Crisi corse? In Italia si moltiplicano gli autodromi: ecco Pardossi da 30 milioni! Monza, scandalo biglietti
Amare le corse, quelle di moto in particolare, non significa accettare tutto quello che ci ruota intorno, a cominciare dagli impianti, in Italia numerosi, per lo più mal gestiti e costruiti in funzione di interessi politici e di speculazione economica.
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Con l’aria di crisi che tira, gli autodromi – anche fuori dall’Italia – faticano a far quadrare i bilanci e senza gare di Formula uno e di MotoGP o WSBK e senza il continuo pompaggio di danaro pubblico, sarebbero tutti (o quasi) con i conti profondamente in rosso. Addirittura traballano circuiti storici quali Monza, Nurburgring, Portimao, Jerez solo per citarne alcuni.
C’è anche uno snaturamento degli autodromi, per lo più intesi e realizzati come costosissimi mega centri di business a 360°, luna park per vi e nababbi, dove le corse diventano un optional, con torri megagalattiche per vendere prodotti (che nessuno compera), centri congressi spesso vuoti e … asfalti della pista con buche, toilette indecenti ecc.
Restando in Italia, da anni autodromi quali Imola, Monza, Misano, Vallelunga, Pergusa ecc. si divincolano in situazioni di gravi difficoltà economiche con cambi di gestione, di proprietà e anche con libri portati in tribunale. Per non parlare – lo ripetiamo – delle montagne di soldi pubblici erogati per coprire le voragini dei debiti e anche quelli per i “normali” contributi annui.
Di fatto si sono realizzate cattedrali nel deserto per incensare i potenti di turno, dove tutto è sacrificato sull’altare dell’effimero e dell’immagine televisiva pro gestori della F1 (Ecclestone) e della Moto GP (Dorna) e dei boss del giro della politica e del business. Dopo la F1 e la MotoGP c’è l’abisso: nessuno si interessa davvero delle gare minori, del vivaio, della prospettiva. Nel CIV (il massimo campionato italiano di velocità) gli spettatori si contano sulle dita di una mano.
L’obiettivo è spremere il limone più grosso fino all’ultima goccia. Nessuno si interessa del pubblico presente negli autodromi: sempre più lontano dalla pista, sempre più dietro a reti che tolgono visuale, sempre più tartassati da costi spropositati dei biglietti, con servizi fatiscenti. Così le corse diventano un evento elitario, si trasformano in evento virtuale. E noioso. Conta solo l’audience televisiva: un contatto un dollaro. Ma di (troppo) gigantismo e di (poco) realismo si può morire. Specie in periodi di vacche magre. Prima o poi la “bolla” esplode.
Ora, si sa, la classe politica italiana è quella che è e i politici (rare le eccezioni) si muovono esclusivamente nella logica elettoralistica per non dire del perverso rapporto fra partiti e affari. Dentro questa crisi, l’ultima trovata viene da Pontedera dove Regione Toscana ed enti locali hanno dato l’ok per un nuovo mega impianto, l’autodromo di Pardossi, perché “terra dei motori” (ma non si chiama così la zona di Modena e di Maranello per la presenza Ferrari e di altre significative realtà del motorismo Made in Italy?), patria della Piaggio.
Orbene, al di là di tante altre considerazioni per un giocattolo dal costo di … 30 milioni di euro (ko per l’ambiente con un’altra spianata di asfalto in una zona infida, scolmatore dell’Arno, discarica pisana, orribili torri eoliche …), a un tiro di … cannone da Pontedera ci sono già altri autodromi. Andiamo a memoria, che è meglio: l’autodromo toscano del Mugello, quelli emiliani di Imola, Varano (Parma), e l’ultimo di Modena. Non distanti, a nord, c’è l’autodromo di Monza, di Adria (Rovigo), di Franciacorta (Brescia), il discutissimo mega Motorcity (si farà?) fra Vigasio e Trevenzuolo (Villafranca di Verona), a sud quello di Misano Adriatico. Poi un elenco che è giusto ripercorrere: Magione (Umbria), Vallelunga (Campagnano di Roma), Anagni (Frosinone), Enna (Siracusa), Autodromo del Sele (Battipaglia SA), Autodromo del Levante (Binetto di Bari) e ci fermiamo qui. Più le piste di prova: Fiorano (Ferrari), Balocco VC (Fiat), Arese (dismessa), La Mandria (TO Fiat), Nardò (LE), Pomigliano Na (Fiat), Mirafiori (Fiat), Vizzola Ticino Va (Pirelli), Vairano PV ecc.
Una volta si diceva che più concorrenza porta migliori servizi e costi più bassi per i clienti. E’ così anche per gli autodromi, con investimenti stratosferici e costi di gestione che solo un “furbo” può pensare di ripianare con le prove degli appassionati della domenica? Come sempre, anche a Pontedera e dintorni si sono già costituiti comitati pro e contro l’autodromo, con il solito obiettivo di mettere gli uni contro gli altri, lucrare voti e … soldi. Vedremo.
Per la cronaca, parlando sempre di autodromi, dal Giorno.it di ieri si apprende dell’ennesimo scandalo dei biglietti a Monza, pass venduti dai bagarini come biglietti per poter assistere al GP di F1 del prossimo 8 settembre. Un giro d’affari fraudolento enorme, fatto – secondo le indagini in corso – dai bagarini che riescono ad avere biglietti invenduti (che dovrebbero essere distrutti) con la complicità dei custodi dell’Autodromo brianzolo che controllano anche le note portinerie d’ingresso. Ma montagne di biglietti giungono – sempre grazie ai custodi (e non solo) – anche dai biglietti dei visitatori annuali (i quali in cambio dei 5 euro ricevono … depliant!) e dai pass ospiti non consegnati (autorità, giornalisti ecc) e venduti a prezzi strtosferici! E’ così solo a Monza?
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