MotoGP: Marquez-Lorenzo coppia vincente, Pedrosa-Rossi coppia perdente?

Il Gran Premio di Silverstone della MotoGP ci ha regalato un duello bellissimo tra Lorenzo e Marquez. Chi non riesce a tenere il loro passo sono Pedrosa e Rossi. Ma perché?

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 3 set 2013
MotoGP: Marquez-Lorenzo coppia vincente, Pedrosa-Rossi coppia perdente?

Se dopo il dodicesimo round iridato della MotoGP si scorre la classifica, a dominare sono le Honda con Marquez (233 punti) e Pedrosa (203) ai primi due posti e a inseguire sono le Yamaha, con Lorenzo (194) e Rossi (156) dietro.

Ma i numeri rispecchiano solo in parte quanto è accaduto fin qui, in un campionato non senza sorprese (la “furia” Marquez) e non certo privo di interesse tecnico-agonistico, proprio per quel che accade nella accesissima lotta per le posizioni di vertice.

Con sei gare da disputare, i giochi per la conquista del titolo iridato della MotoGP 2013 sono ancora aperti, anche se i favoriti restano i due gladiatori Marquez e Lorenzo (Pedrosa con i numeri è della partita, ma lo è altrettanto sul piano psicologico?), piloti che oggi fanno la differenza: il primo un fenomeno affamato che segnerà il futuro del motomondiale, il secondo un fuoriclasse allo zenit, una stella al massimo dello splendore.

Fra i due attuali mattatori, nella partita per il titolo, possono inserirsi i rispettivi compagni di squadra (Pedrosa-Honda e Rossi-Yamaha), addirittura nel ruolo di autorevolissimi outsider capaci di mettere i bastoni fra le ruote dei due principali contendenti, punendo uno e favorendo l’altro?

Intanto, Pedrosa e Rossi non sono oggi sullo stesso piano: lo spagnolo è in alta quota (203 punti) frutto di due vittorie e sette podi (quattro volte secondo) mentre l’italiano vola più basso (156 punti), con una sola vittoria e cinque podi (due volte secondo). Non solo: Dani, frenato anche dalla jella, ha dimostrato di essere più volte competitivo e in grado di incrociare le lame per podio e vittoria mentre Valentino – oltre all’exploit (anche un po’ fortunoso per i guai fisici degli avversari) di Assen – non ha mai lottato stabilmente con i tre Moschettieri spagnoli, accucciandosi spesso ai piedi del podio, in lotta con comprimari di lusso nel secondo-terzo gruppetto, sempre con la lingua fuori nelle prove e nelle qualifiche.

Lorenzo e Marquez – diversi per età, esperienza, carattere, stile, impostazione tattica e strategica – hanno dimostrato di avere un altro passo, piloti di un altro pianeta.

Pedrosa, (sfortuna a parte e pur visibilmente provato per essersi trovato in casa, dopo Stoner, un guastafeste come Marquez) non ha tirato i remi in barca, come dimostra anche la prestazione onorevole del GP d’Inghilterra a Silverstone, ma ha sempre quel granello di … “polvere” che lo penalizza.

Mentre Rossi, solo nei giri finali ha ritrovato un passo decoroso, ma con aiutini arrivati per sfortuna altrui (leggi le cadute di Crutchlow ecc.), risultati non eccelsi per un campione dal palmares del pesarese, su di una moto super ufficiale uguale a quella di Lorenzo.

Questi i fatti. Per il nove volte campione del mondo l’ultima chiamata è quella del prossimo Gran Premio casalingo, a Misano il 15 settembre. Una corsa forse decisiva per il titolo iridato, ma anche per Rossi.

Valentino ha l’occasione d’oro per dimostrare che ha ancora “voglia e fame” – nonché i mezzi psicologici ed agonistici – per fare saltare il banco e per riprendersi lo scettro di chi detta le danze. In caso contrario, mestamente, non resta che intonare il canto del cigno.

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