KTM: il CEO Stefan Pierer svela i retroscena dell'affare Husqvarna
In un'intervista rilasciata dal blog ufficiale del costruttore austriaco, il numero uno di KTM racconta in che modo ha convinto BMW a cedergli il leggendario marchio di origini svedesi: "Avevamo un piano chiaro sin dall'inizio. Per noi Husqvarna era un punto di riferimento, fino a quando abbiamo acquistato Husaberg..."
L’acquisto di Husqvarna da parte di KTM ad inizio anno aveva colto di sorpresa diversi ambienti motociclistici. Infatti è subito apparso strano che BMW dopo aver investito molto nell’ammodernamento della linea produttiva e nel rinnovamento della gamma prodotti, BMW Motorrad ha comunque preso la decisione di cedere il marchio a KTM – che di Husqvarna era il maggior ‘competitor’ sul mercato. Questo ha destato ovviamente qualche preoccupazione tra le maestranze dello stabilimento di Cassinetta di Biandronno (VA), il cuore produttivo di Husqvarna, timori che poi purtroppo si sono rivelati fondati con l’annuncio della chiusura della produzione nell’impianto varesino – e conseguente messa in CIG per oltre 200 lavoratori – e la riunificazione di Husqvarna con il marchio Husaberg in una ‘nuova’ Husqvarna.
In una recentissima intervista rilasciata al blog ufficiale KTM, il CEO della casa austriaca Stefan Pierer ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni in merito agli eventi che portarono all’acquisto di Husqvarna di BMW tramite la sue Pierer Industrie AG:
“Husqvarna è sempre stata il punto di riferimento sin dall’inizio. Era un concorrente forte, uno di quelli che migliora di anno in anno. A metà anni ’90 abbiamo rilevato Husaberg, che era stata fondata dagli ingegneri ex-Husqvarna che avevano lasciato l’azienda quando fu acquistata e ‘spostata’ da Castiglioni e Cagiva. Abbiamo fatto un po’ di esperienza, e nel 2003 abbiamo chiuso l’impianto in Svezia e trasportato tutta la produzione in Austria. La cosa ha funzionato molto bene, e ne siamo rimasti molto colpiti. Forse, in parte, è stata Husaberg a uccidere Husqvarna, perché l’anno scorso hanno venduto 6.000 unità, più di quante ne abbia vendute Husqvarna nel segmento off-road, quindi senza contare i loro modelli stradali.”
“L’esperienza con Husaberg come secondo marchio, basata sulla sovrapposizione con il ‘brand’ principale, ci è stata utile, così come l’utilizzare la strategia delle ‘piattaforme’ sul modello dell’industria automobilistica. In altre parole, la massima condivisione dei componenti del motore e del telaio, per quanto possibile. Così non hai più bisogno di avere ‘ricerca e sviluppo’, ‘acquisti’ e ‘produzione’ diversi. [Le moto] Sono tutte uguali. Dopo dieci anni, sono sicuro al 100% di poter gestire un secondo marchio, e poi si è presentata questa opportunità con Husqvarna.”
“Husaberg ha un punto debole: in Europa è un marchio forte e conosciuto, ma al di fuori del nostro continente nessuno sa veramente chi sia. Negli Stati Uniti è sconosciuta, ma questo non è il caso di Husqvarna. Questo marchio ha praticamente importato il Motocross in America, ed è uno dei pionieri di questo sport. Ha una lunga tradizione negli Stati Uniti, ed è conosciuto ovunque, in tutto il mondo. E’ il secondo marchio motociclistico più antico.”
“Si è creata una situazione in BMW in cui l’azienda, per via della crisi, ha deciso di concentrarsi solo sul settore delle moto stradali, e per questo volevano liberarsi delle loro attività ‘off-road’. Abbiamo sempre avuto un piano ben chiaro su quello che volevamo fare, ossia creare un marchio unico modo, con Husaberg che si sarebbe fusa con Husqvarna per poi scompare e Husqvarna che diventa il nostro marchio globale ‘forte’ per il futuro. Grazie alla strategia della piattaforma saremo in grado di ritoccare alcune cose sui modelli Husaberg e convertirli in Husqvarna, con i colori e grafiche nuove e qualche affinamento tecnico.”
Quì ricordiamo che BMW ha ceduto Husqvarna anche per un altro motivo, Husqvarna, in media perdeva circa 25 milioni di euro l’anno e per provare a invertire la tendenza, era addirittura necessario aggiungerne alti per il rilancio del marchio e la messa in cantiere di nuovi progetti. Un investimento troppo grande da sostenere per BMW, soprattutto in un momento molto difficile del mercato moto, dove le perdite sono spesso a doppia cifra percentuale.
