Casey Stoner: "Questo non è un anno sabbatico, non tornerò."
Il pilota australiano si confessa in un'intervista a 360 gradi: "Non ho mai corso per soldi, sempre per passione. Quando questa è venuta a mancare, per me era finita."
Casey Stoner, la ventesima MotoGP Legend della storia e due volte Campione del Mondo, è stato recentemente intervistato dall’emittente australiana ABC, in seguito alla pubblicazione della sua biografia Pashing the Limits.
Il pilota di Kurri Kurri, ritiratosi al termine della scorsa stagione, dopo 13 anni di Motomondiale (di cui sette nella classe regina), smorza ancora una volta le speranze dei suoi numerosi fans, ribadendo la sua intenzione di rimanere lontano dalla MotoGP:
La gente si aspetta che mi sia solo preso un anno sabbatico, ma niente è più lontano dalla verità. Le cose stanno tornando alla normalità, anche se lentamente. Non si tratta di essere ingrato, ma il denaro non conta nulla per me. Ho sempre corso per passione, non per i soldi o per la fama. Quando questa è venuta a mancare, per me era finita. Non è la fine del mondo, ora magari aprirò un’attività, un’idea che mi accompagnato per anni ma non ho mai avuto il tempo di realizzare.
Un ragazzo semplice, che passa le giornate alzandosi all’alba per andare a pesca, ma che vede tutto come una sfida, fin da quando era piccolo:
Non mi ricordo la prima volta che ho guidato una moto ma guardando le foto (della mia infanzia Ndr) mi viene in mente qualcosa. Ricordo che avevo cinque o sei anni, quando iniziai a diventare ossessionato dalle moto. Non volevo mai scendere dalla sella. Quando vedo altri bambini cominciare più tardi di me rifletto sul fatto che a quell’età io già correvo. Non so se cominciare così presto sia stato giusto ma penso che mi abbia aiutato a sviluppare le mie capacità più in fretta. Ha fatto parte della mia crescita. Costruivo piste in giardino, mi è sempre piaciuto avere un circuito, qualcosa di fisso dove valutare i miei miglioramenti. La mia famiglia è sempre stata coinvolta nelle moto e anche mia sorella, che ha sei anni più di me, correva.
Un carattere forte, nonostante molti confondano la sua ricerca di tranquillità e privacy con la debolezza, forgiatosi da solo e cresciuto senza grandi mentori. Non sappiamo se un giorno cambierà idea o se ci si debba rassegnare all’idea di questo talento cristallino impegnato in un’attività imprenditoriale, ma comunque sia le sue decisioni sono sempre da rispettare:
Mio padre mi ha aiutato con i suoi consigli quando ero agli inizi, ma in generale non c’era bisogno che lo facesse. Ho sempre avuto un buon istinto per capire dove stavo guadagnando o perdendo tempo, le traiettorie ed il livello di aderenza. Non ho avuto mentori. Nessuno ho imparato molto da solo, guardando altri piloti, guardando quelli veloci. Non ho mai avuto un allenatore.
Ora imparato a gestire meglio la perdita della privacy, ma è ancora qualcosa che non mi piace. Addirittura i piloti europei delle categorie minori ricevono molte attenzioni, mentre quando mi presentai nel Motomondiale quasi nessuno si accorse di me. Mi consideravano un perdente, uno che vince qualche gara ma solo con l’aiuto della fortuna.