TEST DI DURATA Yamaha XT1200Z Super Ténéré: Turismo a lungo raggio e in coppia

Di L. Lallai
Pubblicato il 13 ago 2010
TEST DI DURATA Yamaha XT1200Z Super Ténéré: Turismo a lungo raggio e in coppia


900km in poco più di 24 ore, con passeggero e valigie a pieno carico. E’ questa la prova alla quale abbiamo sottoposto la nuova Yamaha XT1200Z Super Ténéré nella prima settimana di prova di durata. Il percorso Padova-Siena-Padova si è articolato fra i passi appenninici più belli d’italia, tratte autostradali sotto il caldo sole estivo e piccoli tratti urbani, da soli e in coppia. Un mix di situazioni che ci hanno dato la possibilità di delineare un quadro abbastanza completo della parte tourer della giapponese.

Il primo importante test è stato l’inizio del nostro viaggio. Da Padova a Bologna carichi come muli lungo l’autostrada A13. 100Km di strada dritta (e noiosa) percorsa a regime costante, un buon test per la comodità in sella e la protezione arodinamica quando la posizione del pilota e del passeggero non ha possibilità di variare, e la forza di gravità preme sempre e solo sugli stessi punti del corpo per tanti chilometri consecutivi.

La prima impressione positiva, ce l’ha data proprio la protezione dall’aria. Le large pance laterali coprono ginocchia e piedi in maniera egregia, è poco fastidioso il flusso d’aria che impatta sugli arti inferiori, esattamente come quello che colpisce il busto. Anche la testa è ben protetta a quasi tutte le velocità, solo attorno ai 120km/h abbiamo notato delle legerissime turbolenze all’altezza della visiera (chi scrive è alto 182cm) che spariscono alla prima manata di gas.

In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z

L’unica zona davvero esposta del corpo, sono le braccia. Il cupolino lavora benissimo nella protezione verticale del corpo ma il manubrio, molto largo e alto, libera completamente dal flusso protetto fino alla spalla. Una pecca limitata dai paramani ampi e avvolgenti che proteggono magnificamente. Piccole turbolenze dietro la schiena le abbiamo notate anche durante certe posizioni del passeggero a regime di velocità “di crociera”, ma questo non è dovuto alla confermazione aerodinamica delle carene.

All’uscita dall’autostrada di Bologna, ci immettiamo nella statale che porta sopra gli appennini. Il passo della Raticosa prima, e della Futa dopo, sono il nostro obbiettivo. Appena cominciano le curve, comincia il divertimento. La moto segue la danza delle curve con progressione ed agilità. Nonostante sia completamente carica, una regolazione del mono (facile grazie alla manopola situata sulla destra, sotto la sella) ha reso la ciclistica svelta e precisa come quando il carico è minimo. Solo nelle curve più strette, percorse con una marcia alta, si nota una certa tendenza a chiudere la traiettoria.

Nel mentre il ritmo è cambiato, e la mappatura della centralina pure. Sul blocchetto destro è posizionato uno switch che modifica l’erogazione da touring a sport. Nel secondo caso, la risposta all’acceleratore è più pronta e il motore prende giri con molta più facilità. Con questa modalità, e il controllo della trazione impostato a livello 2 (poco invasivo) ci avviamo verso la cima dei passi preferiti dai motociclisti del centro-nord, con ritmo incalzante e divertimento.

Le pieghe si fanno importanti, ma anche nei curvoni veloci la stabilità è incredibile. Scende dolce e progressiva fino all’angolo desiderato, e una volta raggiunto lo mantiene con una costanza che ci ha stupito per tutta la durata della piega, fino al cambio di direzione che abbiamo trovato fulmineo, considerando le condizioni di ciclistica stressata dal peso portato e dalle alte temperature dell’asfalto. L’uscita da ogni tornante è accompagnata da una spinta vigorosa, dolcemente erogata anche grazie alla trasmissione cardanica, che non strappa neanche sotto grande stress.

