SBK: Quale futuro se le case non investono più?

Di Gianluca
Pubblicato il 22 giu 2010
SBK: Quale futuro se le case non investono più?


Abbiamo avuto modo di recente di incontrare Luca Letteratis, manager della squadra capitolina Team06 con cui abbiamo fatto un’interessante chiaccherata sul futuro della SBK. Il manager romano oltre ad averci fatto il punto sulla stagione in corso ci ha fatto un panoramica interessante della “crisi” in cui si trovano le categorie del circus della Superbike.

MB: Siamo con Luca Letteratis Team Manager del Team06, una delle squadre protagonista nella Coppa del Mondo Superstock 1000 con Davide Giugliano. Forse l’unica formazione che è riuscita, seppure a tratti, a infastidire il dominio pressoché incontrastato della BMW di Ayrton Badovini. Allora, ancora qualche speranza di vincere il titolo?

LL: Noi ce la stiamo mettendo tutta e Giugliano sta facendo la sua parte. Sicuramente non molliamo alle porte della quinta gara. Con ciò, complimenti alla BMW che ha realizzato un mezzo straordinario, al pilota, velocissimo e al Team, eccellente. Certo è che la Casa Bavarese ha investito e ha creduto nella Superstock. Cosa che, purtroppo, non posso proprio dire della Suzuki. Il Team06, pur essendo di fatto l’unico team Suzuki in Superstock, non ha ricevuto nessuna forma di aiuto. Ma non parlo di aiuto tecnico, ma di sostegno quanto meno organizzativo. Eppure come in SBK i risultati non mancano.

Evidentemente la scelta programmatica di Suzuki Italia è stata quella di tagliare di netto l’impegno nelle corse delle derivate di serie concentrandosi su altre forme e spese di marketing. E quando parlo di netto, intendo di portare a zero l’impegno economico, che normalmente si esplica sotto forma di fornitura di materiale, di ricambi. La scelta è ovviamente assolutamente legittima, ma come tutte le scelte, criticabile e non condivisibile.

MB: Questo ha influito in qualche modo sul rapporto con il Team Alstare di Francesco Batta e soprattutto quanto le sue scelte condizionerebbero le vostre per l’anno venturo? In un colpo solo potrebbe non esserci nemmeno una Suzuki in nessuna delle categorie!
LL: Con il Team Alstare c’è un rapporto di supporto tecnico, che a oggi sta funzionando davvero molto bene, ma è un rapporto in cui la Suzuki non c’entra nulla, diciamo che è un accordo tra privati imprenditori. Per il futuro, vedremo. Certo è che nel momento in cui una casa non da più nessun supporto e mostra chiaramente un netto distacco da ogni forma di attività sportiva, non ci si può lasciar condizionare dal sentimento, dalla passione, si va dove si ritiene che ci siano le possibilità per operare, quanto meno con un minimo di considerazione.

MB: In generale, però, un po’ tutte le case sembrano investire meno, forse la strada giusta sarebbe quella di ridurre i costi per i Team
LL: Parlando dei campionati organizzati dalla Infront obiettivamente non vedo come i costi possano essere ridotti ulteriormente. Piuttosto ogni intervento eventualmente deciso senza avere almeno a livello informativo, un riscontro dai Team, che conoscono i problemi pratici di gestione, rischia di sortire l’effetto contrario. Per quel che concerne le Case costruttrici stanno semplicemente selezionando le aree di intervento. In periodi di vacche grasse c’è n’è per tutti, in quelli di vacche magre diventa tutto più difficile. Ma, ripeto, non credo che tagli fatti con l’accetta siano poi così sensati, soprattutto se sono fatto con l’unico obiettivo il 31 dicembre dell’anno, senza un occhio al futuro prossimo.

MB: L’aria di crisi si avverte quindi anche nell’ambito di categorie meno costose come la superstock?
LL: Altro che se si avverte! I team sono aziende. Per partecipare alla coppa del Mondo Superstock ed essere efficienti non si può pensare di spendere meno di 450.000 euro con uno staff di almeno dieci – dodici persone tra dipendenti e collaboratori. Se i costi non si possono ridurre, e le case investono meno c’è solo una soluzione: dare ai team, finalmente, gli strumenti per coprire i costi.

MB: oppure continuare a favorire piloti con la valigia a scapito dello spettacolo, come sempre?
LL: Quello è stato, è, e sarà sempre un palliativo non una soluzione, che peraltro deprime lo spettacolo, la competizione sportiva! Faccio io una domanda a lei. Nel vostro blog, chi tra i lettori non lamenta la scarsa visibilità televisiva e mediatica delle categorie Supersport e Stock? Se noi team abbiamo poche chance di visibilità cosa possiamo offrire agli sponsor potenziali? E come può un team, un’azienda, crescere in queste condizioni? Qualcosa si è fatto, ma si può e si deve fare di più. Basterebbe anche solo una maggiore attenzione a realtà televisive locali, magari da sviluppare in collaborazione con quei team più sensibili al riguardo.

La soluzione ovviamente non è dietro l’angolo. Non c’è una bacchetta magica. Ma credo che una maggior attenzione alle necessità anche di quelle categorie minori, ma che, in fin dei conti, concorrono a formare quel meraviglioso spettacolo che è la superbike, produrrebbe senz’altro dei passi avanti. Pensiamo solo al fatto che non esistono premi d’arrivo per la Superstock. Nemmeno un centesimo. Ricordiamoci sempre che comunque un premio, per quanto simbolico e non da far diventare ricchi, renderebbe onore all’impegno di chi ci ha messo del suo (pilota e team) e al prestigio del Campionato. Comunque stiamo lavorando sulle delle idee interessanti, anche con altri team del campionato, che possano essere una base di partenza, di discussione, per dare al nostro campionato un’impronta più professionale.

MB: Perchè non creare una “vera” associazione dei team che possa aiutare/supportare la Infront Motorsport?
LL: Non è una questione di associazione o meno, in momenti difficili e complessi come questo si tratta di contribuire e lavorare insieme per consolidare e sviluppare al meglio la categoria.

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