Casey Stoner, super pole davanti a Lorenzo e Spies. Bene Simoncelli, male Rossi e Dovizioso

Di Massimo Falcioni
Pubblicato il 16 ott 2010
Casey Stoner, super pole davanti a Lorenzo e Spies. Bene Simoncelli, male Rossi e Dovizioso


Non teme niente e nessuno Casey Stoner a Phillip Island: né il vento e le pioggia, né le insidie dello stupendo tracciato australiano, né tanto meno gli avversari.

Il “canguro” piega la sua straordinaria Desmosedici ai suoi voleri: fa letteralmente paura e ammalia, davvero superbo, con il suo passo portentoso, sciabolate ripetute, e una pole (1’30. 107) – terza stagionale – che toglie il respiro e ogni velleità a chi lo insegue. E’, insomma, lo Stoner in versione “vado, l’ammazzo e torno”, quello che, così, non lo ferma nessuno.

Oggi ci ha provato, e ripetutamente, Jorge Lorenzo. Ma anche al fresco campione del mondo è andata “buca” – sei decimi di ritardo – dovendosi accontentare (si fa per dire) del secondo tempo: 1’30.775. Quindi un’altra Yamaha, non quella di Rossi, ma di Ben Spies, che bussa forte e con l’1’31.386 si tiene stretta la prima fila, pur se con oltre un secondo di distacco dalla testa.

E Rossi? Non c’è neppure in seconda fila, aperta da un magnifico Marco Simoncelli (1’31.402) – miglior qualifica stagionale – e dai due volitivi americani Edwards (1’31.415) e Hayden (1’31.530). Valentino è in terza fila (1’31.627) preceduto da De Puniet (1’31.554) e davanti allo spaesato Dovizioso (1’32.018).

Forse il pilota pesarese è stato “tradito” dalla pioggia caduta proprio a tre minuti dalla fine delle prove. Ma coi se e i ma non si fa la storia, e neppure il tempo: pioveva per tutti. Da Valentino ci si aspetta la solita “sorpresa” domenicale: ma, visto quel che qui è successo fin ora, è una eventualità che sa di miracolo.

Melandri nella top ten e Capirossi (caduto)… meglio lasciar stare.

Quasi … eroico il rientrante Pedrosa, 15esimo (1’33.384), a dimostrazione che questo straordinario e affascinante sport tocca … l’autolesionismo, per non dire la stupidità. Perché far correre un pilota nelle attuali condizioni dello spagnolo è giocare con la propria e altrui sicurezza. Vige solo una regola: in pista, sempre e comunque.

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