In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z

L’anteriore è di una precisione assoluta, lo si sente saldo fra le braccia e asseconda perfettamente i voleri del pilota, dando un feedback molto fedele delle condizioni dell’asfalto (merito anche del telaio e della ripartizione dei pesi semplicemente perfetti). Il posteriore, è saldamente ancorato all’asfalto. il peso che grava sul pneumatico, non lascia scivolare la gomma sul suolo caldo, nemmeno con grosse manate di gas, e il TCS ha potuto riposare per tutta la durata delle curve fino a Firenze.

Le pedane, qualche volta, hanno accarezzato l’asfalto, ma i nottolini posizionati sotto di esse proteggono la stessa dall’usura. Questo dimostra la facilità nel raggiungere angoli di piega importanti, che non compromettono la stabilità del mezzo, sempre fermo sui binari ovunque noi vogliamo farli scorrere; merito anche degli eccellenti pneumatici Metzeler Bridgestone, dimostratisi all’altezza su diversi percorsi.

A Firenze, attraversiamo la città a passo d’uomo per immortalarla dall’alto del punto panoramico. Dopo tutti questi chilometri di curve, e la temperatura atmosferica attorno ai 35°, il motore fa presto a scaldarsi in mezzo al traffico. Al semaforo la ventola del radiatore sopperisce la mancanza dell’aria nel raffreddare i componenti. Il display dice che la temperature del liquido di raffreddamento è a 101°. La mia gamba sinistra comincia a cuocere (il radiatore si trova proprio davanti ad essa) e pure il mio passeggero sente il calore dello scarico sul suo polpaccio sinistro.

Ma basta qualche chilometro fra i boschi prima di arrivare alle campagne del Chianti, che tutto torna alla normalità, sia sulla Super Ténéré che sulla nostra epidermide. Siena arriva presto, e una volta scesi dalla moto possiamo trarre le conclusioni dei primi 400km in assetto da viaggio su percorso misto: promossa!

Il sedere ovviamente è un po’ quadrato, come sempre dopo tante ore di “moto continuo”, ma la posizione di guida e l’assetto generale della ST ci ha stupito e non ci ha stancato pià di tanto. Solo il passeggero, dopo tanti chilometri ha accusato un leggero mal di schiena. La posizione sulla porzione posteriore di sella è con il busto eretto e le gambe non troppo piegate: senza top case posteriore, e non avendo possibilità di appoggiare la schiena, la zavorrina è vittima delle accelerazioni e delle frenate, che contrasta con i muscolo addominali e con le mani che stringono i maniglioni. Un semplice bauletto rende la sella della Yamaha un piccolo trono da viaggio.

Giri in città a Siena, galoppate fra le Crete Senesi e le campagne del Chianti, anticipano un rientro completamente autostradale, che ci ha provato più delle mille curve di Raticosa e Futa. Il problema non è di struttura del mezzo ma semplicemente di posizione in sella forzata dall’assenza di curve e dalla velocità costante. In questa condizione, la turisticona viene a galla e il motore (che ora spinge in modalita touring) regge la velocità di crociera di 130km/h lasciando zompettare i cilindri attorno ai 4000 g/min e assestando i consumi su valori costanti. Questi ultimi sono sempre monitorati dal computer di bordo. E sulle distanze autostradali scendevamo fino a 5, 5.2 litri per 100km. La montagna e le sgasate in uscita dai tornanti hanno invece fatto registrare valori fino a 7 lt/100km.

Le nostre conclusioni non possono che essere di profonda soddisfazione. La ST è una turistica di razza, che non sacrifica il piacere di guida e le prestazioni sull’altare del comfort di marcia sulle lunghe trasferte. Al contrario, ogni compromesso fra turismo e sport sembra esaltare entrambe le caratteristiche e non può che rendere ogni viaggio un piacere, da soli o in coppia. Una piccola nota in calce: se il vostro obbiettivo è il turismo in coppia, dotate la ST di top case.

Come sempre, se avete qualche curiosità, fateci le vostre domande, le risposte le troverete nella prossima puntata della prova di durata.

In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
In viaggio con Yamaha Super Ténéré XT1200Z
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