastro, con l’ennesimo volo, tanto meno rischiare di fare filotto con il suo compagno di Marca) e lo stesso Crutchlow – altro cliente pericoloso – si è eliminato da solo.
Quindi una serie di condizioni negative per gli avversari di Rossi e stella favorevole per lui: tutte insieme hanno condizionato l’esito della gara, senza nulla togliere – lo ripetiamo per l’ennesima volta – valore al trionfo di Valentino, il quale non ha nessuna colpa per le disgrazie altrui. Solo di fortuna e/o sfortuna si tratta: quest’anno Rossi è caduto varie volte senza pagare dazio, mentre gli altri sono usciti spesso da cadute con non pochi problemi.
Il bellissimo saliscendi tedesco è pista corta e guidata, ideale per i piloti con la baionetta fra i denti. Spettacolo da non perdere. Vietato ai deboli di cuore.