Marquez “nero”, Honda-Hrc in croce. Chi paga?
Marc Marquez furioso dopo la bandiera nera. Un errore della squadra può compromettere l'intera stagione...
Nel caos e nel dopo caos di Phillip Island, nel Team Yamaha si festeggia la vittoria di Jorge Lorenzo e la riapertura del mondiale e nel Team Hrc si raccolgono i cocci di una corsa gestita incredibilmente, da pivellini.
Adesso, dopo la squalifica nel GP d’Australia di Marquez, con il maiorchino a soli 18 punti dal rookie della Honda, la partita si gioca definitivamente fra una settimana in Giappone a Motegi e, forse, nell’ultimo round spagnolo, l’8 novembre a Valencia.
Non torniamo qui a spiegare ancora tutta la storia del cambio moto (imposto da regolamenti raffazzonati) per i problemi di sicurezza dovuti a gomme Bridgestone non all’altezza sul nuovo asfalto super abrasivo, scritta in queste ore su Motoblog.
Non ci ripetiamo sui limiti del monogomma che lasciando il gommista in regime di monopolio gli permette di … prendersela comoda. E non torniamo neppure sul livello di una MotoGP che ha dimostrato come non mai di essere un castello di sabbia, gestita senza una visione strategica, dove si vive alla giornata, spremendo il motomondiale come un limone, nella logica assoluta del dio-business.
Qui interessa capire come è potuto accadere il “fattaccio”, con un pilota dal livello di Marquez e un Team al livello della Hrc-Honda, puniti (giustamente) per non aver rispettato il regolamento: a quel punto quello era e quello dettava legge, se non andava bene, andava contestato prima.
“Un errore può succedere, anche ad un team che ha fatto così bene per gran parte della stagione”. Così parla a caldo Livio Suppo, team principal della Honda Hrc ammettendo che è stato un “errore di interpretazione” a causare la squalifica di Marc Marquez.
Apprezziamo Suppo che fa autocritica, ma qui è in gioco un mondiale, con interessi pesanti di immagine e di mercato, ben oltre lo sport. “Era la prima volta che il ‘flag to flag’ aveva una finestra ben precisa – incalza Suppo – C’è stato un errore di interpretazione. Marquez ha solo seguito le indicazioni del team”.
Ripetiamo, un errore di tale portata non è concepibile e non è ammesso in una squadra che costa e gestisce milioni di euro, con un centinaio di persone in ogni GP, con un livello di gerarchie superiore a quello di un ministero di un grande Stato.
Forse l’euforia del titolo quasi certo ha dato alla testa Suppo&C, impegnati a tirar fuori dai sacchetti le t-shirt con Marc già campione del mondo? Maldestri o ingenui, nessuna indulgenza per un errore stupido quanto grave.
Poco conta, dire oggi: “ma sono stati sempre bravi!” Siamo di fronte a fior di professionisti, riveriti e profumatamente pagati. Adesso, chi paga?