Valentino Rossi “corre” con le parole a caccia del 10° titolo iridato
Valentino Rossi e in una intervista a Sky Sport 24 parla di se stesso collocandosi nel firmamento mondiale dopo Agostini e Hailwood. Il pesarese ha parlato anche del suo futuro in Yamaha...
Riprende tono Valentino Rossi e in una intervista a Sky Sport 24 parla di se stesso collocandosi nel firmamento mondiale dopo Agostini e Hailwood, certo di essere stato il number one assoluto per 5-6 anni, auspicando di proseguire con Yamaha fino al 2016.
In pista, da almeno tre stagioni, Valentino non brilla ma fuori, con le dichiarazioni, è sempre capace di caratterizzarsi e persino di… sbalordire. Non sono, quelle dell’intervista a Sky, parole di circostanza perché il campione pesarese ha analizzato la realtà proiettandola nell’immediato futuro.
L’elemento più significativo riguarda il futuro: Rossi, contraddicendo se stesso (dopo il divorzio con la Ducati, a Indy annunciò il ritiro dalle corse a fine 2014) ora chiede alla Yamaha di proseguire in MotoGP ben oltre il 2014, fino a tutto 2016. Questo perché si sente adeguato, “a un pelo” dal livello di Lorenzo (giudicato il miglior pilota in campo) e di Marquez (giudicato talentuoso con un grande futuro), quindi competitivo fino a non ritenere impossibile la conquista del decimo titolo iridato.
Nella sua carriera Valentino si è sempre espresso in funzione di una propria strategia ben orchestrata. Insomma, non ha mai parlato a caso, quasi sempre cercando di costruire con le dichiarazioni fuori pista la vittoria in corsa. Certo, i giorni luminosi del condizionamento psicologico sugli avversari sono acqua passata che, come si sa, non macina più. Forse Rossi ha cambiato tattica, non presentandosi più come il “dominatore” che incute timore agli avversari anche solo con le … parole ma dando di sé una versione di pilota che cerca in pista la verifica sul proprio reale livello, certo comunque di poter lottare alla pari di Lorenzo e Marquez.
In cuor suo, Rossi è certo di avere ancora tutte le motivazioni per proseguire ai vertici e vincere anche questa nuova sfida. Ma l’ultima parola spetta alla pista che, almeno negli ultimi tre anni, non gli è più così amica.
Sul fatto di considerarsi il terzo di tutti i tempi dopo Agostini e Hailwood, resta una opinione discutibile. Stando ai numeri (i titoli vinti), davanti al pesarese ci sono oggi Agostini (15 titoli), Nieto (13) e alla pari Hailwood (9), Ubbiali (9) ecc. Stando ai fatti delle corse – comunque ogni epoca fa storia a sé – tutto diventa più opinabile. Prima del 1949, che dire di Tazio Nuvolari? E in seguito dove collochiamo gente dal calibro di Duke, Surtees, Liberati, McIntyre, Hocking, Roberts, Sheene, Spencer ecc?
Il “Dottore”, ripetiamo, ci sa fare con le parole ed è il miglior promoter di se stesso sia per le vicende in pista che per quelle fuori. Inoltre, motociclisticamente parlando, davanti a Rossi ci si deve (sempre) togliere il cappello, rispettando e applaudendo un fuoriclasse sul crinale del mito fra i miti. Il motociclismo tutto deve ringraziare Valentino per quello che in pista e fuori (immagine e comunicazione) ha fatto e fa, un pilota che rifiuta la cornice dorata nell’olimpo degli ex per misurarsi ancora in un motociclismo che evolve con nuovi mezzi e nuovi piloti, una sfida umana prima ancora che tecnica, che va ben oltre la classifica di una gara e di un campionato.
Però se resta valido il detto della nonna: “chi si loda si sbroda” Rossi rischia di superarsi e di superare anche il buon senso. La MotoGP ha bisogno ancora di Valentino Rossi (uno dei più grandi campioni di tutti i tempi cui va riconosciuto anche il merito di aver portato il motociclismo fuori dagli angusti perimetri degli appassionati “puri e duri”), ma non della sua … controfigura.
Dopo i due anni neri con la Ducati la nuova sfida di Rossi con la Yamaha è ammirevole, ma la scommessa per ora non è valsa la candela.