Monza: il trionfo di Max Biaggi "fa bene" ... a tutti
C’è sempre il “sapientone” di turno che di fronte al tricolore che sale sul pennone più alto e alle note dell’inno di Mameli scrolla le spalle perché contrario alla… retorica. Restiamo convinti che la vittoria (una splendida doppietta!) di un trinomio Made in Italy: pilota italiano, Casa italiana, sponsor italiano, faccia bene al motociclismo, al nostro sport e al Paese.
Soprattutto se il pilota porta il nome di Max Biaggi e la Casa quello dell’Aprilia, firme “nobili” del firmamento del motociclismo mondiale. Per di più quando il trionfo viene colto a Monza, dal 1922 il “tempio” della velocità. Così Max coglie di forza la sua seconda doppietta stagionale e si porta ad un soffio (tre punti) dal capoclassifica Haslam. La corsa verso il titolo è in pieno vigore. Il traguardo è molto lontano, ma l’obiettivo è ora realisticamente a portata di mano.
Il binomio “mitico” della 250 GP nel triennio 1994-’96, ricostituitosi per l’avventura del WSBK, ritrovate le motivazioni “vincenti”, adesso incute rispetto e anche timore agli avversari (piloti di prim’ordine, specie le nuovissime leve) e a Case ufficialmente schierate quali Ducati, Bmw, Honda, Yamaha, Suzuki, Kawasaki, cioè il plenum dell’industria motociclistica mondiale.
L’Aprilia ha fatto bene a riportare a casa il “suo” pilota, che è risultato anche fondamentale per lo sviluppo della inedita “quattro cilindri”, bruciando le tappe e dimostrando che la competitività non è un’araba fenice.
Biaggi, ritornato nel 2009 “official driver”, ricominciando con umiltà e determinazione da dove era partito, è di nuovo, il “corsaro”. Il suo non è stato (e non è) un riscatto contro questo o quello, ma contro quella sfortuna che troppe volte s’è infilata, privando il quattro volte campione del mondo di nuovi e meritati successi.
Antipatico? Piantagrane? Piagnolone? Sbruffone? Max non è esente da difetti e limiti, specie fuori dalla pista. E’ un pilota “complesso” come un motore da corsa e delicato come una preziosa porcellana, fin troppo sensibile agli umori e alle “regole” di un ambiente che ha figli e figliastri.
Ma Biaggi è tutto fuorchè un pilota finito. Era e resta un fuoriclasse. Che merita rispetto. Che merita un grande grazie da tutti gli appassionati di questo meraviglioso sport.