Matrimonio Rossi-Ducati: chi ci guadagna, chi ci perde?
Il prossimo week end di Brno, decimo round stagionale della MotoGp, sarà più lungo del solito, oltrepassando le prove della vigilia e la corsa domenicale.
Infatti tutti i riflettori sono puntati sul lunedì successivo alla gara, giorno del fatidico sì: Valentino Rossi e la Ducati annunceranno ufficialmente il loro matrimonio.
Una unione (più volte annunciata, più volte smentita) che cambia il contenitore e il contenuto della MotoGP, tirandosi dietro contestualmente grandi aspettative e incertezze, nonché un carico di polemiche che si trascineranno per i mesi a venire.
Non è vero che è una storia già vista (al contrario): Agostini passò dalla MV Agusta alla Yamaha perché (soldi a parte) la gloriosa ma piccola Casa italiana non reggeva più con le sue “vetuste” 4 cilindri 4 tempi il confronto con le nuove quattro cilindri 2 tempi del colosso del Sol Levante.
Ora invece Rossi lascia la moto più competitiva e campione del mondo in carica per approdare a Borgo Panigale, le cui rosse hanno vinto un unico titolo iridato con Stoner, mettendo sempre in forte difficoltà tutti gli altri piloti.
Oggi, comunque, il passaggio del nove volte campione del Mondo alla Casa italiana rivolta come un calzino una MotoGP sbiadita e sfuocata (ancor prima dell’incidente del pilota pesarese al Mugello) e ridotta alla canna del gas.
L’establishment del motomondiale, in difficoltà nell’analizzare la crisi e nel presentare un progetto alternativo, si è limitato a rimestare i “bussolotti” a diposizione, ha giocato la carta del possibile “miracolo”: “a tutti i costi” ha voluto questo matrimonio, l’ha costruito a tavolino riuscendo a mettere insieme il non facile puzzle.
Dorna, main sponsor, Ducati ecc, incassano un risultato di grande portata, soprattutto sul piano dell’immagine.
Almeno sotto il profilo del marketing e della logica dello sport/spettacolo/business, il colpo è grosso, il polverone e l’eco della grancassa oltrepassano i confini del motociclismo, anche se il successo non è garantito e si rischia addirittura il boomerang.
Per arrivare a ciò, la Dorna ha “sacrificato” il motomondiale 2010 (“bruciato” dall’attesa del sensazionale inedito binomio), la Ducati ha “sacrificato” un fuoriclasse come Casey Stoner (l’australiano, deluso dal trattamento ricevuto, tira … a campare in attesa di rilanciarsi sulla Honda ufficiale) e di fatto è già proiettata verso il 2011.
La Yamaha perde Valentino ma ne esce a testa alta: porta a casa il titolo MotoGP anche senza Rossi, dimostrando che è la moto che vince e non il pilota e guarda al futuro positivamente, con in casa due giovani dal valore di Lorenzo e Spies.
Per Valentino Rossi, straordinario campione mai domo, è l’ultima sfida in un motociclismo che non può (e non vuole) rimanere orfano del pesarese.
Il fuoriclasse di Tavullia ha tutte le carte in regola per vincerla, questa sfida. Se gli dovesse andare male, il “dottore” sa bene chi incolpare.