Benelli week, ricordando Pasolini e Saarinen. Chi erano Renzo e Jarno?

Sabato e domenica prossimi gli appassionati della Casa del Leoncino si daranno appuntamento a Pesaro per il Benelli week 2013, quest’anno in onore dei due grandi campioni Renzo Pasolini e Jarno Saarinen periti il 20 maggio 1973 nel tragico incidente di Monza.

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 20 set 2013
Benelli week, ricordando Pasolini e Saarinen. Chi erano Renzo e Jarno?

La manifestazione, ricca di iniziative, è organizzata dal Registro Storico Benelli, Motoclub Tonino Benelli e Benelli Q.J. Motoblog ha già illustrato il programma, qui interessa ripercorrere il profilo di Pasolini e Saarinen, entrambi protagonisti eccelsi anche in sella alle plurifrazionate pesaresi. Non torniamo sull’incidente di Monza, più volte riproposto dal sottoscritto (presente quel 20 maggio ’73 in quel tratto del curvone) su Motoblog.

Ci interessa ricordare, specie ai giovani, il finlandese Saarinen e il riminese Pasolini. Questo, comunque, l’epilogo di quella funesta giornata monzese del 1973: “Renzo, l’antidivo dal sorriso mesto sotto gli occhialoni da tartaruga e Jarno, funambolo sul ghiaccio, ingegnere meccanico e titolare di una azienda di pompe funebri a Turku, il più forte pilota degli anni ’70, se ne andavano così. Per amore di quel motociclismo che divorava i suoi figli migliori. Per l’insipienza e l’arroganza di chi quello sport dirigeva”. Chi erano Pasolini e Saarinen?

Nato a Rimini il 18 luglio 1938, sposato e con due figli, l’occhialuto (dalla visiera gialla) campione romagnolo dai lunghi capelli corvini scompigliati, con la sigaretta appiccicata in bocca, figlio d’arte (papà Massimo fu anche recordman mondiale con l’Aermacchi), ex pugile ed ex motocrossista di livello, dal 1964, in 10 anni di carriera fra i seniores, era diventato uno dei protagonisti assoluti del motociclismo, l’antagonista di Giacomo Agostini.

Chi, come l’estensore di queste note, ha seguito da vicino quella fase affascinante e travagliata delle corse, non può avere dubbi sulle qualità tecnico-agonistiche (oltre che umane) di Renzo, campione a tutto tondo, umile, pacato, dal sorriso mite e ironico, rispettoso fuori dalle piste quanto irruento e indomabile in corsa, capace di inventarsi una staccata impossibile all’ultima curva per andare a vincere una gara già persa. Dopo l’apprendistato positivo con l’Aermacchi monocilindrica di 250 e 350 cc è con la Benelli che Renzo – chiamato a sostituire a fine 1966 l’infortunato “big” Tarquinio Provini – diventa il “Paso”, piegando Agostini e la Mv Agusta addirittura al debutto nella chiusura tricolore di Vallelunga con la inedita 500 4 cilindri pesarese e concedendo il bis nella successiva rivincita di Modena, prima tricolore internazionale del 1967.

Da lì le indimenticabili sfide Ago-Paso diventano epopea, infiammando e dividendo le tifoserie che affollano ovunque i circuiti. I titoli iridati contano e pesano, ma in questo caso, se da una parte dimostrano la statura di un fuoriclasse come Agostini, dall’altra non collocano Pasolini dove dovrebbe stare, cioè nell’olimpo dei grandi di questo sport, anche statisticamente, nell’albo d’oro. Pasolini, pilota e uomo indimenticabile, resta vivo nel cuore degli sportivi. Voleva vincere il mondiale (sarà “solo” secondo con la Benelli nel mondiale 350 del 1968, ancora vice iridato della 250 con l’HD nel 1972 e ne mancherà altri solo per sfortuna) e non mollava. Poi Monza.

Era laureato in ingegneria meccanica e mandava avanti un’azienda di pompe funebri, Jarno Saarinen, finlandese di Turku, classe 1945. Amava le corse su ghiaccio e poi fu preso dalla passione della velocità e dal motomondiale che gli permetteva, da pilota, di girare il mondo. Ma voleva diventare “vecchio” in fretta, per progettare motori da corsa, godersi la famiglia. Il destino ha voluto diversamente. Jarno è stato un pilota inconfondibile, unico nella messa a punto, temerario in corsa, un fuoriclasse. Ma solo una meteora, pur se immortale nel firmamento del motociclismo.
Non raccolse quanto avrebbe meritato perché non ne ebbe il tempo. Biondo, con gli occhi sempre in cerca di meraviglie, agile come un felino, Jarno rimase sempre un ragazzo alla mano, disponibile, aperto, col sorriso luminoso.

