Amarcord: Benelli Sei 750 e 900

All’inizio degli anni Settanta il settore delle maxi sportive era dominato, in Italia come all’estero, dalle giapponesi: Honda CB 750 Four, Kawasaki 500 Mach III, 750 Mach IV e 900 Z1, Suzuki GT 750. Dominio che le case europee cercavano di contrastare. Da un lato le inglesi BSA 750 Rocket 3, Triumph 750 Trident e Norton 850 Commando, all’altro le italiane Ducati 750 GT, Laverda 750 SFC, Moto Guzzi V7 Sport e MV Agusta 750 Sport. Tra le italiane c’era anche una certa Benelli, azienda che in q

Di Lorenzo Rinaldi
Pubblicato il 25 set 2013
Amarcord: Benelli Sei 750 e 900


Dopo la morte di Giuseppe Benelli, avvenuta nel 1957 e la successiva rifusione tra Benelli e MotoBi, azienda quest’ultima nata nel ’49 a opera dello stesso Giuseppe, i fratelli Marco e Paolo Benelli, figli di Antonio (fratello di Giuseppe) decisero nel 1971 di vendere l’azienda all’industriale argentino Alejandro de Tomaso, che di lì a pochi mesi acquisterà anche la Moto Guzzi, oltre che le case automobilistiche Maserati e Innocenti, mentre possedeva già le carrozzerie Vignale e Ghia. In quegli anni, senza molte idee in testa, De Tomaso fece “clonare” il motore della Honda CB 500 Four per realizzare due modelli poco fortunati, la Benelli 500 Quattro e la Moto Guzzi GTS 350, entrambe disegnate dalle carrozzerie Ghia e Vignale.

La motorizzazione 350 era derivata dall’unità da mezzo litro e commercializzata col il marchio Moto Guzzi. Allo stesso modo si ritenne necessario realizzare una motorizzazione più grossa. Nel progetto vennero coinvolte aziende italiane di rilievo come Marzocchi per le sospensioni, Pirelli per gli pneumatici, che dovevano sopportare un peso notevole, e Brembo per l’impianto frenante a dischi sull’avantreno.

Stranamente per il motore venne scelta la configurazione a sei cilindri frontemarcia, soluzione finora mai utilizzata nella produzione di serie, ma solo tentata a livello di prototipi da MV Agusta e Honda negli anni Cinquanta. Il primo prototipo realizzato in tempi da record venne presentato alla stampa alla fine del 1972 ma la produzione iniziò e proseguì attraverso mille difficoltà e la prima Benelli 750 Sei fu disponibile solo nel 1974, al prezzo di 2.550.000 lire, contemporaneamente a quella della 500 e della 350.

La prima moto di serie a sei cilindri, l�italiana Benelli Sei
La prima moto di serie a sei cilindri, l�italiana Benelli Sei
La prima moto di serie a sei cilindri, l�italiana Benelli Sei
La prima moto di serie a sei cilindri, l�italiana Benelli Sei

Il motore aveva una cilindrata di 747,77 cc (56 x 50,6 mm le misure di alesaggio e corsa), con distribuzione monoalbero a camme in testa a due valvole per cilindro, raffreddato ad aria, alimentato da tre carburatori Dell’Orto VHB 24 D e sviluppava una potenza massima di 75 CV a 8.900 giri, accoppiato a un cambio a 5 rapporti. L’avviamento era elettrico ma non mancava la pedivella.

Il telaio a doppia culla con struttura tubolare era supportato da una forcella Marzocchi da 38 mm e da due ammortizzatori Sebac regolabili su 5 posizioni. Le ruote a raggi Borrani erano entrambe da 18 pollici e montavano pneumatici 3.50 davanti e 4.25 (o 120/90) dietro. La frenata era garantita da due dischi anteriori da 280 mm (poi diventati 300) e un tamburo posteriore da 200 mm.

La moto era lunga 2.120 mm, ’interasse era di 1.450 mm, il peso a vuoto di 220 kg e la capacità serbatoio di 22 litri. La velocità massima dichiarata era di oltre 200 km/h (quella effettiva era prossima ai 190 orari) con un’accelerazione sui 400 metri di 14 secondi esatti, con uscita a 148 km/h. Il consumo medio si attestava intorno ai 17 km/litro.

Nel 1978 però Honda presentò la sua sei cilindri CBX 1000, pertanto il modello 750 andò in pensione, dopo una produzione di quasi 3.200 esemplari (293 nel ’74, 1.479 nel ’75, 1.145 nel ’76 e 282 nel ’77), sostituito dalla 900 Sei alla fine del 1978. Il motore aveva una cilindrata di 906 cc ottenuta da misure completamente differenti rispetto alla 750, pari a 60 x 53,4 mm. La potenza saliva a 80 CV a 8.400 giri.

Tra le differenze più evidenti il cupolino anteriore come quello della Moto Guzzi Le Mans, il serbatoio che passò a 16,5 litri, il disco posteriore da 255 mm, i due scarichi 3 in 1, anziché 3 in 3, la gomma anteriore 100/90, mentre il peso saliva a 254 kg. Migliorate anche le prestazioni, con 195 km/h e un’accelerazione di 13,3 secondi e velocità d’uscita di 160 km/h, così come il consumo che si avvicinava ai 18 km/litro.

Nel 1983 venne presentato il Benelli Sei Sport 900, che presentava linee più aggressive, verniciatura bicolore e un cupolino più largo dal taglio più aerodinamico, grazie al quale riusciva a toccare, e superare, i fatidici 200 km orari. Ormai però l’interesse verso questo tipo di moto andava pian piano diminuendo e oltretutto le difficoltà finanziarie della Casa di Pesaro posero fine alla 900 nel 1986, dopo che ne furono venduti poco più di 1.800 esemplari.

La prima moto di serie a sei cilindri, l�italiana Benelli Sei
La prima moto di serie a sei cilindri, l�italiana Benelli Sei
La prima moto di serie a sei cilindri, l�italiana Benelli Sei
La prima moto di serie a sei cilindri, l�italiana Benelli Sei

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