Ma vendere un’azienda che perde così tanto non è facile, in Europa e anche fuori. I possibili compratori non sono facili da identificare. Perché l’azienda è grande, ha oltre 200 dipendenti, una struttura ed un immobile enorme dai costi fissi elevati. Anche altre grandi aziende che producono moto in Italia, come ad esempio Honda e Yamaha, hanno già ridotto la loro produzione ed il personale. Per BMW, però, l’esigenza era disfarsi della azienda prima possibile, e pur di non continuare a perdere soldi, era disposta ad incentivare la cessione con un supporto economico all’acquirente, cifra però mai dichiarata ufficialmente.
“Per il motocross useremo la piattaforma KTM, e all’EICMA 2013 potrete vedere che avremo una gamma enduro da competizione molto forte, con tutte le cilidrate da motocross: 250, 350 e 450 e i due tempi 125 e 250 cc, oltre a tutti i modelli che aveva Husaberg aveva per l’Enduro, incluso il monocilindrico 690. Si tratta di una linea di modelli perfetta, che permetterà ai rivenditori di sopravvivere nel segmento off-road. Questo inoltre ci darà la possibilità di avere una seconda linea di distribuzione da usare contro i giapponesi. su base globale, Husqvarna è abbastanza forte per poter attaccare i giapponesi, o comunque per risollevare gli europei nel confronto con giapponesi: è questo il concetto.”
Il CEO di KTM sottolinea che proprio la pluriennale esperienza acquisita dal suo Gruppo nello specifico settore ‘off-road’ è il fattore-chiave che permetterà a KTM di ‘riuscire’ là dove BMW ha fallito:
“Possiamo farcela, grazie ai nostri 20 anni di esperienza con il mercato e l’industria del ‘fuoristrada’. Si tratta di un settore molto specifico, per il quale servono persone esperte, dall’ex-pilota ai tecnici qualificati e competenti. Con il lavoro duro e costante, ogni piccolo dettaglio contribuisce a creare il prodotto giusto. In secondo luogo, bisogna saper capire la comunità dell’off-road: si tratta di una nicchia chiusa, e se non ne fai parte allora stai facendo un errore.”
“L’Italia, intesa come base industriale, è uno dei paesi più difficili in Europa – francia a parte – a causa delle sue normative sul lavoro. Non sono più competitivi. Prima di tutto è necessario pagare un sacco di soldi per avere una bella azienda e un marchio italiano, ma poi servono anche un sacco di soldi per sbarazzarsi di tale società, ed è proprio su queso punto che siamo arrivati all’incontro con BMW. Abbiamo un rapporto stretto, perché io apprezzo BMW come concorrente, e in Europa sono quelli ‘più vicini’ a noi. C’è grande rispetto e un certo tipo di rapporto. Loro mi hanno chiesto se fossi interessato [a rilevare Husqvarna] perché volevano concentrarsi sui modelli ‘da strada’, e io ho risposto: “Perché no? Sediamoci insieme e parliamone…”. E’ andata semplicemente così.”
“Sembra facile, ed infatti è stato facile. Siamo davvero entusiasti adesso, soprattutto pensando al programma dei nuovo modelli. Per noi a Mattighofen [sede austriaca di KTM] significa produrre 15.000 moto in più basate sulle stesse piattaforme. E’ la stessa cosa che fa Volkswagen nel settore auto con Seat, Audi e Skoda. Sul mercato i marchi sono separati, ma dietro ci sono delle sinergie che rappresentano l’unico modo per sopravvivere su piccola scala in un settore competitivo come questo.”
Stefan Pierer ha confermato che l’azienda non si opporrà se i suoi due brands dovessero effettivamente ritrovarsi da avversari in alcune competizioni sportive (“una buona e misurata dose di competizione interna è sempre utile..”), confermando che il principale fattore di differenziazione tra KTM e Husqvarna sarà l’approccio ‘più soft’ di quest’ultima:
“I contenuti del marchio vanno tenuti separati da KTM. KTM è forse un po’ più ‘estrema’, più orientata alla competizione. Di Husqvarna verrà enfatizzato di più l’aspetto storico, più scandinavo, leggermente più lineare. Il design, come si vedrà in futuro, sarà un po’ più ‘morbido’ rispetto alle KTM. Sarà più focalizzato sul genere ‘Supermotard da strada’. Ci sono diverse nicchie del mercato che Husqvarna potrebbe abdare ad occupare, tornando ad essere di nuovo protagonista.”