Era il tipico corridore del Continental Circus, “zingaro” della moto. Furgone (con branda per la notte), poi in roulotte, due Yamaha bicilindriche 250 e 350 2 T private, la bellissima biondissima dolcissima moglie Soili in qualità di manager, meccanico, cronometrista, cuoca, tuttofare.Era lei che alla partenza gli teneva l’ombrello quando pioveva. Era lei che gli reggeva la moto quando Jarno cambiava le due candele del motore. Era lei che saliva con il marito sul podio. “Senza Soli – ripeteva Jarno – sarei come Sansone senza capelli”. Arrivò così, povero in canna, nel “mondiale” del 1969, debuttando con un quarto posto al Salzburgring (52 corridori al via!) nella quarto di litro. Come non notarlo?
Antesignano per lo stile di guida “tutto avanti, tutto dentro, gambe aperte nei curvoni, manubrio inclinatissimo”, per come lasciava scivolare e svirgolare la moto, per l’irruenza al di là di ogni regola. Inventava il sorpasso, il percorso, l’attacco decisivo, conquistando le folle, ovunque nel mondo.

Se il punto di riferimento è Giacomo Agostini, Saarinen incontrò “tardi” il pilota italiano, nel 1971. Quell’anno il finlandese della Yamaha factory battè il campionissimo della MV Agusta solo a Brno e a Monza, arrivando tre volte secondo e due volte terzo e vincendo anche la 250 a Jarama. Nel 1972 la musica cambia, con Jarno cinque volte sul gradino più alto del podio (Nurburgring 350, Clermont Ferrant 350, Brno 350, e la mitica tripletta a Pesaro Villa Fastiggi 350 e 500 con la nuova Benelli 4 cilindri 4 T e 250 Yamaha), tre volte secondo (Assen 350, Anderstorp 350), tre volte terzo (Modena 350, Imola 350, Imatra 350), una volta quarto (Salzburgring 350), due ritiri (Abbazia e Sachsenring). Poi subito l’epilogo assassino, nel 1973, con Jarno dominatore con cinque vittorie consecutive (Modena 350, Le Castellet 500, Salzburgring 500 e soprattutto al Nurburgring dove piegò Ago dopo una straordinaria rimonta ),oltre i due ritiri quando stava comandando la 500 a Imola e a Hockenheim. Prima del tragico rogo di Monza stava dominando nelle classi 250 e 500 pregustando oramai la conquista dei due nuovi titoli iridati. Sembra davvero ieri. E sono invece passati 40 anni da quel 20 maggio 1973. Definire Renzo Pasolini e Jarno Saarinen “leggende” del motociclismo è semplicemente verità.

Un’ultima considerazione su quelle moto e su quei piloti.
Renzo Pasolini gareggiò con le Benelli 250, 350 e 500 4 cilindri e Jarno Saarinen con le due moto maggiori, 350 e 500 ultima versione. Qui vogliamo ricordare che la quarto di litro debuttò nel 1962 a Imola con il pesarese Silvio Grassetti (pilota ufficiale anche di altre grandi Case quali Bianchi, MV Agusta, Morini, Jawa, MZ, Morbidelli) che poi trionfò pochi giorni dopo alla Coppa Shell di Cesenatico battendo gli iridati Tom Phillis (Honda) e Tarquinio Provini (Morini). Quella moto, di sviluppo in sviluppo, vinse il mondiale 1969 con l’australiano Kel Carruthers.

Furono, dal 1962 al 1969, anni infuocati: la 250 era allora la categoria top del mondiale e la quattro cilindri pesarese, (altri discorsi vanno fatti per le sorelle maggiori di 350 e 500) portata in pista da fior di piloti – in primis Silvio Grassetti (cui va l’onere e l’onore del debutto e dello sviluppo della plurifrazionata pesarese nel triennio 1961-62-63 e poi nel rientro del 1967 con Pasolini); Tarquinio Provini (il più innovatore e sfortunato con l’incidente del 25 agosto 1966 al TT inglese); Renzo Pasolini (il più vittorioso); Walter Villa, Eugenio Lazzarini, Amilcare Ballestrieri, Cristoforo Fattori, Angelo Bergamonti, Remo Venturi, Gilberto Parlotti, Derek Minter, Phil Read, Kel Carruthers e Santiago Herrero (test di Modena)- si è conquistata un posto d’onore nell’olimpo delle moto da competizione più significative di tutti i tempi: decine di pole,148 podi, 50 vittorie. Grand’Italia.

Le 350 e 500 furono guidate egregiamente, oltre che da Renzo Pasolini (battuto più volte, specie nella treemmezzo, il binomio super Agostini-MV Agusta), da Mike Hailwood (qualifiche da infarto al GP d’Italia 1968 a Monza fra l’asso inglese passato in un batter d’occhi dalla MV alla Casa pesarese e Agostini sulla 3 cilindri varesina), da Jarno Saarinen (memorabile l’exploit di Villa Fastiggi a Pesaro con tris di vittorie 250-350-500!), da Walter Villa, Phil Read, Alberto Pagani.

Il motociclismo – come scrisse egregiamente il compianto Ezio Pirazzini – de “I giorni del coraggio”. Giorni di spettacolo e di gioia ma anche “I giorni dell’ira e del dolore”.

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