La Morini torna a "volare"? Quando la Casa bolognese mise le ... "ali" a Giacomo Agostini

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 14 apr 2010
La Morini torna a

Bella notizia, quella del “salvataggio” della Moto Morini da parte di Paolo Berlusconi. Attendiamo conferme e dettagli ufficiali. Qui merita ricordare i passaggi agonisticamente più importanti di una Casa fra le più significative e gloriose del motociclismo italiano e internazionale. Alfonso Morini, fondatore e titolare, ex bel pilota e avveduto industriale, credeva nelle corse.

I periodi più significativi sono due: quello legato alle gare di gran fondo (1955-1956) e quello legato al decennio del bialbero monocilindrico 250 (1958-1967). La Casa bolognese fu protagonista assoluta delle famose classiche su strada, straordinarie prove di velocità, tenuta e ardimento, il “Giro d’Italia” e la “Milano-Taranto”.

E’ il mitico “Rebello” 175cc la carta vincente della Morini. Un monocilindrico 4T. con la distribuzione a “monoalbero sdoppiato” (usato precedentemente dalla BMW), cioè due alberelli superiori vicinissimi che si “tirano” l’un l’altro attraverso una coppia di ingranaggi. Con quel motore di 22-25 CV a 9.000-9.500 giri (velocità massima oltre 170 Kmh) la Morini domina la Milano –Taranto nel 1955 e il Giro d’Italia nel biennio 1955-56, viene acquistata anche dai piloti privati che ben figurano ovunque per anni.

Poi il salto di qualità, e nel 1958, dopo un assaggio a fine ’57, il gran debutto iridato (primo e secondo posto con Emilio Mendogni e Giampiero Zubani) a Monza, con la inedita 250. Questa è la miglior moto da corsa costruita dal Comm. Morini, un “gioiello” unico, tecnologicamente raffinato, definito poi, dopo varie evoluzioni, la “monocilindrica più veloce del mondo”.

La svolta la dà, dal 1961, l’arrivo di Tarquinio Provini (proveniente dalla MV Agusta). La moto, sempre più snella e penetrante (prima con carenatura a “delfino” poi con quella a “vitino di vespa”) dopo una meticolosa cura “dimagrante” tocca il record minimo dei 100 Kg. Motore bialbero con cascata di ingranaggi, tocca i 40 CV a 11.500 giri, velocità oltre 230 kmh, freni a tamburo.: un bolide che ha marcato la storia del motociclismo, lottando contro le bicilindriche 4T MV Agusta, le bicilindriche 2 T MZ, le Benelli 4 cilindri 4 T, le Honda 4 e 6 cilindri 4 T., le Yamaha 2 e 4 cilindri 2 T, le Aermacchi mono 4T, più Bultaco, Ossa, Derby, Mondial, Mototrans, Ducati ecc..

La quarto di litro bolognese, nel 1963, solo per sfortuna ha mancato, con un “super” Tarquinio Provini il titolo mondiale. Con la stessa moto, proprio a fine 1963, nel GP delle Nazioni a Monza, debutta fra i “grandi, Giacomo Agostini.

Da un nostro precedente Amarcord: “Il 15 settembre 1963 arriva il gran giorno: è il debutto mondiale dello sconosciuto Agostini davanti a 70 mila spettatori e di fronte ai più grandi piloti dell’epoca (oltre Provini, Redman, Read , Shepherd, Degner, Duff, Taveri, Grassetti, Spaggiari, Mendogni, Minter, Ito, Robb ecc.).Allora si partiva a spinta con il motore spento e lo start veniva dato con la bandiera a scacchi. Agostini sgattaiolava come un fulmine e sfrecciava davanti a tutti ( 50 concorrenti!) al curvone, a Lesmo, alla Ascari, alla Parabolica. Il giovane portacolori della Morini ha 50 metri di vantaggio davanti a Redman e a Provini alla fine del primo giro. Allunga ancora. Il distacco aumenta nella seconda tornata. La folla esplode. Alla fine del secondo passaggio, a metà curva parabolica, Agostini piega esageratamente strisciando sull’asfalto il tubo di scarico, la cui ghiera si allenta.. E’ costretto a fermarsi ai box. E’ lui l’uomo nuovo del motociclismo. E’ la fine del sogno della giornata ma l’inizio della leggenda di Ago”.

Nel 1964, Giacomo Agostini e Silvio Grassetti batteranno Provini passato alla Benelli. L’anno dopo Ago debutta con le MV nel mondiale 350 e 500. Tocca a Grassetti, rimessosi dopo un pauroso incidente, portare in pista la “duemmezzo” Morini: il pesarese debutta con un quarto posto nell’apertura mondiale di Daytona negli USA e vince a Sebring. Poi domina a Modena e a Imola (ko ultimo giro per un condensatore saltato) accende la mototemporada con duelli alla baionetta con Provini. La tifoseria esulta e si divide fra il bolognese Provini in sella alla pesarese Benelli e il pesarese Grassetti con la bolognese Morini. Grandi pagine di motociclismo.

Quindi il ko di Tarquinio al TT, l’arrivo di Pasolini alla Benelli e il ritorno di Grassetti con la quattro cilindri marchigiana. Altre corse memorabili. La Morini si difende. Anzi contrattacca. Prima con Angelo Bergamonti che, dopo un volo drammatico a Saragozza, vince il titolo tricolore in volata nell’ultima di Vallelunga proprio contro Grassetti-Benelli. Poi con Walter Villa.

Ma sono gli ultimi sprazzi di gloria. Il tempo passa inesorabilmente. E il “detto” del Comm. Morini, sempre fedele al monocilindrico perché “meno pezzi ci sono, meno se ne rompono”, non regge all’invasione delle plurifrazionate europee e nipponiche.

Di fronte alla bailbero 250 Morini, gli inglesi, restii a riconoscere i meriti altrui, si sono… “tolti il cappello”. Un gesto dal valore di un mondiale.

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