Valentino Rossi, il manico e la ... lingua

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 19 lug 2010
Valentino Rossi, il manico e la ... lingua


Dei “due” Rossi, il Valentino della pista e il Valentino delle battutacce del dopo corsa, ci piace il primo: quello del “manico”, indiscutibilmente migliore di quello della “lingua”. Il campione pesarese ha dimostrato (ma chi aveva dubbi?…) ancora una volta di quale pasta è fatto.

La volontà di subire un calvario psicofisico per il pronto riscatto dopo un brutto incidente, la determinazione in pista cercando il fuoco delle bagarre con il coltello fra i denti, la capacità di non commettere errori staccando tempi da podio, ridefiniscono i contorni del professionista meticoloso e cosciente del proprio dovere, del purosangue indomito che non allenta la presa, del fuoriclasse motivato con cui tutti devono ancora fare i conti.

E’ questo il Valentino Rossi che merita il plauso incondizionato. Pensare (e … affermare) invece che i piloti avversari sono “motivati” solo dal confronto con il “metro di misura” rappresentato dal “Dottore”, pensare (e affermare ..) che Casey Stoner se non fosse uscito vincente nel gran duello del Sachsenring “avrebbe frignato” come a Laguna Seca, pensare (e affermare …) che … altro pilota degno di questo nome non c’è, significa perdere il senso della misura e confondere … l’uovo con la gallina.

Valentino è un “grande” cui il motociclismo deve molto, tantissimo. Ma il motociclismo non è “solo” Valentino. Continuare a non “apprezzare”, a non “valorizzare” (o addirittura a delegittimare) gli avversari non è solo mancanza di rispetto: è arrogante miopia ai limiti dell’ autolesionismo.

Se si dovessero considerare “polli” Lorenzo, Stoner, Pedrosa, quale sarebbe il “valore” del “gallo” Rossi?

Quindi, basta inutili polemiche. Tornare alla pista, alle gare, al campionato. Al Sachsenring ha vinto un grande Pedrosa. Un grande Lorenzo ha gestito magistralmente la leadership mondiale. Un grande Stoner ha battuto un grande Rossi. Questi i fatti.

Fatti esaltanti per il motociclismo. E anche per la MotoGP che soffre e sta in vita … per i “miracoli” del poker d’assi.

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